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Pari opportunità: sorellanza o sorellastranza?

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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Da quando nel 1998 mi presi lo sfizio di fare un programma su una TV locale, 'Telenuova Pagani'   -un saluto ad Aurora Torre, Patrizia Sereno e Pierino Califano, alé-   intitolato ‘Il soffitto di cristallo’, dedicato a valorizzare le donne in carriera dell’Agro Nocerino Sarnese, con l’intervista d’esordio alla neo-miss Mara Carfagna, ne dovrebbe essere passata di acqua sotto i ponti e tutti i soffitti di cristallo dovrebbero essere più che infranti.

Leggo dal 'Corriere della Sera' edizione on line di ieri che Maria Rosaria Carfagna (detta Mara), in un sito statunitense, 'Sportrichlist', è stata consacrata alla guida della classifica dei 10 politici più belli del mondo. Passi per il n. 2, Enrique Pena Nieto e la terza, Hina Rabbani … che sono esteticamente ‘potabili’, è sulla quarta che l’attendibilità comincia a vacillare, perché non mi potete convincere che non ce ne siano meglio di quella ‘strappona’ alaskana di Sarah Palin.

Tanto per fare un nome e per rompere la logica della rappresentanza per Paese (però in classifica c’è pure Mick Romney: com’è questa preponderanza di destrorsi USA?), ma, ad essere obiettivi, una posizione di vertice la meriterebbe Alessandro Di Battista, di M5S, a patto, però, che io riesca a contagiargli la mia attuale afonia.

Ho scelto di cominciare un articolo di grande serietà ‘scientifica’ sull’ancora carente spirito di sorellanza femminile, gap che persiste a vanificare ogni vera ‘parità’ fra i generi, con un tono disteso e ridanciano. Delle volte, lo ammetto, mi faccio prevaricare dal mio istinto di femminista fondamentalista e parto ‘de panza’, con l’intento di piazzare due piattonate a freddo: un metodo che quasi mai sortisce i risultati, rendendomi abbastanza sgradevole persino a me stessa.

Finito il raptus della confessione autoanalitica, passo ad affrontare la tematica che mi sta a cuore e che è una scaturigine del mio articolo di l’altro ieri, sulle foto di Veronica Lario non in tiro, comparse sul settimanale ‘Chi’ che mi ha messo in mezzo ad una sorta di scontro epocale fra Guelfi e Ghibellini.

Anzi, fra Guelfe e Ghibelline, perché i maschietti, bontà loro, si sono tenuti prudentemente alla larga. Da un lato, infatti, c’è stata chi ha compreso perfettamente che l’episodio di Veronica era solo un casus belli assunto per fare un ragionamento più ampio, dedicato all’imbalsamazione in vita imposta o autoimposta alle donne (e anche a qualche uomo) per malintesi motivi di estetica e di ricerca dell’eterna giovinezza e di non accettazione dell’evoluzione ‘naturale’ del proprio aspetto con il trascorrere degli anni; dall’altro, al di là delle partigiane del sor Silvio, delle sue martiri della jihad, si sono schierate le sciure del ritocchino, della siringhetta che mitiga per l’espace d’un matin o per tre mesi rughe e solchi sul viso, mentre sul collo il plissé è, al momento, poco riparabile. Quelle là mi hanno sbranata, con somma goduria, fingendo di prendersela con la povera Veronica.

Spiego: quando io dico ‘Veronica sei tutte noi’, trascendo dalle condizioni economiche da lei godute mercé il divorzio e dal vissuto pregresso della ex signora Berlusconi. Mi riferisco alla sua amarezza, alla sua delusione, alla sua voglia di prendere le distanze da un uomo che non è più quello che lei aveva amato (o, forse, non lo era mai stato).

Chi di voi, a cuor leggero, si sarebbe sottratta, all’appassionato e, ai tempi, sincero corteggiamento di un affabulatore nato come Mr B.? Chi ostenta raccapriccio, mente, sapendo di mentire. La lusinga, la passione, l’entusiasmo di un sentimento producono sipari di prosciutto sugli occhi. Ed anche la sopportazione di un tradimento senza tregua e ostentato nella maniera più becera  -per quanto tale benda sugli occhi possa essere stata lautamente ricompensata, secondo la versione delle contraddittrici-  ha un suo limite; né possiamo ergerci a giudici della presenza o meno di dignità nell’altrui comportamento, se non vogliamo essere passate al microscopio: nessuna può permettersi di scagliare la prima pietra, specie le discobole dell’’io no’.

Quanto alla mia ricostruzione sulla dinamica che ha generato la pubblicazione di certe foto sul settimanale tempio del gossip, pare che io non sia andata troppo lontana.

Me lo conferma una notiziola apparsa sull’on line di via Solferino (a proposito, ma il 'Corsera' è ancora lì?), secondo la quale, dopo l’outing di Sandro Bondi, la sovrintendenza della cassa di Forza Italia è passata a Maria Rosaria Rossi. Ovvero a colei che appartiene al cerchio magico di Madame de Maintenon d’ajourd’hui…: notate che l’amante ufficiale e sposa morganatica di Luigi XIV, il Re Sole, si chiamava appunto Françoise…

Quest’avvicendamento testimonierebbe la lievitazione del potere della Madame en titre e dunque, del potenziale pericolo del posto ricoperto per tutti quelli che non rientrano nelle sue grazie.

Rispetto al caso, che io ho voluto ampliare sulla libertà femminile di esibire impudicamente i segni del tempo che passa (altrettanto preziosa quanto quella di ostentare spudoratamente il proprio QI, per secoli sottoposto all’appiattente burqa virtuale imposto dagli uomini preoccupati di smarrire l’ingiusta predominanza), voglio sottoporvi, in cauda venenum, alcune osservazioni che mi sono saltate agli occhi, analizzando il caso e facendo una serie di ricerche (sono una pignola non da poco…).

I cronisti del ‘caso’ sono stati (io mi levo dal mazzo… sono una marginale) pro Veronica: sulla carta stampata ‘La Repubblica’ con Natalia Aspesi, che ha scritto un bellissimo pezzo, col piccolo neo della dimenticanza nella citazione dell’autrice dell’intervista (ossia Maria Latella) da cui ha preso il via la polemica anti-'Chi'; Beatrice Borromeo per 'Il Fatto Quotidiano' (idem… Maria è scomparsa…) e, unico maschietto, Amedeo Lamattina de’ 'La Stampa', a cui va riconosciuta un’obiettività di giudizio - comprensiva della citazione dell'autrice originaria - che lo inserisce nel genus degli homini evoluti.

Sul fronte opposto, quello degli ‘alfonsiani’, c’è Selvaggia Lucarelli, che su 'Libero', picchia duro a difesa di Alfonso Signorini, Direttore di 'Chi' (il quale, secondo voci di corridoio, sentirebbe in pericolo la sua poltrona, causa una scarsa amicizia con la Maintenon di cui sopra) dunque si schiera contro Veronica  -e Maria Latella, anche in questo caso senza nominarla, come per una specie di tabù- … D’altronde, dovendo supportare il lancio del suo libro ‘Che c’importa del mondo’, l’assunzione di atteggiamenti polemici si rivela per lei cacio sui maccheroni.

Il 'Corriere della Sera', dal canto suo, ha tenuto botta ma solo sull’on line… Nulla sul cartaceo e ci piacerebbe sapere perché: perché la Latella è ex RCS, dunque una sua intervista, anche a Veronica Berlusconi, va messa in non cale? Oppure perché il Corrierone è l’interlocutore privilegiato di Marina discendente in campo? Misteri buffi dell’editoria. Tutto questo ragionamento s’indirizza su una certa conclusione: certe donne sono ancora bene attente a non dispiacere il ‘datore di attenzione’, che le gratifica e dà loro ruolo (purché non siano scomode).

Quando, invece, si tratta di declinare la strombazzata sorellanza e di sostenere il loro diritto a non sottostare a imposizioni esogene di stira e ammira estetico, sono bravissime a sgomitare e a dare i calci negli stinchi alle ‘reiette’. Più che sorellanza, ‘sorellastranza’… e qui mi fermo, perché vedo pericolose derive enigmistiche.

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