L’attuale governo rispecchia la forza della democrazia israeliana, un'assoluta rarità in Medio Oriente - Israele.net
Di Bassem Eid
Da meno di un mese il popolo d’Israele ha un nuovo governo, più rappresentativo. Il nuovo governo di coalizione è composto da otto partiti che hanno punti di vista così diversi l’uno dall’altro che l’alleanza fra loro è quasi comica. La coalizione si è unita all’insegna della volontà condivisa di spodestare il primo ministro Benjamin Netanyahu e portare un radicale cambiamento nella leadership del paese. Dunque questo governo rappresenta la forza della democrazia israeliana, un’assoluta rarità in Medio Oriente. E riflette la straordinaria varietà della popolazione d’Israele.
Naftali Bennett, il nuovo primo ministro israeliano, è a capo del partito Yamina (letteralmente “verso destra”). In base all’accordo di coalizione, Bennett sarà primo ministro per due anni. Poi verrà sostituito da Yair Lapid, leader del partito centrista e laico Yesh Atid (“C’è futuro”). Prima di entrare in politica nel 2013, Bennett ha fatto fortuna nell’industria high-tech. È il primo premier nella storia d’Israele che indossa costantemente la kippà, identificandosi come ebreo osservante. Presentandosi alla Knesset, ha detto che il suo governo sarà inclusivo e “aprirà un nuovo capitolo nelle relazioni tra lo stato d’Israele e i cittadini arabi del paese: la comunità araba sarà rappresentata nella coalizione da Mansour Abbas e dal suo partito”.
In effetti, Mansour Abbas ricopre un ruolo chiave di viceministro, una carica che non rende conto del suo potere e della sua influenza. E’ un fatto storico. Il partito Ra’am di Mansour Abbas è il primo partito politico esclusivamente arabo e islamico che entra a far parte a pieno titolo, e in modo determinante, di un governo israeliano. Gli arabi costituiscono il 21% della popolazione israeliana. Mansour Abbas è arabo palestinese per lingua e cultura ed è israeliano per cittadinanza. In un messaggio ai suoi sostenitori, ha affermato: “Abbiamo deciso di entrare nel governo per cambiare l’equilibrio delle forze politiche nel paese”. Mansour Abbas ha detto che si adopererà per negoziare importanti aumenti della spesa pubblica a favore delle comunità arabe e migliorare i loro servizi sociali. L’accordo di coalizione tra Mansour Abbas e Bennett prevede lo stanziamento di oltre 16 miliardi di dollari per combattere la violenza criminale che imperversa nella comunità araba e migliorare le infrastrutture nelle città arabe. “Lo affermo chiaramente e in tutta franchezza – ha detto Mansour Abbas – Dal momento in cui la nascita stessa di questo governo si fonda sul nostro sostegno, saremo in grado di influenzarlo e realizzare grandi cose per la nostra società araba”. Di nuovo, una cosa grossa. Mentre in tutto il mondo tanti autoproclamati attivisti filo-palestinesi invocano boicottaggi, sanzioni e la distruzione di Israele, un vero rappresentante eletto dalla comunità araba sceglie di impegnarsi più a fondo nella politica e nella società israeliane a beneficio della sua gente.
A fianco di questo islamista conservatore c’è il nuovo ministro della salute, Nitzan Horowitz, che è gay dichiarato. Il nuovo governo comprende anche un numero record di ministri donne: nove su ventisette. E queste donne sono alla guida di ministeri cruciali come istruzione, interni, trasporti, protezione ambientale, aliyà/integrazione. Lo stesso gruppo di ministri donna è a sua volta incredibilmente vario. La ministra dei trasporti Merav Michaeli è una sostenitrice di lunga data dei diritti LGBTQ, delle donne e dei lavoratori. La ministra per aliyà e integrazione Pnina Tamano-Shata è la prima donna di origine etiope diventata membro di un governo israeliano. L’intero gabinetto rappresenta la diversità del paese e rafforza la posizione di Israele come leader globale dei diritti delle donne e delle minoranze.
Questo nuovo governo così diversificato fa davvero sprofondare nel ridicolo l’assurda etichetta di “apartheid”. Un devoto musulmano aderente a un’ideologia islamista è oggi l’ago della bilancia, investito di un enorme potere negoziale al centro di un parlamento diviso fifty-fifty. Chiunque voglia guardare con un minimo di obiettività, può chiaramente vedere in Israele il bastione della diversità e della democrazia che ha dimostrato ancora una volta di essere. Questo è un paese che dà priorità ai diritti delle donne, della comunità LGBTQ e di tutte le minoranze. Oggi Israele ha un governo che si mostra e si comporta come il paese che rappresenta. E auguri agli antisemiti e agli odiatori d’Israele che cercheranno comunque di far finta che sia il contrario.
(Da: Times of Israel, 24.6.21)
9 Luglio 2021