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America-Cina del Venerdì 16 luglio 2021

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

America-Cina Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera
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Venerdì 16 luglio 2021

Il giorno dopo il diluvio
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image di michele farina

La Germania ambientalista dopo il diluvio, l’Italia (quasi) sorpassata dalla Cina nella conta dei tesori Unesco, gli Stati Uniti che (forse) aprono le frontiere agli europei, l’Africa sotto la terza ondata di pandemia, un premio Pulitzer ucciso in Afghanistan, i generali birmani che rubano l’ossigeno ai malati di Covid, lo smartphone sovranista di Trump (che in realtà è una furbata made in China), l’Arabia Saudita contro l’Etiopia, politica e lattuga in Libano, il riccone che dopo aver vinto all’asta un biglietto da 28 milioni di dollari ci ha ripensato: no, non accompagnerà Jeff Bezos nel suo primo giro nello spazio, perché «ha un impegno». Al suo posto, un liceale diciottenne olandese, che però non è stato selezionato per la sua pagella: è figlio di un altro miliardario. Insomma, anche nella newsletter di oggi si ride e si piange. Come sempre.

Buona lettura.

La newsletter AmericaCina è uno dei tre appuntamenti de «Il Punto» del Corriere della Sera. Potete registrarvi qui e scriverci all’indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

1. Germania, le vittime e le elezioni
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di paolo valentino, corrispondente da berlino

Mentre sale a 100 il numero delle vittime nelle disastrose inondazioni che hanno colpito il Nord Reno-Vestfalia e la Renania-Palatinato, il tema dei cambiamenti climatici irrompe di nuovo al centro della campagna elettorale tedesca. La difesa del clima sale al primo posto delle preoccupazioni delle persone. È rischia di avere effetti imprevedibili per tutte le forze politiche. Il legame tra il riscaldamento del pianeta e la maggior frequenza di eventi meteorologici estremi e catastrofici è ormai palese.

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  • Il servizio meteorologico tedesco aveva messo in guardia dai rischi, dopo tre anni di quasi siccità. Ma quanto è successo è il disastro del secolo: in molte aree è caduta in 24 ore la stessa quantità di pioggia che normalmente di distribuisce nell’arco di quasi tre mesi. Da qui al 26 settembre, giorno del voto, in Germania non si parlerà probabilmente d’altro (anche escludendo che si verifichino altre sciagure) e questo mette sotto pressione tutte le forze politiche, nessuna esclusa.
  • Chi rischia di più è naturalmente la Cdu, in testa a tutti i sondaggi, ma che è il partito più cauto nel raggiungimento degli obiettivi climatici indicati dell’Europa, quello più attento alle esigenze dell’economia e dell’industria. Lo si è visto già ieri, quando il candidato cristiano-democratico alla cancelleria, Armin Laschet, che è anche il premier di uno dei due Land colpiti, il Nord Reno-Vestfalia, si è trovato sulla difensiva in alcune interviste televisive. «La priorità adesso è soccorrere le persone, ma non si cambia la politica per un giorno come questo», ha detto a chi gli chiedeva quali conseguenze avrebbe avuto la catastrofe sulla campagna elettorale: la Cdu considera troppo ambizioso e penalizzante per l’economia l’obiettivo indicato dalla Commissione europea di ridurre le emissioni di CO2 del 55% rispetto al 1990 entro il 2030 e del 100% entro il 2050. In realtà l’attuale governo di Angela Merkel si è impegnato a fare anche di più, dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca che ha equiparato la difesa del clima a un diritto fondamentale delle persone. Ma Laschet finora ha tenuto una linea attenta a non danneggiare tropo gli interessi delle aziende, soprattutto quelle automobilistiche.
  • La nuova priorità assunta dal clima dopo la catastrofe renana potrebbe invece rilanciare i Verdi, partiti molto bene e poi rimasti indietro a causa delle gaffe e degli errori della loro candidata alla cancelleria, Annalena Baerbock. Il nuovo focus sui cambiamenti climatici consentirà ai Grünen di parlare di nuovo di contenuti e convincere gli elettori che sono proprio loro a proporre il programma più coraggioso ed efficace.
2. Se la Cina supera l’Italia nella lista dei patrimoni Unesco
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di guido santevecchi, corrispondente da pechino

Si riunisce domani a Fuzhou in Cina il Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per Educazione, Scienza e Cultura). E sfruttando il fattore campo, i cinesi sono sicuri di superare l’Italia nella classifica dei siti definiti «patrimonio mondiale».

imageIl museo marittimo di Quanzhou

  • Al momento Italia e Cina sono appaiate in testa, a quota 55. Seguono Spagna a 48, Germania a 46 e Francia con 45. Il sorpasso, scrive la stampa cinese, sarà dovuto all’antica città costiera di Quanzhou, nella provincia orientale del Fujian, che si è data molto da fare per ottenere il riconoscimento da parte del comitato Unesco composto da 21 membri.
  • Nel mondo ci sono 1.121 siti nella catalogati di «valore universale»; nella sessione di quest’anno saranno esaminate le richieste di 45 ingressi nella lista del «World Heritage» e 258 in quella dei luoghi da proteggere. La pratica è lunga, spiegano gli esperti: servono un paio di anni di presentazioni e valutazione dei documenti e poi molta opera di lobby. E nell’arte del lobbismo per i propri interessi la Cina è maestra. Negli incontri politico-diplomatici tra Italia e Cina, è immancabile un riferimento ai due Paesi come «le superpotenze storico-culturali del pianeta». Dice Zhang Yiwu, professore dell’Università di Pechino: «La Cina è il Paese più attivo nella richiesta di riconoscimenti da parte dell’Unesco nel campo naturale e culturale». Commenta la stampa cinese: serve anche questo a creare un ambiente di fiducia e orgoglio nazionale.
3. L’America riapre agli europei? Biden ci pensa
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di giuseppe sarcina, corrispondente da washington

Dalla conferenza stampa congiunta di Joe Biden e Angela Merkel sono arrivate alcune promesse per Cuba e un segnale per gli europei atteso ormai da mesi.

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  • Il presidente americano ha annunciato che i tecnici americani cercheranno di ripristinare la rete Internet, tagliata dal «fallimentare regime cubano», assediato dalle proteste. Il numero uno della Casa Bianca vuole anche inviare i vaccini nell’Isola, a patto che «ci sia un’organizzazione internazionale in grado di gestirli». Il problema è che, per ora, questa organizzazione non c’è. Il governo dell’Avana non aderisce al consorzio Covax, l’alleanza mondiale per distribuire dosi ai Paesi più in difficoltà.
  • C’è una notizia interessante anche per l’Unione europea. «ra qualche giorno» Biden sentirà «il team di virologi» e deciderà se riaprire le frontiere agli europei vaccinati. E’ una delle richieste avanzate ieri da Angela Merkel, nel corso di un summit che ha certificato il cambio di metodo (e non solo di toni) nelle relazioni tra Stati Uniti e Germania. I due leader hanno fissato un principio: valorizziamo le cose su cui siamo d’accordo (e sono tante) senza allentare la cooperazione perché non concordiamo su tutto. Esattamente il contrario rispetto a quanto accadeva nella stagione trumpiana.
  • Nel concreto: i governi di Usa e Germania lavoreranno insieme su distribuzione mondiale dei vaccini, «global minimum tax», rifondazione dei rapporti commerciali transatlantici. Oltre che sui dossier più delicati, come il nucleare iraniano e il ritiro dall’Afghanistan. Rimangono sostanziose differenze su Russia e Cina. Tuttavia nel vertice c’è stata qualche concessione, da una parte e dall’altra.
  • Biden resta contrario al progetto North Stream 2, il gasdotto, ormai completato, che collegherà direttamente Russia e Germania. Il presidente americano ha capito che non riuscirà a bloccare l’operazione. Ha chiesto, però, garanzie politiche: la fornitura in esclusiva di gas russo non dovrà ammorbidire la linea politica di Berlino verso Mosca. Nella conferenza stampa congiunta Merkel ha garantito che «non farà sconti» al Cremlino, che siano in gioco la cyber sicurezza o l’integrità territoriale dell’Ucraina. La Cancelliera ha poi ripreso una risposta di Biden sulla Cina: «Condividiamo l’idea che in molte aree siamo in competizione con Pechino. Inoltre dobbiamo lavorare «perché la Cina rispetti le regole del commercio internazionale».
4. Ha pagato 28 milioni per un biglietto nello spazio con Bezos (ma non ci va, ha un impegno)
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Tutto pronto per la prima missione suborbitale con uomini a bordo della società spaziale di Jeff Bezos. Il missile New Shepard è pronto sulla rampa di lancio del West Texas Suborbital Launch Site, la base che il fondatore di Amazon ha costruito nel suo Corn Ranch, in Texas. La capsula Blue Origin è pronta ad accogliere l’equipaggio di questa prima missione: lancio il 20 luglio. L’unica cosa che ha ballato fino all’ultimo, a 4 giorni dal decollo, è proprio la composizione dell’equipaggio: oltre a Jeff Bezos e al fratello Mark, qualche giorno fa è stato annunciato che a bordo ci sarà anche l’aviatrice 82enne Wally Funk. Il nome del quarto viaggiatore, il miliardario che ha speso 28 milioni di dollari per assicurarsi in un’asta l’unico posto a pagamento di questa missione inaugurale, non è stato, invece, mai rivelato. E ora un criptico comunicato della Blue Origin rende noto che il misterioso personaggio ha rinunciato per «impegni concomitanti». Aveva dimenticato che aveva un appuntamento dal dentista?

  • Ogni illazione è lecita (non dovrebbe aver dimenticato un matrimonio o una cresima, visto che Blue Origin vola di martedì). L’unica certezza è che il suo posto verrà preso da Oliver Daemen, un ragazzo di 18 anni, figlio di Joes Daemen, miliardario degli hedge fund con la sua Somerset Capital Partners che paga il costoso biglietto per un viaggio suborbitale: una missione di un’ora o poco più, simile a quella dei giorni scorsi della Virgin Galactic di Richard Branson (anche se lì il razzo è stato portato in quota da un aereo-madre).
  • Oliver ha appena preso la maturità liceale dopo aver studiato privatamente e sta per conseguire anche il brevetto di pilotaggio. A settembre inizierà il corsi di laurea in fisica presso l’università di Utrecht, in Olanda. Una volta laureato probabilmente non faticherà a trovare lavoro, ma un’esperienza da astronauta valorizza il curriculum. Non pensa, invece alla carriera ma corona un sogni lungo 70 anni Wally, l’aviatrice che all’alba dell’era spaziale fu selezionata, con altre sette donne, per partecipare all’addestramento degli astronauti che avrebbero dovuto volare sulle prime capsule spaziali americane, le Mercury. Poi, però, la Nasa decise di usare solo uomini e la Funk tornò a pilotare aerei: ha volato per oltre 12 mila ore e ha addestrato centinaia di piloti, ma ha sempre sognato di andare oltre l’atmosfera terrestre. Martedì quel sogno diventerà realtà. In un volo che farà notizia anche perché a bordo dell’astronave Blue Origin, oltre all’uomo più ricco del mondo, ci saranno l’astronauta più giovane e il più vecchio tra quelli che fin qui sono andati nello spazio.

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5. Diga sul Nilo, i sauditi contro l’Etiopia (sempre più isolata)
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In tanti si affannano per risolvere la crisi che oppone la coppia Egitto-Sudan all’Etiopia per l’ormai famosa diga sul Nilo. Dal Cairo è susseguirsi di moniti, linee rosse da non valicare da parte degli etiopi, ma anche appelli al compromesso. Gli egiziani insistono sulla carta diplomatica perché hanno investito molto nel raccogliere un supporto internazionale mentre Addis Abeba insiste sulla soluzione locale, contraria a interventi esterni e difende il suo diritto di continuare a riempire il bacino artificiale. Interessante a questo proposito l’Arabia Saudita.

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  • Riad si è schierata in favore degli egiziani, mossa legata ai rapporti stretti tra i due regimi e alla solidarietà araba. Una posizione che ha provocato proteste da parte del governo africano. Non tutti sono convinti che la frattura sia profonda e forse esistono margini per recuperare. Anche perché i sauditi non avrebbero ancora usato tutti i mezzi a disposizione per premere sull’Etiopia. Al tempo stesso è evidente che, al momento, Addis Abeba si trova isolata e con pochi amici in un contrasto che rischia di diventare cronico. Se poi aggiungiamo il conflitto nel Tigray — con un sconfitta pesante — e i problemi interni è altrettanto chiaro che per il governo etiope non è un momento facile.
6. Insalata amara (alla libanese): politica e lattuga
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di DAVIDE FRATTINI, corrispondente da gerusalemme

Vista dal cielo, di notte, la notte libanese è più scura di quella nella provincia di Idlib pur sprofondata nel buco nero della guerra civile siriana. L’elettricità va e qualche volta viene, la lira ha perso il 90 per cento del suo valore contro il dollaro: per calcolare quanti libanesi stiano rotolando verso la povertà – tra corruzione dei potenti, incapacità di governare e la crisi causata dalla pandemia – l’American University di Beirut usa quello che chiama l’indice Fattoush: gli ingredienti dell’insalata più semplice e che fino a un anno fa non era un problema portare in tavola. Il costo di lattuga, pomodori, prezzemolo, cetrioli, ravanelli e pane messi insieme è cresciuto del 210 per cento.

imageSaad Hariri

  • Saad Hariri ha rimesso il mandato al presidente Michel Aoun e ha ammesso – dopo nove mesi – di non poter formare il nuovo governo. Non è solo colpa sua: Aoun e il genero Gebran Bassil si sono messi di traverso come per strada i cassonetti incendiati dai libanesi esasperati. Ognuno risponde agli sponsor politici e finanziari dall’altra parte dei confini: Hariri è legato ai sauditi, il clan Aoun agli iraniani. Così il Libano resta campo di confronto (dopo i 15 anni di guerra civile finiti nel 1990) tra le potenze regionali. Israele è preoccupato che un collasso totale dello Stato possa spingere Hezbollah ad allargare l’influenza anche con un conflitto aperto: l’organizzazione sciita filo-iraniana ha accumulato 140 mila missili, sotto bersaglio sarebbero tutte le città israeliane, lo scontro diventerebbe totale ancor più che durante i 34 giorni tra luglio e agosto del 2006. Da allora il fronte nord è rimasto tranquillo, per quanto sia possibile da queste parti.
7. Afghanistan, ucciso reporter premio Pulitzer

Hanno ucciso in Afghanistan il giornalista fotoreporter Danish Siddiqui, indiano, quarantenne. L’hanno ucciso a Kandahar, mentre faceva il suo lavoro in guerra, seguendo le truppe afghane che cercano di riprendere ai talebani il valico di Spin Boldak, passaggio cruciale verso il Pakistan. Siddiqui veniva da Mumbai, aveva due lauree (in economia e in scienze della comunicazione) e aveva vinto due Pulitzer. Aveva cominciato a fotografare per l’agenzia Reuters nel 2010. Morto «durante gli scontri», si legge nei dispacci di agenzia (lui stesso aveva lanciato un appello via telefono dichiarando di essere stato ferito da una scheggia). Morto a Kandahar, la culla dei talebani nel Sud del Paese, nella zona dove cominciò l’attacco americano dopo l’11 settembre 2001. Vent’anni dopo, la guerra va avanti, anzi divampa: muoiono i civili e muoiono anche i reporter che raccontano un conflitto che sembra tornato al capolinea. Pensavamo di pubblicare qui la foto di Danish. Ma forse gli sarebbe piaciuta di più questa, con cui ha vinto un «Oscar della fotografia» nel 2018. Il ritratto di una donna Rohingya inginocchiata: ha appena toccato terra in Bangladesh, dopo il viaggio su un barcone di disperati in fuga dai generali birmani. Grazie Danish, che sia lieve la tua riva.

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8. Afghanistan, lettera per le studentesse
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Una lettera al presidente Joe Biden per chiedere una missione di pace della Nazioni Unite «per garantire che il costo del ritiro militare degli Stati Uniti dall’Afghanistan non sia pagato con la vita delle studentesse». A firmarla, 140 leader della società civile e religiosa di Stati Uniti, Afghanistan e altri Paesi. Uno dei temi chiave del ritiro delle forze straniere è il rischio che i diritti delle afghane, faticosamente — e solo in piccola parte — ottenuti in questi anni, non vegano messi a repentaglio dal ritorno dei talebani al potere politico, dopo le conquiste militari.

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  • Se durante le trattative a Doha i talebani hanno promesso di rispettare il diritto delle bambine all’istruzione («secondo i precetti della legge islamica») e di permettere alle giovani di «scegliersi i loro mariti», è chiaro a molti (non a tutti) come un governo che veda i fondamentalisti al potere non possa certo portare miglioramenti nella vita delle donne. Anzi. Donne che, per altro, già si trovano a vivere in uno dei Paesi che meno al mondo garantisce i loro diritti. Nella lettera si chiede agli Stati Uniti di aumentare gli aiuti umanitari e di sostegno sviluppo all’Afghanistan «come importante strategia di sicurezza» per rafforzare le donne, le ragazze e le minoranze religiose tra cui gli hazara, colpiti dall’attentato dell’8 giugno a Kabul che ha visto massacrate un centinaio di studentesse.
  • Difficile che questa lettera abbia un seguito e che le Nazioni Unite mandino truppe. Certo sarebbe la prima volta che una missione di pace verrebbe investita del compito di salvaguardare i diritti delle donne. E sarebbe un primo passo per far rispettare principi che per lo più rimangono lettera morta. Più facile prevedere che le donne afghane verranno lasciate da sole. Vittime della «pace», così come sono state vittime della guerra.
9. Xiaoran, uccisa nel Far West cinese della chirurgia estetica

(di Guido Santevecchi) Alla fine ce l’ha fatta. È diventata famosa in tutta la Cina. Morendo. Xiaoran, a 33 anni era solo una piccola influencer da 130 mila followers, quasi niente in un Paese dai grandi numeri, dove il successo si valuta in decine di milioni di seguaci. Improvvisamente, un hashtag col suo nome è balzato in testa alla classifica di Weibo con 600 milioni di visioni, la sua storia è stata raccontata nelle pagine di «Società e cultura» della stampa nazionale. Ma hashtag e titoli dicono: «Xiaoran uccisa dalla chirurgia estetica».

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  • Un caso di malasanità emblematico nella Nuova Cina consumista ed edonista dove il giro d’affari dei ritocchi di bellezza con il bisturi vale circa 40 miliardi di dollari all’anno ed è infestato da circa 60 mila cliniche «specializzate» ma senza licenza, responsabili di 40 mila «incidenti medici» ogni anno. Ci sono 110 di questi errori al giorno, scrive il Global Times, quotidiano del Partito comunista.
  • Xiaoran era snella e carina, ma insoddisfatta del suo aspetto. Voleva diventare «gengmei», più bella. Il 2 maggio entrò in una clinica di Hangzhou dove le era stata consigliata una tripla operazione: liposuzione dei fianchi e dell’addome e ingrandimento del seno. In contemporanea. Cinque ore nelle mani del chirurgo. Il 4 maggio la ragazza si sentiva ancora male e faceva fatica a respirare. «Normale decorso post operatorio», le dissero in clinica. Ma la situazione precipitò, alla fine la mandarono in ospedale dove fu riscontrata un’infezione a diversi organi interni. Sono seguiti due mesi di terapia intensiva, interventi, trasfusioni. Xiaoran è morta martedì scorso. Ora la piccola influencer è diventata una celebrità nazionale e la stampa osserva che solo il 14 per cento degli operatori di chirurgia plastica in Cina hanno la licenza, 100 mila sono illegali (qui l’articolo di Irene Soave nella newsletter di martedì: il sorpasso della Cina sugli Stati Uniti per numero di interventi di chirurgia estetica).
10. Birmania, i generali rubano l’ossigeno ai cittadini
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L’ultimo atto di un governo militare privo di legittimità e, soprattutto, di umanità? Togliere, letteralmente, alla popolazione l’aria da respirare. In Myanmar, l’ex Birmania, dal 1° febbraio scorso nelle mani (armate) del generale Min Aung Hlaing, è stato vietato il rifornimento di ossigeno alle cliniche private e, al contempo, i distributori di un elemento fondamentale per assicurare la sopravvivenza dei malati di Covid-19 (la variante Delta sta facendo strage nel Paese) hanno ricevuto l’ordine di ignorare le richieste dei cittadini, pena l’immediato arresto. Intanto, segnala il New York Times, i soldati stanno accumulando scorte su scorte di ossigeno sequestrandolo a chi «detiene illegalmente» bombole del vitale gas che rimane così facilmente accessibile soltanto ai militari, alle loro famiglie e ai pochi civili che li sostengono.

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  • Mai si era vista, nella storia della Birmania, una tale spaccatura tra la casta degli uomini con le stellette e il resto della popolazione. Al di là del feroce ritorno al potere dei generali — scenario abituale — la pandemia ha messo a nudo una realtà da brividi: chi porta la divisa è parte di una oligarchia con tutti i diritti possibili; mentre la maggioranza dei sudditi, con la loro aperta ribellione, sono lasciati al loro destino. Questo perché i medici, come quasi tutti i dipendenti pubblici, per protestare contro il golpe, hanno smesso di presentarsi al lavoro negli ospedali pubblici.
  • Per continuare la loro opera di assistenza ai cittadini, si sono messi a disposizione delle cliniche private e di veri e propri «ospedali clandestini». Per questo la reazione dei militari è stata spietata: con la scusa di combattere il «mercato nero» dell’ossigeno, hanno di fatto rastrellato tutte le forniture, lasciando milioni di cittadini senza respiro. In Birmania la variante Delta si sta diffondendo senza ostacoli. Il tasso di positività, e si tratta di dati parziali, avrebbe toccato il 34% (in Italia è di poco superiore all’un per cento). I morti sono ancora migliaia ogni giorno e, in questa situazione drammatica, con il sistema sanitario al collasso, i soldati hanno ricevuto l’ordine di sparare sui cittadini in coda davanti a una fabbrica di ossigeno: è successo a Yangon (Rangoon) e ancora non si sa quante vittime ci sono state.
11. La prima donna sui motoscafi dei Navi Seals

(di Guido Olimpio) Annuncio della Marina americana. Per la prima volta una donna si è «diplomata» al corso Special Warfare Combatant-craft: sarà alla guida di motoscafi e battelli veloci usati delle forze speciali, in particolare i Navy Seals. Con lei altri 17 militari che hanno seguito un training specifico di 37 settimane su uso di armi, sistemi di navigazione e tattiche operative legate all’infiltrazione in acque ostili. Molto dura la fase conosciuta come «The Tour», con un percorso a nuoto di 5 miglia e prove fisiche impegnative. La sua identità non è stata rivelata.

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12. Notizie dal pianeta Covid

La variante Delta è stata «avvistata» in 21 dei 54 Paesi africani. Nell’ultimo mese si registrano almeno un milione di contagi (un record per il continente dove si fanno pochissimi test). «La terza ondata in corso è la più distruttiva», commenta Matshidiso Moeti, responsabile dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Africa, dove soltanto l’1% degli abitanti (che sono in totale un miliardo e 400 milioni) risultano pienamente vaccinati. In Congo, per esempio, su 90 milioni di abitanti solo il 2,2% ha ricevuto almeno una dose.

imageIn Sudafrica

  • Da domani nella contea di Los Angeles torna obbligatorio l’uso della mascherina nei luoghi chiusi (mille nuovi casi al giorno, +27% i ricoveri rispetto a due settimane fa). Il via libera in California è durato un mese. In aumento i casi da variante Delta, responsabile della metà dei contagi in tutti gli Stati Uniti.
  • Oggi la Russia registra 799 morti per Covid nelle ultime 24 ore, la giornata più nera (e la quarta di fila in cui il bilancio cresce come mai era accaduto).
  • Giappone, casi in aumento: i numeri restano contenuti (dall’inizio della pandemia il Paese con 125 milioni di abitanti ha registrato 831.621 casi e 14.965 decessi). A una settimana dal via delle Olimpiadi, i nuovi contagi a Tokyo sono stati 1.308, il massimo da gennaio. La campagna di vaccinazioni in Giappone va però a rilento, e solo il 20% della popolazione risulta già completamente vaccinata.
  • La Cina ieri ha somministrato 11,7 milioni di vaccini (per un totale di quasi un miliardo e mezzo di dosi).
13. Francia: insulti ai cassieri, il pass sanitario sarà una lotta
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di stefano montefiori, corrispondente da parigi

Anche gli addetti alla cassa nei supermercati, come medici, infermieri, fattorini o tassisti e conducenti di Uber, sono stati gli eroi dell’inizio della pandemia, portati spesso a esempio per dedizione e coraggio: non si sono mai fermati, e hanno consentito alla società francese di andare avanti nonostante il lockdown. Adesso, un anno e mezzo dopo, quello stato di grazia sembra scomparso e cassiere e cassieri vengono spesso maltrattati dai clienti, secondo quanto denuncia il quotidiano Ouest-France (il più diffuso in Francia sommando tutte le edizioni locali) che ha condotto un reportage nella regione di Rennes.

imageLo scorso inverno in Francia

  • «La riconoscenza dei clienti è durata per qualche settimana — racconta Steeven, cassiere in un supermercato di Rennes, in Bretagna —. Poi i clienti sono diventati sempre più impazienti, non dicono neanche più buongiorno». «Sono tornati più irrispettosi di prima — aggiunge la collega Océane — E quando chiediamo loro di rispettare l’obbligo di usare il gel o della mascherina, ci facciamo insultare». I maltrattamenti verso gli addetti alle casse nei supermercati non lasciano ben sperare quanto all’introduzione del pass sanitario: a partire dei primi giorni di agosto, secondo quanto annunciato dal presidente Macron, sarà necessario esibire il pass sanitario (due dosi di vaccino o test PCR) anche per entrare in un bar o un ristorante o prendere un caffè all’aperto, e i camerieri e gestori dei locali saranno chiamati a controllare i clienti e a fare rispettare l’obbligo. E si teme che i francesi anti-vaccino — una minoranza, ma molto insofferente — scaricheranno su di loro la rabbia contro quella che loro definiscono «la dittatura sanitaria».
14. La beffa del Maga Phone pro-Trump

(di Alessio Lana) Si presenta come lo smartphone sovranista iper-americano. In realtà il Freedom Phone è solo un telefono cinese venduto a caro prezzo. Diverse figure della destra trumpiana, dall’ex consigliere Roger Stone all’organizzatrice delle proteste del 6 gennaio Ali Alexander, stanno pubblicizzando questo smartphone che dovrebbe garantire il ritorno sulla scena dell’ultradestra Usa. Ribattezzato anche Maga Phone, con le app preferite dai seguaci di Donald Trump. Dai social Parler e MeWe al clone di YouTube, Rumble, passando per i magazine One America News e Newsmax.

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  • Facendo una semplice ricerca online è emerso che il telefono in realtà è un Umidigi A9 Pro, un telefono prodotto a Shenzen in Cina. Anche il prezzo fa discutere. Il Freedom Phone è offerto a 499,99 dollari, mentre l’originale ne costa 120. Più del quadruplo per avere delle app pre-caricate che tutti possono scaricare gratuitamente dallo store di Android.
  • Ascoltato in merito, il «produttore» Erik Finnman, uno dei teenager più influenti secondo Time nel 2014, non ha saputo dare informazioni circa il sovrapprezzo. Ha parlato genericamente di caratteristiche hardware migliorate e maggior memoria ma non ha mai rivelato le specifiche precise. E anche se lo facesse sarebbe comunque troppo poco per quei 380 dollari in più.
  • (di Guido Santevecchi) Si è aperto in Cina il processo a Sun Dawu, 67 anni, il miliardario utopista che ha costruito un villaggio modello per i suoi 9 mila dipendenti e le loro famiglie. «Bisogna ridistribuire uniformemente la ricchezza prodotta» ha fatto scrivere davanti all’ingresso della sua azienda agricola. Ma è entrato in rotta di collisione con il Partito comunista per aver appoggiato alcuni dissidenti. Rischia 25 anni di carcere. Abbiamo raccontato il suo caso su AmericaCina del 18 maggio.

Grazie. A lunedì. Cuntrastamu.

Michele Farina

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