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INDAGINE STATISTICA DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA SUL FENOMENO DELLO STALKING

Che cosa ha a che fare la precarietà con lo stalking? In base all'analisi compiuta dal Ministero della Giustizia nel 2014, almeno un terzo degli stalker è disoccupato e con lavoro saltuario. I dati statistici aiutano a comprendere le dinamiche di uno dei reati più molesti e pericolosi di questi ultimi tempi, la cui continuità nel tempo è un fattore da tenere in opportuna considerazione, specie in quelle circostanze in cui le donne con la sindrome della crocerossina (io ti salverò) non affrontano la realtà per quella che è, ed espongono se stesse, e i figli quando ci sono, al reiterarsi di violenze fisiche e psicologiche.

La ricerca basata sull'esame dei fascicoli dei procedimenti definiti con sentenza di primo grado negli anni 2011-2014, presso 14 sedi di tribunale dislocate in tutta Italia, rileva che nel 64% dei casi il violento non si ferma alla prima denuncia della vittima, e nel 7% dei casi sia l'imputato che la vittima erano stati coinvolti in circostanze precedenti di violenza nella medesima funzione di vittima e carnefice. Questo porta a meditare sulle dinamiche psicologiche che inducono alcune donne a scegliere l'uomo sbagliato come se un destino ineluttabile fosse scritto a caratteri indelebili nella loro storia personale. A tal proposito è utile la lettura di "Donne che amano Troppo", il libro scritto, negli anni '70, dalla psicologa americana Robin Norwood che ha fatto da apripista alla discussione sulle dipendenze affettive e sulla sofferenza di tante donne che non trovano il coraggio di liberarsi dal coniuge o compagno violento .

Il reato di stalking si evidenzia quando la persona che subisce maltrattamenti o coercizioni psicologiche decide di presentare regolare querela. Lo stalker è in massima parte un ex coniuge, o compagno di vita che viene lasciato dalla propria partner, anche se spesso alcune situazioni di trascinano nel tempo perché la donna oppressa e picchiata in casa, o intimorita e inseguita dovunque dall'ex compagno, non denuncia per vergogna; per non ammettere il fallimento della propria unione, o perché è priva di mezzi di sostentamento per sé e per i figli.

Tra le vittime che denunciano, una su quattro ritira la querela. Tuttavia il reato di cui all'art. 612 bis del Codice penale che ha il nome di Stalking raggiunge un 42,5% di condanne, un 14,9% di patteggiamenti, e un 11,5% di assoluzioni.

Il movente che spinge l'imputato a commettere il reato di stalking nel 30,4% è la convinzione che insistendo si possa ricomporre il rapporto. Seguono nella rilevazione statistica motivi di gelosia e senso di possesso per l'11,1% dei casi, mentre per un 3,30% di imputati emerge una incontrollabile ossessione sessuale o psicologica verso la ex amante.

L'età media dello stalker è di quarant'anni. Le donne risultano essere vittime nel 90% dei casi, ma la persecuzione, non meno oppressiva di quella degli uomini, è agita anche da donne stalker, come risulta per il 10% delle sentenze di condanna in tribunale. (w.m.)

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