occasione per ripartire dai diritti - Settimanasport.com
Olimpiadi assediate, con scarso entusiasmo, senza popolo, ma anche occasione da non sprecare. Non rinunciamo a questo palcoscenico mondiale di sport e proviamo a farne anche le Olimpiadi dei diritti. A cominciare dal diritto ad esprimersi dentro e fuori dal campo di gara: contro il razzismo e contro tutte le discriminazioni, per i diritti Lgbti e per la parità di genere. A questo dedichiamo il numero speciale di Uispress che state leggendo, oggi venerdì 23 luglio, giorno di apertura dei XXXII Giochi Olimpici di Tokyo.
Non sembri fuori posto questo nostro incoraggiamento: i Giochi moderni nascono proprio per portare un messaggio di pace universale, di partecipazione, di incontro tra genti e culture diverse. Non per rimanere isolati nei campi di gara. La bandiera dello sport e i cinque cerchi proprio questo stanno a significare: in un momento di crisi invitiamo a riscoprirne i valori originari. Ripartire dai diritti potrebbe essere un’occasione di apertura e di democratizzazione anche per il Cio e per i Comitati olimpici nazionali.
Quelli di Tokyo 2020 si annunciano come i Giochi più femminili di sempre, con il 48,8 per cento di atlete. Anche l’atleta più giovane e quella più anziana sono donne, la dodicenne siriana Hend Zaza nel tennis tavolo, e la canadese Mary Hanna, 66 anni, australiana, nel dressage. Le azzurre saranno 187, con Paola Egonu portabandiera del Cio, e gli uomini appena 10 di più. Un risultato da non trascurare che è lo specchio della realtà: lo sport praticato, anche ad alto livello, è sempre di più femminile. Tutto il contrario di quello che avviene per la governance del sistema sportivo che, nonostante l'importante elezione delle vicepresidenti Coni Silvia Salis (vicaria) e Claudia Giordani, e le cinque donne in Giunta nazionale, continua a rimanere ancora a grande maggioranza maschile. Così come avviene nel Cio-Comitato Internazionale Olimpico e tra i suoi componenti. Da sottolineare positivamente la partecipazione della squadra dei rifugiati, sotto l’egida Unhcr, con 29 atleti, 10 dei quali sono donne.
Con questo sguardo aperto all’evento più globale di tutti, dello sport e dei diritti, l’Uisp augura a tutti partecipanti alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo, sicuramente tra le più difficili della storia, di poter partecipare in pace, con spirito libero e con l’auspicio di ben figurare. Faremo il tifo per i nostri azzurri e le nostre azzurre.
Il nostro contributo con questo numero speciale di Uispress è quello di approfondire il tema dei diritti e della parità di genere. Un cammino iniziato con la fondazione dell’Uisp, che proprio alla pioniera del ciclismo italiano, dileggiata dallo sport ufficiale dell’Italia degli anni ’20, Alfonsina Strada, ha dedicato numerose manifestazioni. E poi il sostegno al calcio femminile negli anni ’60 e al rugby femminile nei primi anni ’80: esperienze che hanno schiuso a queste attività la possibilità di una pratica sportiva “legale” anche per il sistema sportivo italiano. Battaglie di avanguardia che hanno avuto nella Carta dei diritti delle donne nello sport, promossa dall’Uisp nel 1985, il riconoscimento del Parlamento Europeo, che fece propria quella Carta due anni dopo. “Una corsa ad ostacoli”, come l’ha giustamente definita Luciano Senatori nel suo libro, che ha avuto tappe importanti nelle manifestazioni nazionali Uisp come Vivicittà, che nel 1998 allineò Hassiba Boulmerka in pantaloncini, come voleva lei, nella sua città di Constantine, una delle più conservatrici del Paese. O anche con decine di esperienze territoriali, come quella della piscina Massari promossa da molti anni dall’Uisp Torino, per permettere alle donne musulmane di sentirsi a proprio agio in acqua. O con il progetto “Differenze” che è appena stato lanciato dall’Uisp in 14 città o con il Manifesto “Media Donne Sport – idee guida per una diversa informazione” presentato nel maggio 2019 dall’Uisp e da Giulia Giornaliste, insieme a molte organizzazioni sociali e di giornalisti/e, che ringraziamo: il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, l'Ordine dei giornalisti del Lazio, la FNSI-Federazione nazionale della stampa, la Commissione Pari Opportunità della FNSI, l'Ucsi-Unione cattolica della stampa italiana, USIGRai, Commissione Pari Opportunità USIGRai, Ussi-Unione stampa sportiva italiana, AIC-Associazione italiana calciatori, Gender interuniversity observatory, Assist-Associazione nazionale atlete.
I cinque punti base che tutti insieme abbiamo individuato ci permettono di auspicare un racconto giornalistico più rigoroso e rispettoso dal punto di vista della paità di genere. Un racconto migliore per tutti e soprattutto per lo sport, tutto lo sport: per promuovere un buon giornalismo scevro da stereotipi e pregiudizi, "informare sulle discipline sportive con competenza di merito; evitare di soffermarsi sull'aspetto o i look non più di quanto si scriva dell'aspetto tecnico e delle prestazioni; evitare di focalizzarsi sulle parti del corpo ammiccanti", e ancora, "dare alle discipline femminili pari visibilità, declinare i ruoli, le funzioni e le cariche al femminile ed evidenziare le discriminazioni e le discrepanze in termini di benefit, premi e tutele".
Per la realizzazione di questo speciale ringraziamo Manuela Claysset, responsabile Politiche di genere e diritti, Ivano Maiorella, direttore di Uispress e Valeria Frigerio, una delle dirigenti storiche dell’Uisp che, insieme ad altre, diede un decisivo impulso negli anni ’80 per la realizzazione della Carta dei diritti delle donne nello sport. Insieme a loro ringraziamo Monia Azzalini, ricercatrice dell’Osservatorio di Pavia e le giornaliste Silvia Garambois, Mimma Calligaris, Monica Pietrangeli, Mara Cinquepalmi. (di Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp)