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RepIdee, un nuovo welfare dopo la pandemia: "Case della salute e aiuti ai caregiver, ma per le donne serviva vincolo nel Pnrr"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

"Con la pandemia niente è stato uguale a prima e le disuguaglianze, tutte, sono cresciute. Le disuguaglianze generazionali sono aumentate per gli anziani per le condizioni di salute, ma anche per i giovani per quanto riguarda le condizioni socio-economiche, perché è la fascia che ha vissuto l'incremento della povertà assoluta. Per gli anziani invece il reddito da pensione è diventato strumento di protezione, ma hanno vissuto un forte elemento di isolamento". E' lo scenario tracciato dal direttore Istat Linda Laura Sabbadini in un incontro con il vicedirettore Francesco Bei dedicato al welfare a Repubblica delle Idee, assieme all'esperta di politiche sociali Flavia Franzoni e la vicepresidente dell'Emilia-Romagna Elly Schlein. "Il problema però è emerso anche per le disguguaglianze di genere: le donne sono state più colpite da un punto di vista socio-economico. Questo ci suggerisce quanto sia importante ridisegnare un welfare che tenga conto dei bisogni dei soggetti e dei modi in cui le disuguaglianze si esprimono".

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Disuguaglianze e povertà, investire nelle infrastrutture sociali

Sabbadini ricorda che nonostante le enormi risorse messe in campo (dal blocco dei licenziamenti alla cassa integrazione) in Italia 1 milione di persone in più si è ritrovato povero. "Non dobbiamo pensare che la disuguaglianza diventi un destino. Attraverso determinate misure si transiti verso una situazione diversa. Investire sul welfare significa investire sulla qualità della vita delle persone e di una società. Non si può ritenere il welfare un costo. Non si può ritenere l'economia in primis e la società in seconda battuta. Siete antichi, lo dico a chi pensa che le infrastrutture economiche siano superiori a quelle sociali", attacca Sabbadini. "Bisogna porre fine a questa priorità assoluta economicista e antica che ancora vige nel nostro Paese".

Rispondere al bisogno di sanità con case della salute e medicina di prossimità

"Io ho cominciato a lavorare negli anni fondativi del welfare dei diritti, quelli in cui è maturato il servizio sanitario nazionale come misura universalistica, e la legge Basaglia, e il diritto di famiglia e la legge sul divorzio, quella sui consultori famigliari. Oggi - ragiona Flavia Franzoni, esperta di politiche sociali - la sanità e il sociale hanno ancora tanto bisogno di pubblico, come ha dimostrato la pandemia. Questa crisi ci ha insegnato che i cittadini hanno bisogno che la sanità ci sia, e che sia di prossimità, come le case della salute. Là dove ci sono le case della salute sono calati del 16% i ricoveri impropri in ospedale, e fino al 25% dove sono presenti anche i medici di base".

Strumenti nuovi per aiutare i nuovi fragili

In Emilia-Romagna come è cambiata la società durante la pandemia? Lo racconta la vicepresidente della Regione Elly Schlein. "Abbiamo visto un aumento di tutte le disuguaglianze, generazionali, di genere, territoriali. Ci sono molte persone che si sono trovate in difficoltà improvvisa per la prima volta. Abbiamo quindi dovuto adattare velocemente gli strumenti di supporto senza mettere in competizione chi aveva già fragilità. Occorre ascoltare i bisogni della popolazione e dare risposte adeguate a quelle richieste. Abbiamo quindi inventato puntato su strumenti innovativi e flessibili per aiutare nel sostegno al pagamento delle bollette, al prestito d'onore, per aiutare studenti in difficoltà con la didattica a distanza, perché non tutti avevano la possibilità di seguire le lezioni line. La pandemia ci ha fatto fermare all'improvviso davanti a un muro: ci siamo girati e abbiamo visto un'umanità in sofferenza". La Regione ha aumentato i fondi a disposizione per questi interventi passando dai 43 milioni del 2019 ai 55 del 2020.

Il dramma del lavoro di cura non pagato

"La pandemia ci ha insegnato - prosegue Schlein - che non c'è più nessuno che si permette di dire che la sanità va privatizzata: servono invece investimenti più forti sul pubblico. E non basta più quella della rete eccellente degli ospedali: servono case della salute (ne abbiamo 140) e altri tipi di strumenti. Occorre restituire rotondità alle risposte ai bisogni della gente: l'integrazione delle politiche sul territorio sarà fondamentale. Serve un welfare che guarda in faccia sempre più quella persona e trova risposte adatte". "Per quanto riguarda i nidi, abbiamo investito 55 milioni di euro soprattutto per abbattere le rette. Aspettiamo gli investimenti del Pnrr. Questo serve a contrastare sulle disuguaglianze all'origine e contrastare la povertà educativa all'origine. Questi servizi poi sono fondamentali per la conciliazione della vita e del lavoro: investire in questo significa permettere alle donne di lavorare. Noi abbiamo un dramma di un lavoro di cura non pagato; dobbiamo sostenere caregiver, e investire nelle infrastrutture sociali (nidi, servizi per persone anziane e disabili). Il Pnrr farebbe un errore madornale se non investisse sulle infrastrutture sociali".

Pnrr e donne: "Serviva clausola vincolante su uguaglianza di genere"

"Io spero che capiamo a un certo punto che è necessario fare un balzo. Negli anni Settanta abbiamo costruito l'intelaiatura dei diritti sociali. Negli anni successivi non ci siamo fermati, ma alcune leggi non sono state applicate. Io mi aspettavo che all'interno del Pnrr si centrasse questa questione, del carico di lavoro e di cura che grava sulle donne: abbiamo bisogno di redistribuirlo nella coppia, ma anche nella società sul fronte dei servizi", puntualizza Linda Laura Sabbadini. "Mi aspettavo che ci si puntasse anche perché si creerebbero moltissimi posti di lavoro. Mi aspettavo anche che l'Europa mettesse una clausola vincolante anche sull'uguaglianza di genere, visto che l'Italia è in fondo alla classifica in Europa nell'occupazione femminile, specialmente nella fascia 25-34 anni, dove facciamo peggio della Grecia. Siamo di fronte a una resistenza culturale e prodonda: storicamente ci siamo abituati che tanto le donne in un modo o nell'altro risolveranno. Le donne hanno risolto pagando profondamente il prezzo in termini di carriera, e sovraccarico di lavoro. Le infrastrutture sociali non cancelleranno le disuguaglianze di genere, ma sono un nodo fondamentale. E lo dimostra la questione dei nidi, che non è una partita per le donne, ma per i bambini stessi che avranno maggiori possibilità in futuro".

La solidarietà ai lavoratori della Gkn

Tante le questioni dunque, e tante le necessità da affrontare, in un momento di grande incertezza nel mondo del lavoro. "Chiudo questo dibattito sul welfare con un saluto ai 422 operai mandati a casa dalla Gkn in Toscana con una mail - dice Bei - un comportamento brutale e disumano. Dalla crisi si esce tutti insieme, mandiamo il nostro abbraccio a questi lavoratori".

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