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SI PREPARA IL BLIZ ANTIDONNE PER EVITARE IL MODELLO CAMPANIA

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Legge elettorale pugliese
Si prepara il blitz antidonne

Consiglieri al lavoro per evitare il modello Campania
Con la doppia preferenze molti temono di mettere
a rischio la propria rielezione


I banchi della giunta nell'aula del consiglio regionale pugliese

BARI - A parole (e nei dibattiti) tutti d'accordo a favorire l'ingresso delle donne nelle istituzioni. Nei fatti e con i provvedimenti tutti gelosi del proprio status. I consiglieri regionali della Puglia si preparano ad elaborare una nuova legge elettorale, visto che la vecchia è stata censurata dalla Corte costituzionale. Ma di inserire la disposizione per la doppia preferenza - un uomo/una donna, come prevede la legge campana e come sollecitato in Puglia da più parti - non ne vogliono sapere. Beninteso, nulla di deciso finora. Ma i primi passi sono stati mossi ieri, rapidi e silenziosi, una specie di blitz. Della materia si è occupata la conferenza dei capigruppo, in una riunione tenuta riservata (chissà perché) e coordinata dal presidente del Consiglio Onofrio Introna. La conclusione è un invito collettivo a fare presto: anche per evitare di incrociare il dibattito in Commissione con la proposta di legge di iniziativa popolare, avviata lo scorso 8 marzo dai movimenti delle donne.

Si tratta della proposta che chiede di presentare liste elettorali composte per il 50% da donne e 50% uomini, pena l'inammissibilità. E che dispone la doppia preferenza: l'elettore che esprime due voti deve obbligatoriamente indicare due candidati di sesso diverso. In caso contrario, vale solo la prima preferenza quale che sia. In Campania ha avuto successo, il numero delle consigliere si è moltiplicato. La raccolta delle indispensabili 15mila firme (per l'iniziativa popolare) partirà molto presto e quindi tra qualche settimana la proposta potrebbe essere presentata agli uffici. Al momento, in commissione Affari istituzionali non è depositato alcun progetto di legge. Dunque, quella di iniziativa popolare sarebbe la prima proposta se depositata in tempo. Ma i consiglieri faranno prima: ieri si è deciso di abbozzare un testo, magari con l'ausilio di un costituzionalista. La doppia preferenza non è stata esclusa in via di principio. Ma il dibattito ha fatto emergere due questioni: i gruppi di centrodestra dichiarano di avere poche donne disponibili alla durezza dell'agone politico e denunciano la fatica a compilare le liste col metodo del 50-50; i consiglieri uscenti del centrosinistra (qui le le donne non mancherebbero) temono di mettere a rischio la propria rielezione con la nuova disposizione. Tanto più in considerazione della sicura decurtazione del numero dei consiglieri. Si è parlato anche di questo nel corso della riunione di ieri. Il Consiglio regionale ha già approvato, in prima lettura, la riduzione dei consiglieri da 70 a 60. Tuttavia, il decreto Tremonti dell'estate scorsa ne indicava 50 per la Puglia, a pena di gravi sanzioni (più corretto dire: disincentivi) da indicare in un decreto, che però non ha mai visto la luce. Quella disposizione (con il numero dei consiglieri fissato dal governo) è stata impugnata da un gruppo di Regioni, sulla base della denunciata lesione all'autonomia regionale. La Corte costituzionale si pronuncerà molto presto. Ieri si è dibattuto a lungo se approvare la seconda lettura prima o dopo la sentenza.

Si capisce dove vogliono andare a parare i favorevoli al «dopo». Se la Consulta stabilisse la competenza regionale e bocciasse la norma statale, ridarebbe fiato a quanti sostengono che il numero di 70 si adatta meglio alle esigenze della Puglia. Per la verità, sul punto restano molte prese di posizione in senso contrario, quasi tutte dal sapore propagandistico. Per esempio: la proposta di riforma per la riduzione a 50, prima del Pd e poi anche del Pdl; e anche la presa di posizione di Nichi Vendola per un consiglio a 50. Beninteso, il governatore è sinceramente intenzionato a promuovere un Consiglio ridotto nei numeri, ma la sua rimane una petizione di principio, perché sul punto ha sempre lasciato la strada «alla legittima autonomia del consiglio regionale», non essendo la riforma dello statuto «competenza della giunta». Ad ogni modo, e prima del resto, nella prossima settimana arriverà l'incarico al consulente giuridico per la scrittura di una bozza di legge elettorale. I consiglieri delle piccole province scalpitano, perché temono di essere schiacciati dalle più grandi. E propongono la revisione dei collegi (oggi su base provinciale) secondo un metodo del tutto aritmetico. Divedere i 4 milioni di abitanti della Puglia per sei (le attuali province) e determinare così il collegio. Legge elettorale, ogni volta un rompicapo. (Francesco Strippoli, 28 marzo 2012)

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it

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