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ALBAMONTE (ANM) «GRAVE L'ERRORE SULLO STALKING»

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intervista di Fabrizio Ricci 29 giugno 2017.
Il segretario dell'Associazione nazionale magistrati condivide le preoccupazioni dei sindacati sulla depenalizzazione di fatto di un reato pesante, che colpisce soprattutto le donne. "Ancora una volta la fretta ha portato il legislatore a sbagliare"

Sullo stalking non si può scherzare. Il reato è grave, odioso, perché colpisce la vittima, quasi sempre una donna, con insistenza e crudeltà, attraverso minacce continue e assillanti, che in molti casi possono avere conseguenze drammatiche. Ecco perché pensare di poter riparare a una condotta del genere con un semplice risarcimento economico appare assurdo, persino oltraggioso per le vittime. Eppure, secondo Cgil, Cisl e Uil, è proprio questo che potrà accadere dopo l'approvazione della riforma sul processo penale, una riforma che - hanno denunciato i sindacati - porta ad una depenalizzazione di fatto del reato di stalking. "Una vergogna" secondo le tre organizzazioni dei lavoratori, nient'altro che una "bufala" secondo esponenti della maggioranza parlamentare, in particolare del Pd, che hanno bollato la denuncia dei sindacati come un caso di "procurato allarme". Per fare chiarezza abbiamo allora pensato di chiedere il parere di un addetto ai lavori, un giudice che in passato si è occupato spesso di stalking e che oggi è alla guida dell'Associazione nazionale magistrati, Eugenio Albamonte.

Rassegna Dottor Albamonte, ritiene che la preoccupazione espressa da Cgil, Cisl e Uil rispetto a una depenalizzazione di fatto del reato di stalking sia fondata?

Albamonte La preoccupazione è sicuramente fondata. Le nuove soluzioni che sono state pensate dal legislatore, con spirito deflativo, cioè con l’intento di ridurre il carico di lavoro che grava sugli uffici giudiziari del penale, sono incappate, non so quanto volontariamente, in questo errore. E cioè che anche per reati gravi come lo stalking, il giudice possa decidere, sulla base del risarcimento del danno, l’estinzione del reato procedibile a querela, senza che ci sia un’effettiva remissione della querela stessa.

Rassegna Eppure il Pd ha definito l’allarme dei sindacati infondato. La presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti è arrivata a parlare di «terrorismo psicologico»

Albamonte Guardi, insieme ad altri colleghi abbiamo esaminato la norma con grande attenzione, nella speranza di trovare una soluzione rassicurante su questo versante, ma non siamo riusciti a trovarla. Sarà un nostro limite, sicuramente. E però devo dire che non è la prima volta che sullo stalking il legislatore, diciamo così, “inciampa".

Rassegna Cosa intende?

Albamonte Mi ricordo bene che qualche estate fa, quando venne varato il cosiddetto decreto “svuotacarceri”, in pieno agosto ci siamo ritrovati con tutti gli stalker a piede libero, perché il legislatore non aveva considerato che un decreto fatto in quel modo sarebbe andato ad impattare anche su reati di grave allarme sociale, come è appunto lo stalking. Così, dalla sera alla mattina, diverse persone, che erano state detenute proprio per la pericolosità delle loro condotte, furono messe in condizione di ripetere i reati, per di più in un periodo dell’anno in cui è anche molto difficile apprestare le dovute tutele alle vittime con strumenti adeguati.

Rassegna Dunque, sembra di capire, lei denuncia soprattutto un problema di disattenzione, più che di volontà politica.

Albamonte Che ci sia stata negli ultimi anni un volontà politica forte del legislatore su questo tema è innegabile. Dopodiché quello che abbiamo contestato come Anm, anche rispetto a quest’ultimo ddl, è proprio la troppa fretta. Ricordiamoci che ci sono stati due passaggi con fiducia, che non hanno consentito di prendere in considerazione nessuna valutazione critica. Anche spunti assolutamente ragionevoli, volti all’unico fine di migliorare la legge, sono stati completamente trascurati. Ecco, queste sono poi sono le conseguenze in cui si incorre. Non dico dunque che il legislatore abbia fatto apposta, dico che si è sbagliato, proprio per la fretta eccessiva di approvare la legge.

Rassegna Come pm lei ha seguito vari processi per stalking. Ritiene che la normativa attuale tuteli a sufficienza le vittime? E perché in molti casi, come in quello recente e drammatico di Ester Pasqualoni, anche denunciando le donne non ricevono le giusta tutela?

Albamonte La prima risposta è sì, la normativa offre una tutela sufficiente a mio avviso. C’è però un sottofenomeno dello stalking, sempre più diffuso, che è il cyber-stalking che è stato finora sottovalutato. Anche qui, in occasione dell’approvazione della legge sul cyber bullismo, la commissione Giustizia alla Camera aveva inserito una norma che prevedeva il rafforzamento dell’ipotesi di reato del cyber stalking. Poi però nel passaggio al Senato questa norma è stata eliminata. Ebbene, anche qui è stata persa un’occasione: la mano destra (la Camera) aveva predisposto una norma molto efficace, la mano sinistra (il Senato) l’ha azzerata completamente.

Rassegna E per quanto riguarda le denunce che non sempre salvano la vita?

Albamonte Ogni caso fa storia a sé, la cosa che posso dire è che va fatta sempre molta attenzione. A volte capita che anche le denunce di stalking possano essere strumentali e quindi, prima di prendere provvedimenti, anche estremi, come la carcerazione, ovviamente dobbiamo essere sicuri del fatto nostro e fare tutte le verifiche che consentano di vagliare la fondatezza della denuncia. È chiaro che quelle verifiche vanno fatte molto celermente. Ma non in tutti gli uffici italiani i colleghi hanno a disposizione una polizia giudiziaria qualificata, formata e sensibilizzata sui tempi dell’accertamento. Noi a Roma un accertamento del genere lo facciamo in 4-5 giorni al massimo e nel frattempo predisponiamo, sempre attraverso la polizia giudiziaria, una sorta di tutela preventiva per la vittima, che è fatta di vigilanza, presenza, rapporto diretto con operatori formati e sensibilizzati. Ma queste cose si possono fare bene in una procura grande, con più risorse e mezzi anche per una formazione specifica alla polizia giudiziaria. Non tutta Italia è nelle stesse condizioni, le realtà sono molto diverse, e lo sono anche le risorse a disposizione.

Rassegna In conclusione, il vostro giudizio sulla riforma del processo penale è negativo, anche se su alcuni nodi, come quello della prescrizione, si sono fatti passi avanti. È così?

Albamonte Sulla prescrizione abbiamo detto che la modifica è migliorativa rispetto alla normativa precedente. Il fatto però è che si va ad intervenire sull’effetto della prescrizione, cercando di limitarne i danni, mentre noi chiediamo da anni un intervento sulle sue cause, ovvero la scarsezza di risorse degli uffici giudiziari, la carenza di magistrati, di personale amministrativo, di investimenti. Una situazione critica che si combina con il sovraccarico di affari che trattiamo in sede penale, che sono di scarsissimo interesse e che potrebbero, questi sì, essere depenalizzati, per dedicare invece l’operatività delle risorse a disposizione a fati gravi, come ad esempio quelli relativi allo stalking.
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