«Guardando mia madre ho imparato a valorizzare la complessità dell’universo femminile»- Corriere.it
«Le donne sviluppano abilità diverse: vanno apprezzate, studiate e vissute. Ho adorato mia mamma fino alla fine, lei era un mostro di capacità». A dirlo è il sindaco di Milano Beppe Sala a Elisabetta Andreis del Corriere della Sera. I social network? «Su Instagram pubblico post che riguardano anche la mia vita privata: sono sincero e diretto, il coraggio nella vita non mi manca». L’intervista, che potete seguire integrale nel video qui sopra, fa parte di Together, il progetto di “Be | Shaping The Future” con il supporto di Per Milano Onlus, Fondazione di Comunità Milano e il patrocinio del Comune di Milano, ideato per valorizzare il talento femminile e combattere la violenza di genere. Con un bando promosso dalle due associazioni, sono stati finanziati programmi di supporto per famiglie e donne colpite da abusi o violenze. Alcune delle iniziative riguardano anche uomini maltrattanti.
«Ammetto, sono stato mammone»
Quando il primo cittadino di Milano, Beppe Sala, parla di sua madre, ammette di essere stato «il tipico mammone» che l’ha adorata fino all’ultimo dei suoi giorni. Lo dice con una voce ferma, abbassando appena lo sguardo. Da lei ha imparato ad apprezzare la capacità delle donne di fare tante cose nello stesso momento. «L’universo femminile è più complesso di quello maschile in senso positivo – precisa Sala –. È proprio un fatto culturale». Sin da piccole, le donne hanno l’abitudine di avere cura di diversi compiti e lui, lo dice con sincerità, ne è «uno stimatore».
«Più attenzione ai bisogni delle donne»
Eppure «uomini e donne non sono uguali». Devono essere riconosciuti loro gli stessi diritti e devono avere le stesse opportunità ma «non è sbagliato riflettere sulla differenza dei loro bisogni». Così il sindaco di Milano fa un concreto esempio partendo dai servizi offerti dal suo comune. «Alcuni sono più importanti per le donne: se illuminiamo una strada buia evitiamo loro un rischio», segnala. Per questo motivo «gli uomini devono avere la generosità di pensare che nel processo di miglioramento della città devono tener conto di quella che è ancora la parte più debole».
«A Milano c’è rispetto per le persone lgbtq»
Quanto alla comunità Lgbtq, Sala riconosce che a Milano si è allargata perché «qui c’è un certo rispetto». Proprio sul palco del Pride, ha regalato il suo orologio color arcobaleno al deputato Alessandro Zan. Un gesto simbolico per continuare la lotta contro ogni tipo di discriminazione. Per Milano, la rivendicazione dei diritti della comunità Lgbtq «è una battaglia identitaria».
«Io cattolico al gay pride senza conflitti»
Le polemiche con la Chiesa? «Da cattolico e praticante non mi sento in imbarazzo: per me i diritti e la lettura della contemporaneità sono due linee guida». Secondo il primo cittadino: «possiamo scegliere se voler essere tutti uguali oppure lavorare sulle diversità». Questa seconda preferenza «comporta maggiori difficoltà ma può assumere un valore più grande». Esemplifica la sua idea parlando dell’alto numero di senzatetto in California: «più sei accogliente, più arrivano persone che hanno bisogno. È una cura continua». Cura, una parola che ricorre spesso nei dibattiti del sindaco.
«Lavorare di più per avvicinare ragazze alle Stem»
Sull’istruzione, «abbiamo fatto una grande battaglia per promuovere l’idea che le materie Stem (dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematicsndr) siano assolutamente adatte alle donne, non è un fatto di Dna». Rivolgendosi ai più giovani, Sala consiglia di seguire le proprie passioni, ma non nega il bisogno di intraprendere un percorso di studi facendo anche «qualche considerazione sulla probabilità di trovare lavoro».
«Sui social sono sintetico e genuino»
Non si fa problemi ad ammetterlo. Beppe Sala è un uomo che sorride ma anche «un po’ ruvido». Quando riceve delle critiche, le persone credono che lui non stia ascoltando. Ride e si tocca la cravatta. In realtà «sono una spugna, immagazzino e dopo ci penso. In effetti sono un po’ intercinetico». Sui social network, numerosi giovani lo seguono e lo sostengono. Il suo metodo? «Punto uno: posto poco. Punto due: credo di essere sincero e genuino. Punto tre: sono sintetico. E poi alterno le questioni politiche con post che riguardano la mia vita privata». Attraverso questi canali si crea un contatto con coloro che «non si avvicinano automaticamente alla politica».
Nei quartieri più centri per i giovani
Riguardo all’effetto della pandemia su alcune zone della città, ci tiene a sottolineare che «non bisogna più parlare di periferie, ma di quartieri problematici in cui dobbiamo fare di più». Il sindaco misura le parole, le scandisce bene quanto torna a parlare di sé. «Non nascondo di essere un borghese, ma tanta gente del mio ambiente sociale ripete dei concetti senza visitare certi posti». La sfida del futuro è «passare da gestire il bisogno estremo ad aiutare per il riscatto sociale ed economico». Anche il welfare dovrà essere «teso al riscatto sociale altrimenti è una partita persa». In prospettiva, anche gli assessorati potranno essere rivoluzionati, non è escluso, ad esempio, un assessorato ai giovani trasversale rispetto a quelli tradizionali.Analizzando il quartiere di San Siro: «l’edilizia popolare è più deteriorata, i processi di integrazione non sono sufficientemente ben gestiti, mancano i luoghi comuni E soprattutto manca un centro di aggregazione giovanile per gli adolescenti, con educatori esperti, alcuni problemi partono anche da lì», elenca Sala. In un’epoca virtuale, lo schermo diventa così surrogato della realtà e la prima scelta di molti ragazzi costretti a stare in strada.
4 luglio 2021 | 16:53
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