Che cos'è questa Ley Trans di cui parlano tutti che riconosce l'autodeterminazione dell'identità di genere?
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L'identità di genere di questi tempi sembra essere il tema dei temi. Tutti hanno qualcosa da dire in proposito (spesso senza sapere di cosa si sta parlando), i conservatori la vedono come uno spauracchio e la comunità trans viene presa di mira con leggi transfobiche e tentativi di limitarne i diritti (vedi le difficoltà sul Ddl Zan). L'idea che una persona possa scegliere per se stessa e vedere riconosciuta la propria identità di genere senza mille ostacoli burocratici sembra ancora difficile da accettare e non manca chi la vede come un semplice "capriccio". Questo almeno in Italia, perché altrove - fortunatamente - c'è chi qualche passo avanti cerca di farlo. In Spagna ad esempio potrebbe venire approvata la Ley Trans, una legge che promuove l'autodeterminazione delle persona trans e che sarebbe davvero una svolta notevole. Le polemiche, però, non mancano nemmeno in questo caso.
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La Ley Trans voluta da Unidas Podemos parte da un semplice presupposto: non c'è nulla di patologico nelle persone transessuali. Eppure la maggior parte delle legislazioni continua a basarsi su diagnosi e percorsi di terapia ormonale per riconoscere la possibilità di cambiare i documenti. In Spagna, proprio come in Italia, per ottenere il riconoscimento legale del loro genere le persone trans devono presentare una vera e propria diagnosi di disforia di genere. La nuova proposta di legge, invece, garantirebbe l’autodeterminazione della propria identità senza richiedere certificati che attestino la disforia di genere né la necessità di "modifiche dell’aspetto o delle funzioni del corpo della persona attraverso procedure mediche, chirurgiche o di altra natura". Se la Ley Trans verrà approvata dal Parlamento spagnolo sarà quindi "sufficiente la libera dichiarazione della persona interessata" per richiedere il cambio dei documenti. Questo varrà per le persone maggiori di 16 anni mentre tra i 14 e i 16 servirà l'appoggio di un genitore o di un tutore e per i ragazzi sotto i 14 anni la valutazione di un giudice. Il processo di modifica del nome e del genere si svolgerà dunque in tempi relativamente brevi all’anagrafe, con una prima istanza e una conferma della propria scelta tre mesi più tardi.
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La proposta di legge, inoltre, riconosce le identità non binarie prevedendo la possibilità di non indicare il sesso sui documenti d’identità e introduce l’accesso ai trattamenti per la fecondazione assistita alle "persone trans con capacità di gestazione". Sanziona poi le "terapie di conversione" e vieta gli interventi chirurgici sui bambini intersessuali. Insomma, se la guardiamo dal punto di vista di un Paese come l'Italia che fatica ad approvare un ddl che garantisca alle persone LGBT+ le tutele minime di protezione dalla violenza, la legge spagnola sembra ahinoi pura fantascienza. Si tratterebbe di una norma decisamente all'avanguardia sul piano dei diritti, ma non tutti la vedono positivamente. In Spagna il dibattito è molto acceso e diverse esponenti del cosiddetto femminismo essenzialista (o trans-escludente) si sono opposte duramente alla proposta sostenendo - come riporta il Corriere della Sera - che "essere donna non è una questione di sentimento, ma è una realtà fisica". D'alta parte, come riporta Il Post, altre 200 organizzazioni femministe hanno invece pubblicato un manifesto sostenendo che "La concessione dei diritti non è un gesto contro le donne. Né l’esistenza né i diritti delle donne trans ci mettono in pericolo. La loro presenza non rende i nostri spazi meno sicuri, ma ci rende più forti e libere". Aspettiamo il voto in Parlamento.