Le sfide per garantire salute e diritti ai 26 milioni di donne in cerca di assistenza umanitaria
«L'autentica rivoluzione è quella dello spirito, nata dalla convinzione intellettuale della necessità di cambiamento degli atteggiamenti mentali e dei valori che modellano il corso dello sviluppo di una nazione. Una rivoluzione finalizzata semplicemente a trasformare le politiche e le istituzioni ufficiali per migliorare le condizioni materiali ha poche probabilità di successo»: a sostenerlo, da tempo, è Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991 e attualmente consigliera di Stato della Birmania, ministra degli Affari Esteri e dell'Ufficio del Presidente, che sarà fra le ospiti della conferenza Internazionale dei/delle Parlamentari The Challenges of a World on the Move: Migration and Gender Equality, Women’s Agency and Sustainable Development, giovedì 4 e venerdì 5 maggio a Roma. Un incontro importante, sostenuto e promosso dal Parlamento italiano e organizzato dal Gruppo di lavoro Parlamentare «Salute globale e diritti delle donne», in collaborazione con Aidos - Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo ed Epf - European Parliamentary Forum on Population & Development, in vista del G7 di Taormina con presidenza italiana.
È forse dall’assunto di Aung San Suu Kyi che è necessario partire per immaginare un processo di trasformazione inevitabile delle nostre società, a cominciare da chi le governa, e da qui il senso di un incontro fra parlamentari che si tiene in Italia, Paese che per la sua «posizione geografica è punto di arrivo per migliaia di migranti in cerca di una vita migliore e in fuga da conflitti e da crisi», come spiega Maria Grazia Panunzi, presidente Aidos.
Ma riprendiamo dal titolo della conferenza: «The Challenges of a World on the Move: Migration and Gender Equality, Women’s Agency and Sustainable Development», quali sono le maggiori sfide a cui andiamo incontro? «La sfida principale è proprio quella di un mondo in movimento, ovvero un pianeta che vede un numero incredibile di donne e uomini spostarsi in cerca di una vita migliore. Secondo gli ultimi dati Unfpa relativi al fenomeno migratorio, sono oltre 100 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria attualmente nel mondo: era dalla seconda guerra mondiale che non si raggiungeva una cifra così alta. Di questi 100 milioni circa 26 milioni sono donne e ragazze che vivono una condizione di doppia vulnerabilità, poiché sono maggiormente soggette alla violenza, soprattutto durante il tragitto migratorio; per non parlare delle difficoltà legate al carente approccio di genere nei Paesi di accoglienza, tenendo ben presente che - spesso - se le donne emigrano è proprio per sfuggire dalle condizioni di discriminazione e di ineguaglianze che vivono nei loro Paesi di origine».
Quali sono i punti in comune da cui partono i/le parlamentari europei per dibattere di salute globale e diritti delle donne? «Alla luce dell’attuale situazione internazionale, della dimensione del fenomeno migratorio e delle sue implicazioni internazionali (in particolare per i Paesi europei direttamente coinvolti), si affronteranno questi temi a partire dal focus comune delle migrazioni, attraverso una prospettiva basata sui diritti umani (particolarmente attenta ai diritti e alla salute delle donne) e su un approccio di genere. Obiettivo della Conferenza è far comprendere ai parlamentari dei Paesi G7, G20 e dei Paesi del Sud ed emergenti l’importanza di rinnovare e sostenere l’impegno dei loro governi nella cooperazione internazionale e nelle azioni per favorire la salute globale, soprattutto in considerazione dei loro precedenti impegni a favore dell’uguaglianza di genere, della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi. Così come del resto è stato notificato anche dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile e dell’Agenda 2030».
Verranno adottate misure concrete dopo questa due giorni? Se sì, quali? «L'iniziativa rappresenta un appuntamento annuale, in occasione dei Summit G7, dove i/le parlamentari si dedicano al tema popolazione e sviluppo, con focus sulle dinamiche di genere, proprio per redigere un documento che fornisca un contributo ai lavori dei governi. Al termine dei due giorni di lavoro un appello internazionale dei parlamentari verrà consegnato alla presidenza italiana».
Il manifesto della conferenza dice: She Moves, una sorta di controcanto alla campagna She Decides. Quale il messaggio che vorreste consegnare all'opinione pubblica? «Il messaggio che vogliamo dare è molto chiaro, e semplice da diffondere: raccontare come donne e ragazze si muovono nel mondo (She moves) e sottolineare che devono poterlo fare libere dalla violenza, che non va più vista come fenomeno emergenziale ma strutturale a diverse società e insita nel percorso migratorio. Le donne subiscono violenza, ma sono in grado di uscirne e di essere parte attiva nella lotta contro la violenza di genere, sono capaci di esercitare agency, ovvero decidere (She decides) e diventare le protagoniste del loro cambiamento. Soprattutto per quanto riguarda la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, sempre sotto minaccia e in diverse parti del mondo. L’iniziativa citata, She Decides, è un’iniziativa globale per il diritto alla salute sessuale e riproduttiva e la pianificazione familiare. È una risposta alla reintegrazione della «Mexico City Policy», voluta dall’attuale presidente degli Stati Uniti, che blocca i finanziamenti del governo federale alle organizzazioni non governative internazionali che lavorano per la salute sessuale e riproduttiva, la pianificazione familiare, l’interruzione volontaria di gravidanza, la contraccezione e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, o solo anche quando riferiscono casi a strutture che offrono tali servizi, e tutto ciò anche quando lo fanno con fondi diversi dai contributi degli Stati Uniti. La salute è un diritto primario che comporta, a catena, la possibilità di godere di tutti i diritti umani. Le donne devono poter decidere sul proprio corpo e sulle proprie vite».
4 maggio 2017 (modifica il 4 maggio 2017 | 12:27)
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