"Niente vendette, alle donne diritti secondo la sharia"
Due giorni dopo aver preso il potere a Kabul, i talebani assicurano che non cercheranno "vendetta" contro gli oppositori. Non vogliono nemici interni né esterni, affinché l'Afghanistan "non sia più un campo di battaglia" né "un territorio di droga o di terrorismo". "Abbiamo liberato il Paese dagli stranieri", dicono. E promettono di garantire "i diritti delle donne nella cornice della sharia". Biden-Johnson: G7 la prossima settimana.
Gli estremisti islamici siedono per la prima volta in conferenza stampa e il portavoce Zabihullah Mujahid tenta di convincere il mondo e la popolazione afghana che qualcosa è cambiato, che non sono più gli stessi di 20 anni fa. Quelli, cioè, che in nome della sharia imposero un brutale regime di terrore, fatto di divieti e restrizioni, lapidazioni ed esecuzioni pubbliche, annullamento di ogni diritto per bambine e donne.
Nelle stesse ore della conferenza stampa, i ministri degli Esteri dell'Unione europea si riunivano in un Consiglio straordinario per discutere della drammatica situazione. L'alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell, ha dichiarato che "i talebani hanno vinto la guerra, quindi bisogna parlare con loro per impegnarci in un dialogo" con cui "evitare un potenziale disastro migratorio e una crisi umanitaria".
Borrell ha poi espresso nuova preoccupazione "per gli esseri umani, ma in particolare per bambine e donne", definendo "prioritari" i rimpatri dello staff europeo, delle loro famiglie, dei collaboratori afghani e di coloro che sono in pericolo. Il Consiglio ha chiesto "l'immediata cessazione di ogni violenza, il ripristino di sicurezza e ordine civile, la protezione e il rispetto della vita, della dignità e dei beni civili in tutto".
Inoltre: "Una soluzione politica globale e inclusiva e una soluzione duratura del conflitto non dovrebbero essere stabilite con la forza, ma con negoziati significativi basati sulla democrazia", mentre "la protezione e la promozione di tutti i diritti umani, in particolare di donne e ragazze, deve essere parte integrante di questi sforzi e le donne dovrebbero essere sostenute e in grado di contribuire pienamente a questo processo".
Intanto, dagli Usa, il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha preso la parola per sottolineare che Joe Biden "si assume la responsabilità di ogni decisione" di Washington. Il presidente americano ha quindi concordato con il premier britannico Boris Johnson di tenere un summit virtuale dei leader del G7 la prossima settimana per discutere una strategia e un approccio comuni.
La Gran Bretagna ha annunciato che accoglierà fino a 20mila afghani in fuga dal loro Paese con permessi di soggiorno a tempo indeterminato. L'annuncio è stato fatto dal ministero dell'Interno, alla vigilia di una sessione d'emergenza del Parlamento. Il programma prevede l'accoglienza di 5mila persone quest'anno, da elevare nel tempo a 20mila. La priorità verrà data a quelli ritenuti maggiormente a rischio, compresi donne, bambini e coloro che potrebbero essere presi di mira dalla persecuzioni dei talebani. Gli Stati Uniti, invece, finora hanno evacuato più di 3mila persone.
Sul fronte interno, Biden ora deve fare i conti anche con il suo partito per l'uscita umiliante e caotica dall'Afghanistan. Tre commissioni del Senato guidate dai dem (Intelligence, Affari esteri e Forze armate) sono intenzionate a indagare sull'esecuzione del ritiro. "Sono deluso che l'amministrazione Biden non abbia valutato accuratamente le implicazioni di un ritiro rapido degli Usa", ha osservato il presidente della commissione Esteri Bob Menendez. "Siamo testimoni di risultati orribili di molti anni di fallimenti politici e di intelligence", ha aggiunto.
Di fronte alle promesse e dei talebani, la popolazione afghana resta terrorizzata. Da Kabul arrivano testimonianze di strade deserte e donne nascoste nelle cantine, universitarie che hanno distrutto i titoli di studio nel timore di rischiare la vita, politiche e attiviste che temono la caccia in corso "casa per casa" sulla base di liste nere.
Nel disperato tentativo di fuggire dal Paese, migliaia di persone hanno continuato intanto a confluire all'aeroporto, da cui Usa e altri Paesi hanno rimpatriato propri cittadini e alcuni afghani. Dallo scalo sono arrivate drammatiche immagini di una folla di uomini che rincorreva i velivoli in partenza e decine di persone aggrappate agli aerei. Alcuni sono morti dopo essere precipitati. I voli erano stati bloccati a causa della situazione, ma sono poi ripresi, nonostante i talebani siano poi entrati nella parte civile dello scalo.
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha accusato la leadership afghana di aver fallito, mentre continuano i colloqui tra i talebani e i funzionari del governo, tra cui l'ex presidente Hamid Karzai e l'ex capo del Consiglio di riconciliazione nazionale Abdullah Abdullah. Il focus è su come un governo talebano possa essere costituito e operare, mentre molti Paesi chiedono il rispetto degli impegni presi da Kabul e dei diritti umani, e un esecutivo inclusivo e rappresentativo.
A Kabul è arrivato anche il leader talebano, mullah Abdul Ghani Baradar, dal Qatar, segnale che un accordo sarebbe vicino. A complicarlo potrebbe essere però il vice presidente destituito Amrullah Saleh, che su Twitter si è descritto come presidente ad interim "legittimo", dopo la fuga di Ashraf Ghani.