Podemos ha vinto il braccio di ferro nel governo: sì alla «Ley trans»
Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez - Reuters
Non ci sarà bisogno di un certificato medico, né di un attestato psicologico, né di 2 anni di cure ormonali per il cambio di sesso in Spagna. Dopo mesi di acceso dibattito fra movimenti favorevoli e contrari e un duro scontro interno, l’esecutivo Psoe-Unidas Podemos ha dato il via libera al progetto di “Legge per l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per i diritti delle persone Lgtbi” o Ley trans. Consentirà ai maggiori di 16 anni «la libera autodeterminazione di genere» e il cambio di nome con una dichiarazione amministrativa, che dovranno reiterare dopo 3 mesi davanti al registro dell’anagrafe. Sarà possibile con l’assistenza di un genitore o un tutore legale a partire dai 14 anni, e fra i 12 e i 14 anni con un’autorizzazione giudiziaria.
«Maturità e stabilità» sono i criteri di cui si terrà conto per valutare la decisione, che è reversibile, ha assicurato il ministro di Giustizia, Juan Carlos Campos. «Facciamo storia con una legge che da’ passi da gigante nei diritti delle persone transessuali e Lgtbi», ha celebrato la titolare di Uguaglianza e promotrice della normativa, Irene Montero (UP). Ha superato l’opposizione di settori femministi e della vicepremier Carmen Calvo, contraria all’autodeterminazione del sesso, «senz’altro requisito che la mera volontà o il desiderio». Il testo, che andrà ora in Parlamento, vieta le «terapie di conversione», con sanzioni fino a 150mila euro.
Contempla il diritto ad avere figli delle donne lesbiche, che finora dovevano sposarsi per riconoscere entrambe il neonato. E include nel sistema sanitario i trattamenti di fertilità per le persone trans «con capacità di gestazione». La portavoce dei Popolari, Cuca Gamarra. ha annunciato emendamenti alla legge. Mentre l’ultradestra Vox la ricorrerà alla Corte costituzionale.