L'ITALIA ALL'ONU PER IL CONTRASTO DEI MATRIMONI PRECOCI E FORZATI
Un impegno prioritario nell'affermazione dei diritti umani per il nostro Paese la cui Rappresentanza al Palazzo di Vetro che ha organizzato un evento ad altissimo livello, in programma il prossimo 22 settembre, in concomitanza con l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Obiettivo: porre l'attenzione su un fenomeno, quello delle 'spose bambine' che negli Stati in cui è più comune ha tra gli effetti più gravi tassi di analfabetismo femminile tra i più alti al mondo
L'Italia è in prima linea alle Nazioni Unite per contrastare il fenomeno dei matrimoni precoci e forzati, che non solo rappresenta una delle diverse forme di violazione dei diritti umani, ma ha anche gravi ricadute sociali ed economiche negative come l'analfabetismo e le gravidanze precoci. La pratica è diffusa soprattutto nell'Asia meridionale e nell'Africa subsahariana, realtà in cui il 46% delle spose sono bambine
Il tema, quindi, è stato posto tra quelli prioritari nell'agenda degli impegni del nostro Paese per la tutela dei diritti umani e, come spiegato nel corso di un evento ad hoc che si e' tenuto al Palazzo di Vetro di New York, sulla delicata materia la Rappresentanza italiana alle Nazioni Unite organizzerà un evento di alto livello il prossimo 22 settembre, a margine dei lavori dell'Assemblea Generale Onu, per affermare il principio che "tutti siamo chiamati a individuare la strada da intraprendere per porre fine a tali unioni". Nel corso dell'incontro si è anche sottolineato che "lo stesso approccio inclusivo tra Stati membri, Nazioni Unite e società civile, già portato avanti nella battaglia alle mutilazioni genitali femminili, può portare a buoni risultati sui matrimoni precoci e forzati negli anni a venire".
Secondo dati Unicef del 2012, il 41% delle donne di età tra i 20 e i 49 anni si e' sposata forzatamente prima del compimento dei 18 anni. E il fenomeno, oltre a costituire una violazione dei diritti umani, ha conseguenze negative anche sotto il profilo socio-economico: per esempio, i Paesi in cui tali unioni rappresentano una prassi radicata mostrano tassi di analfabetismo femminile tra i più alti al mondo. La pratica, come mostra un rapporto dell'Ohchr, negli ultimi decenni è in calo, anche se molto lentamente.