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Gloria Steinem: "Ci salveranno solo le ragazze"

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Una ragazza di 83 anni si aggira tra di noi: Gloria Steinem, militante di sinistra e femminista, giornalista, fondatrice della rivista "MS" e ancora citata per le sue celebri frasi e "bon mot" a favore dei diritti civili, individuali, libertari, soprattutto dei diritti delle donne. Steinem è a Bologna per il Biografilm Festival, dove oggi presenta il documentario "Woman" diretto dalla regista pachistana Sharmeen Obaid-Chinoy (premio Oscar per "A girl in the river"), prodotto da Amy Richards; il documentario è parte di una serie, "Vice", prodotta da Google sulla vita delle donne oggi in diverse parti del mondo. Abbiamo parlato con questa leggenda vivente, che nel 2015 ha pubblicato la sua autobiografia, My Life on the Road.

Come nasce questa serie di documentari?"Nasce in Sicilia, durante uno dei campi-idee organizzati da Google in cui ho ripetuto quello che ho detto centinaia di volte, e cioè che la violenza contro le donne, a livello planetario, ha le forme più differenti, sia che si tratti di matrimoni di bambine o di mutilazione genitale, sia che si tratti di predilezione per le minorenni in Asia. E poi c'è la violenza domestica in America o quella contro le donne canadesi indiane, vittime di un'impressionante serie di omicidi e di un traffico sessuale. Per non parlare della violenza contro le donne in prigione in Nordamerica. La lista è infinita. Quando ne ho parlato, nel pubblico, lì in Sicilia, c'era Shane Smith, uno degli inventori di Vice, che dopo il mio discorso è venuto da me e dalla nostra produttrice, Amy Richards, con le lacrime agli occhi, e ha detto, "ho due figlie femmine, dobbiamo fare qualcosa"".

E poi?"Ne abbiamo parlato a New York, gli ho esposto le varie situazioni di cui ero a conoscenza, e abbiamo deciso di mandare donne corrispondenti di Vice in giro per il mondo a raccogliere testimonianze. E io ho registrato in studio a New York una mia introduzione a ognuno di questi episodi, fra cui Woman, che verrà presentato oggi a Bologna. Sono già andati in onda in Usa, Inghilterra, Cina e India. Spero presto anche in Italia".

Con tutta la sua conoscenza ed esperienza in materia, c'è qualcosa che l'ha sorpresa nella realizzazione di questi film?"La sorpresa più incredibile è stata vedere come persone che consideriamo criminali secondo qualsiasi standard internazionale, persone che hanno commesso violenze inaudite contro le donne, rispondessero alle domande, ammettendo le loro azioni come appartenenti a una cultura e aggiungendo che le donne le meritavano: la violenza tremenda accettata come dato di fatto dalla cultura vigente. Non intendo demonizzare nessuno in particolare, siamo tutti esseri umani dunque fallibili: io denuncio semmai le tradizioni di grandi crudeltà ossificate in certe culture, anche in quelle occidentali e teoricamente "avanzate", che la gente accetta perché fanno parte dell'aria che respirano".

Crede che la televisione, o il cinema, come mezzi di comunicazione possano aiutare in questo senso?"L'influenza dei media è enorme. Il cinema era l'unico luogo in cui vedevo donne fare cose non tradizionali. Ma ovviamente i film della mia epoca, parlo degli anni '60 e '70, contenevano qualcosa di irrealistico. La grande svolta nella mia vita è stata la possibilità di usare i nuovi mezzi di comunicazione, prima la tv e adesso Internet, per raccontare la realtà".

Prima di Bologna, lei è stata a Bruxelles, presso l'Unione europea."Ho avuto l'onore di essere invitata da vari gruppi di donne. La Ue è molto più avanti di altri organismi, compreso l'Onu, dove si discute di norme a difesa delle donne, ma poi queste restano sulla carta, perché sta ai governi riconoscere quelle norme e trasferirle nei propri ordinamenti. La Ue riesce invece a rendere più concreti i propri propositi".

Dopo Bologna, tornerà in Sicilia, nei campi accoglienza. Quali sono i programmi?"Si è dovuta condurre una battaglia perché si avesse consapevolezza che i rifugiati a livello globale sono soprattutto donne e bambini. In passato ho lavorato con attiviste sull'immigrazione come Pramila Jayapal, che recentemente è stata eletta al Congresso americano. Questa realtà, a partire dalla Sicilia, da Lampedusa, merita tutta l'attenzione del mondo cosiddetto illuminato. È sempre più chiaro che i confini nazionali stanno morendo. La povertà in una parte del mondo non è contenibile e non dovrebbe essere contenuta, dobbiamo avere una coscienza al di là delle differenze nazionali".

Non posso non chiederle cosa pensa di Trump."Come la maggioranza degli americani mi ritrovo sempre a chiedere scusa per una tempesta perfetta di strane circostanze che ha portato alla Casa Bianca un presidente incompetente, distruttivo, non qualificato. Vorrei sempre ricordare che Trump non ha vinto con il voto popolare, che ha perso per 10 milioni di voti, tre a Hillary e 7 agli altri candidati. Ma è comunque colpa nostra. In pochi sono andati a votare, non abbiamo considerato che nell'epoca dei tweet una semplice bugia può diventare la verità complicata, ma è successo e facciamo il meglio per mitigarlo. Credo che fino ad ora siamo riusciti a fermare i suoi sforzi. Come la scemenza di voler tornare al carbone. È impossibile. Questo è un presidente da niente. Ma da questa situazione stanno uscendo due cose positive: il rafforzamento della democrazia e una diminuzione del ruolo dominante degli Stati Uniti nel mondo".

Lei è ottimista sul nostro futuro, soprattutto per le giovani donne?"Sì, è incredibile, andando in giro per il mondo, quanta solidarietà e sensibilità s'incontrino. Noi eravamo un piccolo gruppo che cercava di cambiare la consapevolezza, ma ora siamo la maggioranza, anche se non siamo al potere. Gli attivisti e i giovani non demordono. Dico sempre che ho dovuto aspettare che alcuni dei miei amici nascessero. E ormai siamo svegli, siamo in allerta, attivi e non torniamo a casa".

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