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Diritti umani: Comece e Acs su violenza sessuale e sfruttamento, "non solo un attacco alle donne ma all'intera comunità a cui appartengono"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

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Nonostante le normative internazionali, le dichiarazioni sui diritti umani, le leggi dei governi a tutela di tutte le minoranze e delle fasce più vulnerabili, “le donne e le bambine continuano ad essere vittime di discriminazioni e violenza in tutte le parti del mondo, in contesti di pace ma anche e soprattutto in situazioni di conflitto e terrorismo”. È stato Eamon Gilmore, rappresentante speciale dell’Unione europea per i diritti umani, ad aprire con queste parole il webinar su “violenza sessuale e sfruttamento delle donne”, con un particolare focus sulle comunità religiose più vulnerabili e di minoranza, che si è svolto questa mattina su iniziativa della Commissione degli episcopati Ue (Comece) e dell’ufficio europeo dell’Aiuto alla Chiesa che soffre. Gilmore ha fatto memoria delle studentesse rapite in Nigeria da Boko Haram nel 2015 e di tutte le centinaia di donne, ragazze e bambine yazidi, che nello stesso anno sono state uccise, rapite e schiavizzate nel Nord dell’Iraq. “La violenza sessuale è spesso usata come un’arma per indebolire il nemico”, ha detto Gilmore, e “lo sfruttamento sessuale è uno dei primi obiettivi dei trafficanti”. Secondo il United Nations Global Report on Trafficking in Persons, il 50% delle vittime del traffico degli esseri umani è per sfruttamento sessuale e ogni 10 vittime di traffico umano globale, 5 sono donne e 2 ragazze. Il Rappresentante Ue per i diritti umani ha puntato il dito sulla responsabilità dei governi e delle istituzioni internazionali perché le normative internazionali e le leggi sui diritti umani siano rispettate sempre e ovunque e perché si combatta contro la “violenza sessuale in tutte le forme e contro tutti”. “Ma c’è una ampia disparità tra le leggi scritte e i fatti che avvengono”, ha aggiunto, “e questo è motivo di grande preoccupazione”. Al webinar ha preso la parola da Damasco (Siria) Maria Rumman che ha parlato di Talitha Kum, la Rete internazionale promossa e sostenuta dall’Unione internazionale superiore generali per lottare a tutti i livelli contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale di donne e bambini. Unanime la considerazione che ad essere particolarmente vittime di forme di violenza e sfruttamento sessuale nel mondo sono soprattutto le comunità di minoranza e a farne le spese sono spesso le comunità cristiane.

image Tabassum Yousaf è un’avvocatessa cattolica pachistana, che difende le ragazze e le donne hindu e cristiane vittime degli abusi. Ha accettato di seguire il caso di Huma Younus, la quattordicenne cristiana rapita a Karachi, convertita con la forza all’islam e costretta a sposare il proprio sequestratore, Abdul Jabbar. Dalla Nigeria invece ha preso la parola fr. Joseph Bature Fidelis, un sacerdote della diocesi di Maiduguri, nel Nord-Est del Paese che da anni, offre consulenza psicologica e clinica alle vittime di  traumi provocati anche dalla violenza sessuale compiuta dai jihadisti. “Sono donne e bambine vittime due volte – ha detto -, vittime perché hanno perso tutto, la casa, la famiglia, i propri cari, sono sfollati. E vittime di abuso”. image“Questo non è solo sfruttamento delle donne, ma un attacco all’intera comunità a cui appartengono”, spiegano Comece e Acs, presentando il webinar. “L’articolo 7 dello Statuto della Corte penale internazionale considera un crimine contro l’umanità, tra gli altri: gravidanza forzata, stupro, schiavitù sessuale e riduzione in schiavitù, inclusa la tratta di esseri umani, nonché qualsiasi altra forma di violenza sessuale di gravità analoga, in particolare se commessa nell’ambito di un attacco diffuso o sistematico diretto contro qualsiasi popolazione civile, ma anche la persecuzione contro qualsiasi gruppo identificabile per motivi religiosi. Questo evento vuole approfondire la realtà che vivono le donne provenienti da comunità religiose vulnerabili e il dramma che subiscono quando sono soggette a tali crimini perché sono donne e anche membri di una comunità religiosa perseguitata”.

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