Quando Guazzaloca voleva chiudere la Casa delle donne
Bologna, 28 apr. – “La giunta Guazzaloca ha deciso di cancellare l’esperienza della Casa delle donne per non subire violenza, la prima casa aperta in Italia nel 1990, che ha accolto più di 3000 donne e 150 bambini”. Era l’agosto del 2000 e l’appello per salvare la Casa delle donne, che da anni assisteva (e assiste tutt’oggi) le donne vittime di abusi e maltrattamenti, veniva sottoscritto da più di 13 mila bolognesi. Giorgio Guazzaloca, primo sindaco non comunista della città, colui che aveva “abbattuto il muro di Bologna” e che aveva portato la destra al governo, si era insediato da un anno. Nel frattempo, scaduta la convenzione tra Comune e Casa delle donne, al posto del rinnovo veniva scelta la strada del bando. Un passo decisivo per mettere in forse l’attività di un’associazione che si era distinta per la propria attività a favore delle donne vittime di violenza.
“Il nostro servizio dal sociale passò alla sicurezza, materia di competenza dell’assessore Preziosa, e lui decise di fare un bando scritto in modo terribile”, ricorda Anna Pramstrahler. Fu l’inizio di un periodo difficile per la Casa delle donne. Con la convenzione scaduta le donne ospitate furono lasciate a totale carico delle operatrici che dovettero, una volta perso il bando, lasciare la loro sede di Via dei Poeti. “A quel bando tutte le associazioni si rifiutarono di partecipare, la Caritas ci difese. Nonostante tutto fecero vincere un’associazione sconosciuta legata ai padri separati”. Pramstrahler, che continua a lavorare per i diritti delle donne come attivista e volontaria, nel 2000 diede le dimissioni come operatrice pagata dalla Casa delle Donne per non pesare sul bilancio dell’associazione messo in difficoltà dalle scelte della giunta Guazzaloca.
“Ma non ci si siamo mai fermate un solo giorno, siamo state aiutate da tante donne, dalla Regione e dalla Provincia. Finché abbiamo vinto il ricorso al Tar e alla fine il servizio è tornato a noi”. “Dietro le scelte di allora – continua Pramstrahler – ci fu la volontà di combattere il nostro progetto politico femminista. Ci hanno provato, ma alla fine hanno vinto le donne. Noi il sindaco Guazzaloca lo ricordiamo anche per questo: come colui che diede all’assessore Preziosa la possibilità di fare quel che ha fatto”.
Il racconto di Anna Pramstrahler.