Giochi di Tokyo: la storia di Marta e Formiga, record women della nazionale di calcio brasiliana e simboli della lotta di genere
di Francesco Lommi
La storia calcistica brasiliana è ricca di grandissimi fuoriclasse: Ronaldo, Zico, Pelè, Neymar per citarne solo alcuni. Ma, a infrangere record su record per la loro nazione in questa edizione dei Giochi di Tokyo, non sono gli uomini della seleção, bensì le donne. La Nazionale verde-oro femminile può contare su due delle migliori atlete della storia del calcio femminile: Marta e Formiga.
Definire Marta Vieira da Silva semplicemente una calciatrice sarebbe oltremodo riduttivo. La 35enne, nativa di Dois Riachos, piccolo comune nel nord est del Brasile, oltre a essere riconosciuta come la più forte giocatrice di tutti i tempi, è una vera e propria record woman del mondo del pallone. Per l’incoronazione a molti basterebbero i sei palloni d’oro che le sono stati assegnati, ma Marta detiene diversi altri primati, come quello di gol segnati ai Mondiali: con 17 marcature, infatti, la numero 10 brasiliana occupa la vetta della classifica combinata tra uomini e donne, una lunghezza davanti al bomber tedesco Miroslav Klose.
Oltre a migliore marcatrice della storia della Coppa del Mondo, Marta è anche leader di tutti i tempi (sempre per entrambi i sessi) per gol segnati con la casacca della sua Nazionale: al momento sono ben 111, con la possibilità di incrementare ancora il bottino. E perché non proprio durante questa Olimpiade, la quinta per lei, e la quinta consecutiva in cui va in frantumi un altro record? Un’impresa che ha fatto scomodare anche un totem del calcio carioca come Pelè: O’Rey le ha dedicato un lungo post su Instagram dopo la doppietta della fuoriclasse nella partita di apertura contro la Cina:
“Spero che tu stia sognando quello che hai fatto poche ore fa. A proposito, quanti sogni pensi di aver ispirato oggi? Il tuo successo significa molto di più di un record personale. Questo momento ispira milioni di atleti di tanti altri sport, da tutto il mondo, che lottano per il riconoscimento. Con il tuo talento aiuti a costruire un mondo migliore, in cui le donne guadagnano più spazio”.
E nella battaglia per i diritti delle donne, Marta è sempre stata in prima linea. Non solo per la parità di genere, ma anche per tutta la comunità Lgbtq. Infatti la campionessa degli Orlando Pride ha recentemente reso noto il suo fidanzamento con una compagna di squadra, Toni Pressley, con tanto di foto social dell’anello a documentarlo: “Questo è solo un altro capitolo della storia che stiamo scrivendo insieme”
La fantasista non è l’unica giocatrice tra i verde-oro a rompere record e a battersi per i diritti delle donne. La sua compagna di squadra Formiga infatti non è da meno: a 43 anni, Miraildes Maciel Mota (il nome completo della ragazza che ormai da decenni guida il centrocampo carioca) è la prima brasiliana a partecipare a sette edizioni delle Olimpiadi. Da quando il calcio femminile è stato inserito tra le discipline a cinque cerchi, ad Atlanta 1996, la numero 8 non ha mai saltato un appuntamento e, in questa edizione di Tokyo, è diventata anche la giocatrice più ‘esperta’ di sempre a partecipare. Primati che si aggiungono a quello già raggiunto in ambito di Coppa del mondo: Formiga, anche in questo caso con sette partecipazioni, può vantarsi di essere l’unica calciatrice, di entrambi i sessi, a riuscirci.
L’ex stella del Psg femminile ha toccato vette e raggiunto traguardi che probabilmente mai avrebbe pensato neanche di sfiorare. Anche perché, quando vide la luce a Salvador di Bahia, nel 1978, il Brasile non era esattamente il luogo migliore in cui una donna potesse aspirare alla carriera da calciatrice. Per quanto spesso si identifichi il paese sudamericano come patria del calcio, fino al 1981 la pratica dello sport era appannaggio maschile, fino al punto di vietarlo alle donne.
Proprio per questo Marta e Formiga sono due pioniere del calcio femminile. Per tutta la carriera hanno lottato per migliorare le condizioni della categoria, ora però che l’età avanza, emerge la preoccupazione per il tanto temuto ricambio generazionale. La centrocampista di Salvador punta il dito contro la Federazione brasiliana: “Non c’è un lavoro adeguato ad assicurarci una strada e guardare alle nuove generazioni qui in Brasile, semplicemente non c’è. Lo vediamo accadere all’estero, mentre qui dobbiamo ancora affrontare le stesse sfide del passato. È difficile. Non voglio essere ricordata come la giocatrice che ha giocato per così tanti anni, che ha partecipato più volte ai Giochi Olimpici e Mondiali, ma come una che ha lottato per migliorare il calcio femminile nel mio Paese”.
Anche Marta, idolo in Brasile, a margine dell’eliminazione contro la Francia durante l’ultimo Mondiale, aveva lanciato un appello a tutte le bambine: “Desiderate di più, allenatevi di più. Non avrete per sempre una Formiga, una Marta o una Cristiane. Il calcio femminile dipende da voi per sopravvivere. Riflettete su questo, date valore a ciò: piangete all’inizio per sorridere alla fine”. E di lacrime Marta e Formiga ne hanno versate in abbondanza, ma grazie all’impegno, alla costanza e al loro indiscutibile talento, sono riuscite a regalare, agli occhi di tutti i brasiliani, dignità e rispetto al movimento calcistico femminile.
Ora è quasi arrivato il momento del passaggio di testimone: sarebbe un vero peccato rendere tutti i loro sacrifici vani.