Donne e lavoro: gli ostacoli, il divario con gli uomini, le discriminazioni. Intervista alla Consigliera di Parità Domenica Lomazzo
Nel corso dell’approfondimento riguardante la violenza sulle donne a cura della redazione di Ondanews, al fine di entrare nel problema, analizzarlo e cercare di trovare delle vie di uscita, abbiamo riscontrato che una delle maggiori difficoltà che attanaglia le donne è sicuramente il lavoro. Quali sono le criticità, come si possono superare e che prospettive ci sono per il futuro? E ancora, c’è divario tra occupazione maschile e femminile e quali sono i settori in cui si devono abbattere gli stereotipi di genere? Abbiamo affrontato questi e altri argomenti con la dott.ssa Domenica Marianna Lomazzo, Consigliera di Parità della Regione Campania.
- Di cosa si occupa la Consigliera regionale di Parità della Campania?
“Le Consigliere di Parità Regionali sono figure istituzionali istituite con la legge 125/1991 e nominate dal Ministro del Lavoro con Decreto, su designazione degli Enti Territoriali, a seguito di procedura di una valutazione comparativa. Le Consigliere di Parità, ai sensi dell’art.15 del D. lgs. 198/2006 vigente, intraprendono ogni utile iniziativa, nell’ambito delle competenze dello Stato, ai fini del rispetto del principio di non discriminazione e della promozione e del controllo delle pari opportunità per lavoratori e lavoratrici.
Organo di garanzia, vigilanza e controllo sul rispetto della legislazione in materia di parità, nell’esercizio delle funzioni sono pubblici ufficiali e promuovono azioni positive a favore dell’inserimento e della permanenza delle donne nel mondo del lavoro, rilevano le situazioni di squilibrio di genere nel mercato del lavoro, promuovono la coerenza della programmazione delle politiche di sviluppo territoriale rispetto agli indirizzi dell’Unione Europea e di quelli nazionali e regionali in materia di pari opportunità, svolgono attività di informazione/formazione sui problemi relativi alle pari opportunità e sulle varie forme di discriminazione. Sono di aiuto, quindi, alle lavoratrici e ai lavoratori che lamentano situazioni di discriminazione collettiva nell’accesso al lavoro, nei corsi di formazione, nello sviluppo della carriera, nel livello di retribuzione, ma anche molestie sessuali e mobbing di genere subiti sui luoghi di lavoro.
Sono anche di aiuto alle Amministrazioni Pubbliche e alle aziende che operano nei settori privati della produzione e che intendono realizzare percorsi di pari opportunità tra uomini e donne e/o valorizzare le competenze delle donne. Nel corso degli anni, altre disposizioni normative hanno attribuito ulteriori funzioni alle Consigliere regionali di Parità come per esempio controllare che sia garantita la pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso al lavoro e nella retribuzione, con le Pubbliche Amministrazioni che sono tenute a riservare alle donne almeno 1/3 dei posti di componente delle commissioni di concorso e che l’atto di nomina della commissione venga inviato alla Consigliera di Parità regionale entro tre giorni dall’emanazione, al fine di verificarne la correttezza”.
- Assieme al suo Ufficio ha elaborato un’indagine conoscitiva dal titolo “Le Donne nelle Libere Professioni”. Qual è il dato principale che è emerso in Campania?
“L’indagine presso gli Ordini degli Architetti/e, Avvocati/e, dottori/esse Commercialisti/e e Ingegneri/e della Campania è stata realizzata per verificare sia gli effetti della crisi sulla permanenza delle libere professioniste nel circuito produttivo, sia il processo di femminilizzazione in professioni una volta appannaggio quasi esclusivamente degli uomini. Si è indagato sui dati riguardanti gli iscritti e le iscritte alla data del 31/12/2020 con particolare riferimento ai dati disaggregati per genere relativi alle cancellazioni ed alle iscrizioni avvenute nel corso del 2020.
Dall’analisi dei dati fatti pervenire dagli Ordini professionali, la cuiindagine completa può essere consultata sul sito istituzionale della Regione Campania, emerge una fotografia che mostra ancora un preponderante dominio maschile in professioni storicamente appannaggio degli uomini, come quella degli/lle ingegneri/e (le donne sono appena il 12% del totale) e quella dei/lle dottori/esse commercialisti/e (il 27% del totale), mentre si registra un considerevole ed inarrestabile processo di femminilizzazione nelle professioni degli/lle avvocati/e (il 46% del totale) e degli/lle architetti/e (il 42% del totale). E’, comunque, evidente che risulta necessario porre in essere azioni concrete per il superamento degli stereotipi di genere che influenzano ancora negativamente i percorsi formativi ed alimentano fenomeni discriminatori nell’accesso al mercato del lavoro e nelle progressioni di carriera. Dobbiamo abbattere quel misto di barriere sociali, psicologiche ed economiche che tengono lontane tante donne dai percorsi scolastici e lavorativi nelle discipline scientifiche, tecnologiche, matematiche ed ingegneristiche. I campi STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) rappresentano i lavori del futuro e quelli che garantiranno maggiori possibilità di carriera e di ritorno economico. Sicché risulta inderogabile sia promuovere la presenza delle donne nell’esercizio delle libere professioni dove, anche se presenti in maniera consistente, esse non riescono ad avere gli stessi ritorni economici dei loro colleghi maschi, sia prevedere, per esempio, che negli incarichi affidati dalle pubbliche amministrazioni a professionisti/e esterni/e venga garantita un’equa percentuale tra i generi”.
- In base alla sua esperienza, che tipo di discriminazione è più ricorrente sui luoghi di lavoro?
“La maternità e la cura familiare sono i principali ed irrisolti ostacoli per la permanenza e per l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro. La quasi totale carenza nelle aziende di strutture e di strumenti a sostegno della maternità e della genitorialità rende difficile, a volte impossibile, la conciliazione dell’impegno lavorativo con la cura della famiglia, tanto che è significativo su tutto il territorio nazionale il fenomeno dell’abbandono del lavoro proprio da parte delle donne. In Campania, secondo i dati, le dimissioni ai sensi dell’art. 55 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, convalidate nel corso del 2019 dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, sono state ben 2.287 (di cui appena 204 riguardanti gli uomini). Nel settore nevralgico dell’Industria continua a registrarsi un divario preoccupante tra l’occupazione femminile e quella maschile a conferma che nel mercato del lavoro in Campania esiste una forte segregazione di genere per settore merceologico come si è potuto osservare anche di recente e dagli ultimi report biennali aziendali di cui all’art. 46 del D.Lgs 198/06.
Il divario emerge in maniera chiara anche dall’esame dei fenomeni della segregazione sia professionale che verticale. Le donne continuano ad essere largamente impiegate, ancora in maniera cospicua, soprattutto in mercati del lavoro deboli come quelli del Mezzogiorno e della Campania, con tipologie contrattuali precarie e con mansioni non corrispondenti alle loro professionalità e competenze, fenomeno che genera un preoccupante gap salariale tra donne e uomini pure in costanza di uguale lavoro. Il difficile momento, dovuto alla pandemia da Covid-19, ha messo a nudo anche le fragilità delle conquiste delle donne nella lunga marcia verso la parità e le pari opportunità ed ha mostrato come l’organizzazione della nostra società non sia ancora strutturata sulle esigenze di entrambi i generi e come una cultura vigente, ancora fortemente impregnata di sessismo, affidi alle donne, tuttora esclusivamente, la cura dei figli e della famiglia. L’agognata condivisione del ruolo genitoriale, che consentirebbe alle donne di perseguire anche nel lavoro l’effettiva parità accordandole le stesse chance dell’universo maschile, necessita di provvedimenti normativi specifici e, soprattutto, di un radicale cambiamento culturale. È necessario porre la questione dell’implementazione del lavoro femminile come azione precipua per favorire la crescita economica e sociale della Regione Campania e del Mezzogiorno e, per questo, risulta strategico continuare ad utilizzare il Fondo Sociale Europeo al fine di sostenere la conciliazione vita/lavoro con progetti operativi e concreti. Le necessarie azioni di ampliamento dell’offerta degli asili, del potenziamento della scuola per l’infanzia e del miglioramento dell’assistenza per gli anziani ed i disabili saranno sicuramento di aiuto alle donne.
Credo che bisogna incentivare anche le imprese del territorio campano nell’utilizzo, laddove compatibile, dello smart working, predisponendo idonee risorse per il finanziamento di progetti mirati e per il finanziamento o cofinanziamento, con contributi a fondo perduto di Piani aziendali di smart working. Il suo utilizzo si è rivelato un efficace strumento per arginare il ricorso alle dimissioni dal lavoro da parte delle lavoratrici madri. La peggiore discriminazione che le donne sono ancora costrette a subire è quando debbono dimettersi dal lavoro o accettare lavori precari come conditio sine qua non per lavorare a causa dell’organizzazione della nostra società che non tiene efficacemente conto del valore della maternità affidandone la cura quasi integralmente alle donne”.
- Trova che l’introduzione delle “quote rosa” basti per garantire le pari opportunità tra uomo e donna o bisognerebbe incentivare le donne a poter sviluppare le proprie competenze per emergere nei vari campi lavorativi?
“Per carità, non chiamiamo quote rosa gli strumenti di promozione delle donne nei luoghi dove esse sono sottorappresentate. Le nostre donne non hanno bisogno di essere incentivate per poter sviluppare le loro competenze, esse sono pronte a spendere il loro sapere, la loro professionalità, le loro intelligenze nel mondo del lavoro e in tutti gli ambiti della nostra società ma semplicemente gliene dobbiamo dare l’occasione che oggi, purtroppo, non hanno. Le problematiche dell’occupazione femminile nel nostro Paese sono, per lo più, largamente imputabili ai persistenti differenziali tra Nord e Sud rispetto alla domanda di lavoro ed alle reali opportunità occupazionali offerte dalle economie locali. I dati per quanto riguarda l’occupazione delle donne nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia e nella nostra regione sono chiari e tristi. Noi dobbiamo prevedere un poderoso piano per implementare l’occupazione femminile nel Mezzogiorno anche tramite la modernizzazione e l’istituzione di capillari strumenti informativi a supporto dei servizi del mercato del lavoro e, quindi, anche di sportelli dedicati alle donne in cerca di lavoro.
L’occasione storica, che ci viene data dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), deve avere necessariamente come protagonista la classe dirigente meridionale e, certamente, quella campana nel saper perseguire appieno l’obiettivo generale del Piano “Inclusione e coesione” nella declinazione delle sue tre dimensioni principali: parità di genere, inclusione giovanile e riduzione delle disparità regionali. Dobbiamo destinare risorse per favorire la nascita ed il consolidamento di nuove aziende a carattere femminile in particolare nei settori dell’agricoltura/agroalimentare, del terziario, nell’artigianato, privilegiando quello tradizionale e artistico, dove già è significativa la presenza di imprese composte e guidate dalle donne, ma anche nei settori innovativi dell’Hardware, della Clean Tecnology, etc… Prevedere il finanziamento di percorsi di formazione e/o di riqualificazione professionale maggiormente in sintonia con le esigenze del nostro mercato del lavoro sia per le donne con bassa scolarizzazione e/o in possesso di diploma e/o di diploma di laurea “deboli” e non facilmente spendibili nel mercato del lavoro, sia per le donne disoccupate di lunga durata o occupate con lavoro precario”.
- Lei ha svolto anche un’indagine sulla rappresentanza di genere nella composizione degli organi collegiali di governo degli Enti Locali della Campania, che quadro è emerso?
“Dall’indagine, che è facilmente fruibile dal sito istituzionale della Regione Campania, ho rilevato con tristezza che le donne che ricoprono la carica di Sindaca sono appena il 5%; le donne che rivestono la carica di Assessora sono il 42% (ma la percentuale si abbassa al 34% contando anche i sindaci e le sindache nella composizione delle giunte comunali); mentre si registra appena il 27% di donne nei Consigli comunali (26% computando anche sindaci e sindache); nessuna donna, infine, ricopre la carica di Presidente di Provincia. Dalla triste fotografia che ne emerge risulta necessaria una più incisiva promozione delle donne nei luoghi della decisione politica ed amministrativa e reputo, a tal fine, ancora necessaria l’azione positiva prevista con la normativa in materia di equa rappresentanza di genere sia per quanto riguarda la composizione delle liste elettorali, sia per quanto riguarda la composizione degli Organismi collegiali di governo dei Comuni. Occorre sorvegliare sulla corretta applicazione della normativa vigente in materia. A tal proposito ho elaborato il vademecum fruibile dal sito Istituzionale della Regione Campania. Abbiamo bisogno anche di apportare dei correttivi alle lacune che la normativa vigente in materia evidentemente presenta. Abbiamo, ovviamente, bisogno di avvicinare con maggiore convinzione e determinazione le donne alla politica”.
- Una rivoluzione culturale è alla base per un cambiamento di mentalità. Trova che bisogna partire dall’educazione dei bambini?
“Le discriminazioni di genere e le violenze contro le donne si contrastano soprattutto attraverso l’informazione, la conoscenza, la promozione di una cultura non androcentrica, non sessista, scevra da stereotipi. E’ con questa consapevolezza che ho promosso e partecipato ad innumerevoli eventi di riflessione e di informazione sulla normativa prevista dal nostro ordinamento di contrasto alle discriminazioni di genere e molestie sui luoghi di lavoro ed ho elaborato guide informative, diffuse con ogni mezzo sul territorio campano e facilmente fruibili dal sito istituzionale della Regione.
Ho sollecitato ed intessuto idonee relazioni con le Istituzioni e con il mondo della scuola sollecitando tutti/e i/le dirigenti degli Istituti Scolastici, di ogni ordine e grado, ad organizzare momenti di riflessione sulle discriminazioni di genere e sul fenomeno della violenza contro le donne, sull’educazione al rispetto della dignità della persona, sul rispetto e sull’inclusione di tutte le differenze/diversità. Consapevole che la promozione della cultura delle Pari Opportunità tra uomini e donne e l’abbattimento della cultura sessista passano anche attraverso l’utilizzo di un corretto linguaggio di genere, ho provveduto ad elaborare ed a trasmettere questo documento pubblicato anche sul sito istituzionale della Regione Campania. Tutto ciò in continuazione con le iniziative in materia, già intraprese negli anni precedenti, e che avevano registrato, nel 2018, la sottoscrizione del Protocollo d’intesa con l’Ordine dei Giornalisti della Campania ed il Sindacato Unitario dei Giornalisti Campani per la realizzazione sinergica di azioni di promozione sull’utilizzo del corretto linguaggio di genere attraverso i mezzi di informazione e di comunicazione”.
- In conclusione, qual è il messaggio che sente di mandare alle donne?
“Di continuare ad essere forti e resilienti come lo sono sempre state nei momenti di difficoltà e di crisi che hanno attraversato il nostro Paese. Di avere fiducia nelle loro possibilità, di osare, di perseverare nei loro percorsi verso la libertà e l’autodeterminazione, di inseguire i loro sogni. Di ribellarsi di fronte a comportamenti discriminatori e lesivi della loro dignità. Di rivolgersi alle Consigliere di Parità per denunciare abusi e disparità di trattamento subiti sia sui luoghi di lavoro sia per l’accesso o nella ricerca del lavoro. E, mutuando il pensiero di Dacia Maraini, di non abbassare mai la guardia e di continuare a lottare perché i diritti delle donne sono ancora molto fragili per essere considerati acquisiti”.