A Torino le strade hanno anche i nomi delle nostre grandi donne
A Torino giardini, aree verdi, nuove vie avranno il nome di otto donne riconosciute per il loro valore e impegno in vari campi. Nomi noti e di spicco come Tina Anselmi, partigiana, prima donna a ricoprire la carica di ministra e presidente della Commissione P2, Eva Mameli Calvino madre di Italo Calvino e prima donna italiana a conseguire la libera docenza in botanica, la scrittrice Virginia Woolf, Maria Teresa Rey Lavazza, promotrice della ricerca scientifica per la cura delle malattie degenerative, Ernestina Prola pilota automobilistica e la prima a conseguire la patente di guida nel 1907. Particolarmente significativo il riconoscimento a tre figure femminili che si sono distinte per la difesa dei diritti civili e le libertà costituzionali: Lidia Menapace staffetta partigiana intellettuale impegnata sui temi della pace, Teresa Mattei partigiana e pedagogista tra le fondatrici dei gruppi di difesa delle donne e dell’UDI, Aida Ribero per oltre 50 anni protagonista in Piemonte delle battaglie per i diritti civili e per i diritti delle donne in particolare.
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Mi soffermo su Aida Ribero, docente, giornalista, saggista (ha collaborato a La Stampa, La Repubblica, Noi Donne) perché forse meno nota a livello nazionale come invece meriterebbe. Il riconoscimento di una via a lei dedicata, è stato promosso fin dal 2017 dal Concorso Lingua Madre, dalla Società italiana delle Letterate, dalla Toponomastica femminile e da GIULIA-Piemonte. E’ stata anche un’amica con cui ho condiviso tante battaglie ai tempi del Coordinamento Giornaliste del Piemonte, in particolare in occasione del referendum per l’aborto: realizzammo un docufilm che andò sulle prime Tv private e in dibattiti. Attivista nella Casa delle Donne di Torino, nel Gruppo di studio del Concorso Lingua Madre, ha collaborato a fondare il Coordinamento contro la Violenza e Telefono Rosa di Torino e fatto nascere il Centro Studi e Documentazione sul Pensiero Femminile di cui è stata presidente per otto anni. Proprio qui ha dato vita a tanti incontri, laboratori, convegni, progetti. Altrettanto importante la sua produzione saggistica. A lei si deve la prima preziosa ricostruzione del femminismo degli anni Settanta con il volume Una questione di libertà (Rosenberg & Sellier, 1999), dove le immagini delle differenti correnti e posizioni all’interno del movimento trovano spazio e danno luogo a una sintesi inedita. Tra i suoi libri più noti, anche Glossario. Lessico della differenza (CRPO, 2007), Procreare la vita, filosofare la morte. Maternità e femminismo (Il Poligrafo, 2011). Profondo il suo desiderio di comunicare le sue esperienze alle nuove generazioni: “Temo la smemoratezza – scriveva Aida – e voglio che le ragazze di oggi sappiano perché sono così diverse dalle loro madri”.
L’approvazione della Commissione Toponomastica del Comune di Torino è frutto anche di un tenace impegno da parte di diverse associazioni femminili per un riequilibrio nelle vie cittadine, oggi ben lontano se si considera che in Piemonte la media di quelle dedicate alle donne è appena del 2%, un dato negativo da Nord a Sud (a Roma il 2,3% a Trieste lo 0,4%, giusto qualche esempio segnalato dalla Consulta femminile). C’è da sperare che alle otto vie, piazze e giardini dedicati alle donne a Torino si aggiungano ancora tante altre donne meritevoli e degne di essere ricordate in tutt’Italia.
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