Castiglioncello ricorda Suso Cecchi D'Amico, l'architetta della sceneggiatura che ha firmato capolavori senza tempo
CASTIGLIONCELLO (LI). Aveva il senso dell'architettura della sceneggiatura Suso Cecchi D'Amico, la signora del cinema italiano alla quale Castiglioncello rende omaggio con un premio, giunto alla decima edizione, proprio nel giorno del suo compleanno, il 21 luglio. Una occasione per parlare con i tre figli della sceneggiatrice - Masolino, Caterina e Silvia - delle magiche atmosfere vissute nel buon ritiro sul mare di Castiglioncello, dove sono nate le sceneggiature dei più importanti film del cinema italiano del secolo scorso. Un racconto appassionato, un pomeriggio di aneddoti, di storie di una famiglia non tradizionale dove la vita di tutti i giorni si è intrecciata con la storia del cinema italiano.
A Castiglioncello sono nati capolavori senza tempo
Se Castiglioncello ha avuto la fortuna di essere la città del cinema negli anni Cinquanta e Sessanta lo deve anche a Suso Cecchi D'Amico e alla sua abitudine di trasferire nelle calde estati tutto il mondo del cinema nella Perla del Tirreno. Nella sua casa sul mare sono nati capolavori senza tempo che hanno reso celebre il cinema italiano in tutto il globo. Il gattopardo, Bellissima, Ladri di biciclette, I soliti ignoti, solo per dire qualche titolo.
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Lì nacque il finale di “Ladri di biciclette”
“Uno dei primi film importanti in cui fu coinvolta - racconta il figlio Masolino D'Amico, critico teatrale e accademico italiano - fu “Ladri di biciclette”, dal romanzo di Luigi Bartolini, che narra la storia della giornata di un poveraccio a cui rubano la bicicletta. C'era il problema del finale e mia madre disse che ci voleva un episodio per chiudere il film. ‘Facciamo che lui prova a rubare la bicicletta', disse. E il finale fu accolto. Lei dava ordine alle cose”. Suso era bravissima a mettere d'accordo le persone. Diceva che chi scrive deve far fare bella figura al regista, mettersi al suo servizio, come un sarto con il cliente. E lei fu una “sarta” di rara qualità.
Siamo cresciuti con un'idea del lavoro molto allegra
“A quell'epoca - racconta Masolino D'Amico - gli sceneggiatori erano scappati di casa, mentre lei aveva una famiglia. Ed ebbe l'idea di far coincidere a Castiglioncello vacanza e lavoro. Passava qui tutta l'estate e invitava chi lavorava con lei. Flaiano, Visconti, tutti stavano qui un mese. Noi ragazzi siamo cresciuti con un'idea del lavoro molto allegra. Sembrava che non facessero niente. Andavano al luna park, all'Ardenza a vedere le corse dei cavalli, al celebre mercatino di Livorno. C'era la maga Osvalda che leggeva le carte. Chiacchieravano e poi avevano un barlume. Le sceneggiature allora si facevano così”.
L'incontro d'amore fra due temerari
“Fra mia madre e mio padre c'era un patto di non belligeranza”, racconta la figlia Caterina D'Amico, ricordando anche il padre, il musicologo Fedele D'Amico. “Si erano conosciuti da giovani -racconta Caterina - e anche la musica è stata un collante fra loro. Anche se mia madre, che suonava il pianoforte e la chitarra, poi smise. Anche per le critiche di mio padre che era un perfezionista. E non amava il cinema, amava il teatro. Mia madre scriveva dei film che mio padre non andava mai a vedere. Lui al cinema non ci andava, ma lei non si sentiva sminuita. In questo modo papà poteva conservare l'amicizia con tutti gli amici del mondo del cinema di mia madre, amicizie che non sarebbero state aiutate da critiche e bocciature sui film. L'incontro fra loro, come ha scritto mia nipote Margherita, la figlia di Masolino, fu l'incontro fra due temerari. Erano due caratteri fortissimi e diversissimi, ed essere riusciti a portare avanti questo rapporto fiammeggiante per tanti anni é il risultato portato a casa da due temerari”.