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Afghanistan, l'appello di 'Se non ora quando': "Ora non si facciano accordi in cui i diritti delle donne diventino merce di scambio"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

SAJJAD HUSSAIN via AFP via Getty ImagesA social worker address the Afghan women gathered at a hall in Kabul on August 2, 2021 against the claimed human rights violations on women by the Taliban regime in Afghanistan. (Photo by SAJJAD HUSSAIN / AFP) (Photo by SAJJAD HUSSAIN/AFP via Getty Images)

Un appello al governo e ai parlamentari italiani ed europei affinché tutelino i diritti delle donne, in particolare quelle afghane dopo la riconquista del potere da parte dei talebani è stato fatto dal coordinamento dei comitati di ‘Se non ora quando’.Nel documento si chiede una presa di posizione da parte del governo italiano e dell’Europa su una serie di punti: “che non vengano fatti accordi in cui i diritti delle donne diventino merce di scambio; la sospensione dei rimpatri forzati in paesi dove non sono garantite le libertà democratiche; l’apertura di canali umanitari per accogliere e dare protezione alle persone che non sentono garantita la loro sicurezza in Afghanistan”.“Come donne italiane che hanno a cuore e si battono per i diritti delle donne, siamo estremamente preoccupate per la minaccia che l’offensiva dei talebani, ampiamente prevedibile con il ritiro delle truppe americane e della Nato dall’Afghanistan, rappresenta per i diritti democratici della popolazione afghana ed in particolare i diritti delle donne afghane all’autodeterminazione”, aggiunge il coordinamento in una nota.“Riteniamo che l’arretramento dei diritti delle donne afghane, - aggiunge - si collochi in un contesto più ampio di rischio di arretramento dei diritti di tutte le donne e della comunità LGBTI come possiamo vedere nella stessa Europa in paesi come la Polonia e l’Ungheria, dove nel nome della protezione dei valori della famiglia tradizionale patriarcale vengono compressi i diritti delle singole persone e dove sotto il pretesto del rispetto della diversità culturale, vengono accettate tacitamente regole lesive dell’autodeterminazione degli individui, in particolare delle donne”.

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