Tratta di esseri umani, dati allarmanti: donne e bambine le più colpite
ROMA - Si è celebrata ieri 30 luglio la Giornata Mondiale contro la Tratta di persone, uno dei reati tra i più gravi a livello mondiale, nonché una delle forme di schiavitù moderna più diffusa del ventunesimo secolo. Secondo i dati del Global Report on Trafficking in Persons 2020 dell’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), le donne sono vittime di sfruttamento sessuale nel 77% dei casi e lavorativo nel 14% dei casi, mentre per gli uomini le stime sono invertite (rispettivamente 17% e 67%)
Colpiti anche i minorenni. In quindici anni, la quota globale di minorenni vittima di tratta è triplicata. La metà di loro è oggetto di sfruttamento sessuale, mentre il 38% è costretto ai lavori forzati. E poi sono obbligati a sposarsi, a chiedere l'elemosina, a compiere atti criminali o ad essere oggetto di tratta per combattimenti armati.
Il lavoro dell’OIM. “La tratta di esseri umani è uno dei crimini transnazionali più seri al mondo e una delle sfide che riguardano i diritti umani più complesse del nostro tempo”, afferma Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), una delle organizzazioni principali a livello mondiale contro la tratta, e che dal 1994 lavora per prevenire e combattere il traffico di esseri umani. “Da anni”, spiega Hart, “lavoriamo per identificare e assistere le vittime di tratta e siamo riusciti a mettere in protezione centinaia di persone, Ma rafforzare il contrasto alla tratta vuol dire anche combattere reti di trafficanti e organizzazioni criminali spesso collegate a una molteplicità di traffici illeciti.”
La tratta in Italia. Nel nostro Paese, il fenomeno riguarda moltissime persone. Già da tempo è noto il grave fenomeno delle migliaia di ragazze nigeriane vittime di tratta trafficate via mare in Italia, soprattutto a scopo di sfruttamento sessuale. Recentemente è stato però anche possibile far emergere casi di tratta legati ad altre realtà del territorio. Tra questi, casi di tratta a scopo di accattonaggio che vedono come vittime giovani uomini nigeriani sbarcati da minorenni o neomaggiorenni, e casi di tratta a scopo di matrimonio forzato/servitù domestica che vedono tra le vittime giovani donne ivoriane e guineane arrivate via mare.
Il caporalato. Un fenomeno di cui si parla sempre di più è quello dello sfruttamento lavorativo, che coinvolge moltissimi migranti. Questi sono vittime di reti di trafficanti che utilizzano le famiglie nel Paese di origine come strumento di ricatto affinché i lavoratori non si ribellino ai soprusi cui sono sottoposti. Il fenomeno riguarda moltissimi settori economici del paese ed è particolarmente evidente in quello agricolo, dove prende il nome di caporalato. È diffuso sia nel sud Italia sia in altre regioni del centro e del nord della penisola.
“Non smettiamo di indignarci”. “Lo sfruttamento dei migranti è fenomeno inaccettabile”, prosegue Hart, “e non dobbiamo permettere che sia un tema che possa essere in qualche modo ‘normalizzato” nell’ambito del dibattito pubblico. Per combatterlo bisogna indignarsi, non mollare mai la presa, impegnarsi a fondo. La stesura del Nuovo Piano Nazionale anti-tratta attualmente in corso ad opera del Dipartimento per le Pari Opportunità in collaborazione con tutti gli attori che si occupano del contrasto alla tratta è un’occasione per cercare di rispondere in modo ancora più incisivo ai bisogni delle vittime e alle forme di reclutamento e sfruttamento adottate dai trafficanti, anche alla luce della pandemia di COVID 19 e delle sue conseguenze anche su questo fenomeno criminoso”, conclude Hart.