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CONDANNA DEL PREMIO NOBEL SAN SUU KYI : IL MONDO SI RIBELLA

MYANMAR: DALAI LAMA, PROFONDAMENTE ADDOLORATO PER CONDANNA SUU KYI



Il leader spirituale tibetano in esilio, Dalai Lama, si e' detto ''profondamente addolorato'' per la sentenza emessa contro la leader democratica del Myanmar Aung San Suu Kyi, la quale dovra' trascorrere altri 18 mesi agli arresti domiciliari.

''Come buddhista, vorrei nuovamente lanciare un appello alle autorita' birmane affinche' mostrino comprensione e magnanimita' rilasciando'' Suu Kyi, ha detto la guida spirituale in una nota inviata da Dharamshala, luogo in cui si trova il governo tibetano in esilio.

''Facendo questo non solo contribuirebbero alla riconciliazione ma mostrerebbero anche un gesto di buona volonta''', ha affermato il Premio Nobel per la Pace. ASCA-AFP - Dharamshala, 12 ago 09.

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Birmania, il mondo si ribella: "Liberate San Suu Kyi"
di Roberto Monteforte

«Grazie per il vostro verdetto». Così, tra l'ironia e il sarcasmo,la leader dell'opposizione birmana, il premio Nobel per la Pace 1991 Aung San Suu Kyi,ha commentato il verdetto della corte speciale nel famigerato carcere di Insein a Yangon, la vecchia capitale dell'ex Birmania già nota come Rangoon, che l'ha condannata ad altri 18 mesi di arresti domiciliari. Fino al 2010, quando si dovrebbero tenere le lezioni politiche.

Una «pena» che potrebbe ancora una volta condizionare pesantemente l'esito del voto. Non ha aggiunto altro. È rimasta impassibile davanti alla lettura della sentenza. Ritenuta colpevole per aver presumibilmente violato le leggi in materia di sicurezza. Sua colpa è l'aver ospitato lo scorso maggio per due giorni nella sua casa, rompendo l'isolamento impostole dal regime, un cittadino americano.

Il volto teso, eretta, minuta nel suo abito tradizionale dal colore rosa e grigio chiaro, la donna sotto forte scorta è rientrata nella sua modesta abitazione alla periferia ovest della città da dove era stata prelevata a forza dai militari lo scorso 14 maggio, per l'inizio del processo. Ora nella sua residenza sconterà l'ennesima pena.

Non sono state sufficienti le proteste internazionali, la minaccia da parte dell'Unione Europea di irrobustire le sanzioni economiche. La condanna è arrivata violenta come uno schiaffo in piena faccia all'opinione pubblica del mondo intero.

Le proteste e l'attenzione internazionale, forse però un effetto lo hanno avuto. Contro la minuta sessantreenne leader dell'opposizione non violenta il tribunale speciale era stato particolarmente pesante: l'aveva condannata a tre anni di lavori forzati. Ha giocato la carta mediatica il capo della giunta militare al potere nel Myanmar, generale Than Shwe. Con un suo decreto speciale prima ha ridotto della metà il periodo di detenzione, quindi ha «concesso» gli arresti domiciliari. Non certo per caso ieri l'udienza è stata pubblica, aperta a diplomatici, giornalisti stranieri e ai compagni di Suu Kyi nella Lnd, la Lega Nazionale per la Democrazia.

L'obiettivo del regime militare è parso evidente: mostrare all'opinione pubblica internazionale ad un tempo la fermezza della giunta militare ed anche la sua clemenza. Le autorità si sono date cura di precisare che vi sarebbe stata una «sospensione» della reclusione e non tanto di arresti domiciliari. Gli effetti, al momento, sembrerebbero uguali. Per Suu Kyi si ripropone la stessa misura di restrizione della libertà che l'ha ininterrottamente bloccata nella sua abitazione per gli ultimi cinque anni e per ben quattordici dei passati vent'anni, senza però riuscire a impedirle di diventare la guida carismatica del movimento per la libertà e la democrazia del Paese, amata dal suo popolo e simbolo della resistenza non violenta nel mondo intero.

Il tribunale è stato di mano pesante anche verso il cittadino americano, John Yettaw, che aveva raggiunto la dimora di Suu Kyi a nuoto, attraversando l'antistante lago artificiale Inye. Ben sette anni di lavori forzati: tre per violazione delle leggi sulla sicurezza, altrettanti per immigrazione illegale nel Paese asiatico, e infine uno per violazione delle norme municipali sull'attività natatoria. Sentenza che pare surreale. Pene identiche a quella di Suu Kyi, infine, sono state inflitte alla sue due assistenti-governanti.

Numerose e significative sono state le reazioni alla sentenza di condanna della leader dell'opposizione birmana da parte del regime militare. Ieri sera ne ha discusso anche il Consiglio di sicurezza dell'Onu. Lo ha riferito l'ambasciatore britannico alle Nazioni Unite, John Sawers.  L'Unità.it - 12 agosto 2009

 

MYANMAR: AUNG SAN SUU KYI CONDANNATA A 18 MESI DI ARRESTI DOMICILIARI


Yangon, 11 ago. (Adnkronos/dpa) - La leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi e' stata condannata ad altri 18 mesi di arresti domiciliari. La sentenza originaria emessa dal tribunale speciale del regime del Myanmar era stata di tre anni di prigione e lavori forzati ma il verdetto e' stato immediatamente commutato dal leader della giunta militare del Myanmar, il generaleThan Shwe, nella pena piu' lieve.
11 agosto, 2009

 

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