Diritti umani: la violenza sulle donne e i diritti della donna. Scarica UDA interdisciplinare
Il 25 novembre ricorre l’annuale “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. È un giorno per aiutare ad aumentare la consapevolezza sulla violenza di genere, per riconoscere il lavoro che è stato fatto e per impegnarci nuovamente all’azione.
“La violenza di genere non è scomparsa durante la pandemia di COVID-19. In effetti, è peggiorato: nelle case, nei luoghi di lavoro e in pubblico. Sebbene non sia un problema nuovo, la pandemia ha portato una nuova urgenza alla necessità di investire nella prevenzione e nei supporti e nei servizi per le vittime e i sopravvissuti» ha scritto Larry Brown.
Violenza e pandemia
“La violenza di genere non è scomparsa durante la pandemia di COVID-19”, ha affermato Larry Brown. In effetti, è peggiorato nelle case, nei luoghi di lavoro e in pubblico. Sebbene non sia un problema nuovo, la pandemia ha portato una nuova urgenza alla necessità di investire nella prevenzione e nei supporti e nei servizi per le vittime e i sopravvissuti.
Perché l’aumento della violenza?
In breve, la pandemia di COVID-19 ha peggiorato i fattori e le disuguaglianze preesistenti che contribuiscono alla violenza di genere.
Ciò include il fatto che le donne generalmente guadagnano meno, hanno maggiori probabilità di essere impiegate in modo precario e svolgono una quota sproporzionata di cure non retribuite e lavori domestici. Queste tendenze sono state esacerbate dagli impatti economici della pandemia di COVID-19, come delineato in questa scheda informativa del Research Institute for the Advancement of Women (RIAW). Questo è anche il caso a livello globale, dove il COVID-19 ha peggiorato i fattori di rischio per GBV come la povertà e la disoccupazione (UN Women).
I blocchi hanno anche reso difficile l’accesso ai supporti per le persone vittime di violenza.
Impatti sproporzionati
La violenza di genere ha un impatto sproporzionato sulle donne emarginate e sulle persone con diversità di genere.
Le donne immigrate, le donne di colore, le donne con disabilità, le donne che vivono in povertà, le nuove arrivate e gli individui LGBTQI2S+ subiscono già tassi più elevati di violenza e molestie. Le lavoratrici di colore, immigrate e con handicap sono state particolarmente colpite dalla perdita di posti di lavoro e di reddito durante la pandemia, come riportato anche dall’OMS. Inoltre, la pandemia ha anche provocato un aumento dell’odio anti-semitico e di altre forme di discriminazione.
“Questo è un altro modo in cui la crisi COVID-19 sta esacerbando le disuguaglianze esistenti”, ha affermato Bert Blundon, segretario-tesoriere di NUPGE. “Di conseguenza, negli ultimi quasi 2 anni c’è stata sempre più attenzione a queste iniquità. Ma è ora di andare oltre il riconoscimento: abbiamo bisogno di azione”.
I casi di violenza sulle donne tipologie e motivazioni
Il matrimonio infantile
Non tutti i Paesi del mondo vivono la nostra stessa cultura e non in tutti i Paesi Occidentali si è in grado di controllare il fenomeno a causa del moltiplicarsi di culture altre all’interno di esse. Culture e valori che, solo in talune circostanze, assumono i contorni del terrore e dei disvalori. Il matrimonio, infatti, formale o informale (l’informalità è quello che accade, un poco più sovente da noi per vie della legislazione che per fortuna impedisce di formalizzare questi abomini), dei bambini è considerato una forma di violenza sessuale. Tale matrimonio può avere gravi effetti per la salute delle bambine (talvolta) e delle ragazze esponendole a gravi danni fisici ed emotivi. Secondo l’UNICEF, se le propensioni attuali dovessero continuare, circa 39.000 ragazze al giorno, potrebbero sposarsi prima del compimento del diciottesimo anno di età.
La tratta di esseri umani nella maggior parte dei casi riguarda le donne
Spostare gli esseri umani, tra queste le donne, molto lontano dalle loro comunità, soprattutto per usarle per lavori forzati e, purtroppo, nel commercio del sesso. Secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, annualmente vengono movimentate tra 500 mila e 2 milioni di persone e tra queste circa l’80% delle vittime sono donne e, spesso, donne giovani.
La violenza sessuale nei conflitti è molto diffusa
Casi di stupro e abuso sessuale in situazioni di conflitto. Gli artefici sono quasi sempre le forze armate, o i gruppi ribelli nella maggior parte dei casi armati o, in ultima istanza, anche i civili che approfittano della circostanza tumultuosa per avere la meglio su giovani donne indifese. In numerose situazioni di conflitto, la violenza sessuale è adoperata come strategia disposta per spaventare le comunità locali e mortificare i loro nemici. Si narra, anche se i dati non sono del tutto ufficiali, che nel corso della guerra del 1992-5 in Bosnia siano state stuprate da 20 a 50 mila donne, molte di esse davvero giovanissime. Si stima, inoltre, che più di mezzo milione di donne siano state vittima di stupro nel corso del genocidio ruandese nel lontano 1994.
Molestie sulla dote
La dote matrimoniale è una tradizione, prima degli anni Trenta presente anche nelle nostre aree geografiche (più nelle comunità montane, nelle isole, nell’entroterra e nel meridione italiano) abbondantemente praticata nell’Asia meridionale, in cui la tradizione vuole che la sposa porti in dotte al futuro marito una somma di denaro e regali al momento del matrimonio. Non farlo o non portarne sufficientemente, talvolta porta a molestie da parte del futuro marito e, cosa davvero pericolosa, anche della sua famiglia. Ci sono casi nei quali la famiglia dello sposo per ripianare la questione chieda alla sposa, e per essa alla sua famiglia, anche richiedere più di quanto prima concordato.
La mutilazione genitale femminile (MGF) purtroppo, talvolta, è praticata anche se si trasferiscono in Occidente
Si tratta di una procedura che implica il taglio o la rimozione di parti genitali della donna per questioni non assolutamente mediche. Le mutilazioni genitali femminili non hanno benefici per la salute delle ragazze e delle donne che lo subiscono spesso senza il loro consenso e semplicemente. È nocivo e può causare gravi imprevisti per la salute di esse. Oltre 120 milioni di donne e ragazze attualmente in vita pare abbiano subito la mutilazione genitale femminile. Tale ritualità, perché di questo sostanzialmente, si tratta, viene praticata per una serie di ragioni, tra queste le credenze culturali e religiose.
La violenza e l’abuso domestico
Si tratta di una tremenda e imprevedibile violenza per mano del proprio partner o di un familiare. Questa, se diamo uno sguardo ai numeri, anche in Italia, è la forma più frequente e anche quella più difficile a sconfiggere di violenza che subiscono le donne a livello planetario secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Un rapporto del 2014 dell’Agenzia per i diritti fondamentali dell’UE precisa che una donna su tre, proprio nella nostra Unione europea ha subito una alcune forma di aggressione fisica e/o sessuale sin a partire dal suo quindicesimo anno di età.
Cosa fare nelle nostre classi
è ragguardevole e doveroso parlarne con una certa attenzione e con particolare riguardo a quelle realtà nelle quali sono presenti bambine e ragazze di cultura altra. Bisogna intervenire con il massimo rispetto, complessivo, del corredo valoriale delle alunne e, al contempo, con fermezza nell’affermazione dei diritti umani e del fanciullo sovente violati. Di pregio l’unità di apprendimento multidisciplinare realizzata per degli alunni di classe terza dai bravissimi docenti dell’Istituto comprensivo “Elisabetta Betty Pierazzo” di Noale (istituto diretto con speciale competenza dal Dirigente Scolastico dottoressa Francesca Bonazza) dal titolo “Diritti umani: la violenza sulle donne e i diritti della donna”.
Il valore della proposta è racchiuso proprio nella descrizione dell’UDA dove si legge “Gli alunni della classe si trovano in una fase di crescita in cui il rapporto fra sessi opposti riveste un’importanza fondamentale, sia in termini di sviluppo della propria individualità sia in termini di riconoscimento dell’altro. La scuola non può esimersi dal proporre un modello di rapporto uomo/donna che si fondi sulla costruzione di un dialogo emotivamente sano e slegato da luoghi comuni e preconcetti purtroppo ancora oggi imperanti. Espressione dei bisogni degli studenti: conoscere il mutare della condizione della donna nello spazio e nel tempo; imparare a rapportarsi con il sesso femminile in maniera sana e non stereotipata; riconoscere i cambiamenti fisico-psicologici propri dell’adolescenza e imparare ad accettarli in sé stessi e negli altri”.
UDA-Diritti umani la violenza sulle donne e i diritti-della-donna