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Donne, diritti conquistati ma non esigibili. La strada per le pari opportunità è ancora lunga

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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A cura di Domenica Marianna Lomazzo - Consigliera di Parità

Nonostante gli ultimi significativi segnali positivi riguardanti la ripresa economica del nostro paese, frutto anche di un andamento positivo dei consumi con conseguente aumento del PIL e nonostante i significativi segnali di ripresa occupazionale, la nostra società risente ancora della lunga ed intensa crisi non solo economica, ma anche sociale, culturale ed etica, che continua a colpire in modo particolare soprattutto tantissime donne, costrette a subire i danni ed i disagi derivanti dal precariato, dalla disoccupazione, dalle disparità di carriera e di retribuzione sul lavoro, dalla mancanza dei servizi assistenziali, dalla carenza di strutture a supporto della famiglia e dei bambini, nonché dai numerosi atti di violenza.

Persiste, inoltre, il dato della loro ancora esigua presenza nelle Istituzioni e nei luoghi decisionali. Una situazione,quindi,dove i diritti conquistati dalle donne diventano sempre meno esigibili e che richiede che le politiche di genere debbano essere affrontate ancora con maggiore incisività dai Governi nazionali, regionali e locali ma anche dagli attori del territorio che a, vario titolo, possono essere promotori dello sviluppo e della cultura del rispetto delle differenze e della promozione delle pari opportunità per tutti.

LE DONNE E IL LAVOROSecondo i dati EUROSTAT, i tassi dell'occupazione maschile sono stati costantemente superiori a quelli dell'occupazione femminile in tutti gli Stati membri dell'UE-28, anche se con notevoli differenze da paese a paese. In Italia, Grecia e Repubblica ceca si osservano divari di genere per i tassi di occupazione di 16-18 punti percentuali; difatti la Grecia e l'Italia hanno registrato,nel corso dell'anno, il più basso tasso di occupazione femminile. In Italia, secondo il recente rapporto OCSE, il tasso di occupazione è salito al 56,5% nell' agosto 2015 ,un punto in più rispetto a un anno fa con prospettive occupazionali positive anche per gli anni successivi e con una previsione di riduzione progressiva della disoccupazione generale all'11,7% nel 2016, all'11% nel 2017, mentre permane il dato preoccupante della scarsa occupazione delle donne. Dai dati ISTAT ottobre 2015 emerge che il dato dei disoccupati in Italia si attesta intorno all'11,5%, mentre è cresciuto il numero degli inattivi NEET. Nell'ultimo anno, difatti, l'inattività è aumentata dell'1,4 % e, se si considerano solo le donne, del 3,5 % e, se si guarda la fascia d'età tra i 25 e i 34 anni, del 3,3%. Nel 2014 i giovani NEET, persone che non studiano e non lavorano, hanno raggiunto la quota nazionale di 3 milioni e 512 mila e, di questi ,quasi 2 milioni sono donne e quasi 2 milioni vivono nel SUD. Si acuiscono le diseguaglianze di reddito tra Nord e Sud dell'Italia con un Mezzogiorno sempre più povero. Dai dati SVIMEZ emerge che nel Centro Nord oltre il 50% delle persone guadagna dall'80 al 100% del reddito medio regionale; al Sud questo vale solo per una persona su cinque. Un Sud,quindi, con il dato relativo ai poveri assoluti che continua ad aumentare e con un vero e proprio tracollo occupazionale iniziato nel 2008, e che nonostante timidi segnali di ripresa nel 2015, soprattutto, nei settori agricolo e terziario, resta con una disoccupazione al 20,2% e con un calo preoccupante della occupazione femminile. Le problematiche dell'occupazione femminile nel nostro Paese sono, per lo più, largamente imputabili ai persistenti differenziali tra Nord e Sud rispetto alla domanda di lavoro e alle reali opportunità occupazionali offerte dalle economie locali. Il Sud assicura il 98% della copertura necessaria agli sgravi occupazionali (bonus lavoro), previsti dalla Legge di Stabilità 2015,con appena 364 mila nuovi rapporti di lavoro, meno di un terzo delle 794mila assunzioni incentivate del Centronord (al netto dei posti persi). In Campania risultano appena 120 mila rapporti instaurati. Secondo gli esperti di Demoskopika, il Mezzogiorno ha utilizzato solo il 31% dei 3,5 miliardi incentivanti l'occupazione mentre il 69% è stat utilizzato dalle aree del Centro e del Settentrione. Nella provincia-area vasta di Avellino, la percentuale delle donne disoccupate continua ad aumentare a seguito della crisi che investe non soltanto le grandi aziende del territorio, ma anche un universo di piccole imprese. Le donne in un mercato del lavoro debole sono le persone che vengono maggiormente penalizzate. Difatti, dai dati in nostro possesso ed elaborati dall' Osservatorio del Mercato del Lavoro del Settore Politiche del Lavoro della nostra provincia,emerge che nell'anno 2015 per i soggetti registrati come persone in cerca di lavoro presso i nostri Centri per l'impiego, su di un totale di 84.147, le donne sono 45.016, di cui circa 26.500 hanno superato il trentesimo anno di età, 18.592 sono al di sotto del ventinovesimo anno di età, 4.185 (su un totale di 8.430 unità) sono in possesso della laurea e 17.052 in possesso del diploma di maturità (su un totale di 33.460 unità); significativo, inoltre, il dato di 21.015 donne in possesso del solo titolo di studio di scuola media inferiore. Una disoccupazione femminile, quindi, che richiede una diversificazione di interventi mirati per la necessaria e doverosa inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Se prendiamo, ad esempio, i dati relativi agli avviamenti al lavoro nel corso del 2015, osserviamo che su 20.251 avviamenti al lavoro solo 7.959 hanno riguardato le donne ; inoltre, le donne continuano ad essere impiegate in lavori con tipologia contrattuale precaria e con mansioni non corrispondenti alle loro professionalità e competenze e con l'attribuzione di livelli retributivi più bassi rispetto a quelli degli uomini. L'esistenza di differenziali retributivi di genere, anche a parità di posizione di lavoro, è un dato che emerge in maniera sostanziale in tutti i settori compreso quello pubblico. Lo scarto, ai danni delle donne lavoratrici, si crea, ancora, nel cosiddetto salario accessorio e nelle forme di salario variabile, ma anche nei benefits non economici. La totale mancanza, nelle aziende, non solo di strutture a sostegno dei genitori, e l'uso assai limitato di forme contrattuali flessibili protette e di progetti incentivanti la flessibilità ma anche di asili nido e micro-nidi, rendono difficile la conciliazione dell'impegno lavorativo con la vita genitoriale. La maternità, non ancora assorbita e valorizzata dal mondo del lavoro, continua a presentarsi difficilmente conciliabile con i meccanismi del mercato del lavoro, tanto che è in crescita il fenomeno dell'abbandono del lavoro da parte delle donne dopo la nascita del primo figlio (una donna su dieci). Nel corso dell'anno 2015, ad esempio, nella nostra provincia, dal report di rilevazione statistica elaborato dalla Direzione Territoriale del Lavoro di Avellino, relativo alle dimissioni di lavoratrici madri- lavoratori padri- ex art. 55 d. lgs 151/ 2001, emerge che ben 157 sono le donne che hanno abbandonato volontariamente il posto di lavoro a causa della carenza di strutture a supporto della famiglia e di strutture di accoglienza dei bambini in particolare. (di cui 100 tra i 26 e 35 anni e 42 tra i 36 e 45 anni), ( 99 con bambini fino a 1 anno, 36 da 1 a 3 anni e 48 oltre i 3 anni) ( 65 impiegate, 85 operaie, 2 dirigenti, 2 quadri, 2 apprendiste).Il dato positivo nella nostra provincia è quello relativo all' imprenditoria femminile. L'Irpinia rappresenta uno dei grandi capisaldi territoriali dell'impresa al femminile del nostro paese; difatti dai dati della Confcommercio, alla data del 31.12.15 emerge che, con oltre il 30,9% delle imprese , essa si colloca ai vertici della classifica delle province italiane a maggiore incidenza di imprese al femminile. Le imprese femminili sono perlopiù attive in settori come l'agricoltura con 5.503 imprese, le costruzioni con 401 imprese ed il commercio con 3.107 imprese . Inoltre, quasi tutte (77,8%) sono ditte individuali, cioè micro-imprese,che hanno retto nonostante la crisi, con un solo dato negativo, esse hanno un sistema produttivo ancora poco propenso a posizionarsi sui mercati esteri.Un dato, che deve essere, decisamente, messo in evidenza, è l'invecchiamento dell'apparato burocratico della macchina amministrativa della nostra provincia evidenziandosi così, in maniera palese, la difficoltà per le giovani donne ad inserirsi anche nel settore della pubblica amministrazione. Analizzando il dato relativo alla presenza femminile negli ordini professionali della provincia di Avellino, particolarmente positivo è risultato il dato relativo alle iscrizioni annuali, evincendosi, così, che nelle professioni, anche in quelle una volta appannaggio esclusivo dei maschi, le donne incominciano ad inserirsi in maniera significativa.

LE DONNE E LA TRASPARENZA

Il 10 marzo ricorre il 70° anniversario del primo voto alle donne,avvenuto alle elezioni amministrative del 1946. Di fatti il decreto legislativi n.4 /46 accordava alle donne oltre al diritto dell'elettorato attivo ottenuto l'anno precedente ,anche quello dell'elettorato passivo. Ad oggi nella nostra provincia persiste, nonostante i timidi segnali di crescita , un'esigua presenza di donne impegnate nelle istituzioni e nella gestione della res publica, e ciò contrariamente a quanto è contenuto nella legge 215/12 e sancito nel decreto 56/2014 Del Rio che prevede, per l'appunto, l'equa presenza di donne negli organi esecutivi degli Enti locali (il cui articolo 1, comma 137, recita:"Nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico."

In Irpinia, le donne che ricoprono la carica di sindaco sono appena 5 su di un totale di 118 comuni, la presenza delle donne nelle giunte comunali è di circa il 16,00 % e nei consigli comunali di circa il 15,00 % .

LA VIOLENZA SULLE DONNEPer quanto riguarda il fenomeno della violenza a danno delle donne, c'è da registrare, in positivo, una seria presa di coscienza da parte delle Istituzioni e delle associazioni nel programmare azioni incisive idonee a contrastare le discriminazioni e le vessazioni a danno delle donne: significativi, in questo senso, sono sia i deliberati adottati da 18 comuni della nostra provincia per la costituzione di parte civile nei procedimenti penali per i reati di violenza a danno delle donne e dei bambini sia l'istituzione di centri di ascolto e di centri antiviolenza da parte degli ambiti sociali grazie alla programmazione regionale. Ad oggi le donne che subiscono violenza possono rivolgersi ai centri di Avellino- via Pianodardine, di Cervinara, via Renazzo,di Sant'Angelo dei Lombardi, presso la sede dell' Ospedale Criscuoli,di Mercogliano, presso la sede del Centro Sociale Campanello,di - Solofra, presso la sede della Commisione P.O del Comune di Solofra, Palazzo Sant'Agostino, via Aldo Moro,di Mugnano del Cardinale, presso la sede dell'Istituzione Sociale Vallo di Lauro-Baianese, via Campo,di Marzano di Nola, presso lo sportello Antenna sociale, sede del Comune,di Ariano Irpino, presso la sede del Consorzio A1 via Fontananuova 1 e PUA Distretto Sanitario,di Grottaminarda, presso la sede PUA Distretto Sanitario,di Vallata, presso la sede PUA Distretto Sanitario. Abbiamo bisogno,ancora, di case di accoglienza e di percorsi di accompagnamento, orientamento e reinserimento lavorativo per le donne che denunciano i maltrattamenti subiti tra le mura domestiche. L'appello scaturisce dalla consapevolezza che le donne subiscono in silenzio le violenze dai partners: mariti e conviventi, proprio perché, per lo più, frenate dalla mancanza di reddito, dalla mancanza di lavoro o perché, una volta denunciata la violenza subita, non riescono a trovare un luogo dove rifugiarsi. Gli atti di violenza debbono essere intesi dalla società e dalle Istituzioni nell'ambito di comportamenti di responsabilità collettiva, come problemi di salute pubblica, da non relegare nella sfera individuale. Ma,innanzitutto,abbiamo bisogno di abbattere gli stereotipi culturali, di eliminare le segregazioni professionali e le discriminazioni di genere, le diseguaglianze anche economiche, fattori questi che spesso sono la matrice della violenza a danno delle donne.

COSA FARELe donne sono in campo e vogliono esserlo da protagoniste, occorre solamente dare loro le risposte che di diritto chiedono alle istituzioni e ad un paese democratico quale vuole essere il nostro.La questione femminile e giovanile nel sud può trovare soluzione se riusciamo a fare tesoro delle sollecitazioni del Capo dello Stato:"Ora il Governo deve aprire il capitolo Mezzogiorno", se il Presidente del Consiglio dà subito attuazione all'annunciato Masterplan e le classi dirigenti meridionali sanno guidare le scelte per la rinascita del Mezzogiorno, con la consapevolezza che senza il Sud, l'Italia non cresce. Risulta, quindi, necessario porre in essere una strategia che, a mio avviso, debba avere, come precipuo obiettivo, il rilancio dell'occupazione delle donne e dei giovani anche attraverso un utilizzo più efficace di tutte le risorse e degli strumenti posti in essere dai Governi Europeo, nazionale, regionale e locale.Per quanto riguarda l'occupazione delle donne nella provincia- ente area vasta di Avellino:1)-Bisogna favorire ed incrementare,ulteriormente, l'imprenditorialità femminile, anche attraverso una più puntuale programmazione nell'ambito delle risorse europee, ma anche tramite l'utilizzo dei fondi regionali e nazionali;2)-Risulta necessario puntare su una formazione permanente, ed in sintonia con le esigenze del nostro mercato del lavoro. Una nuova e più efficace formazione più in sintonia con le esigenze del nostro mercato del lavoro non può prescindere innanzitutto dalla formazione e dalla riqualificazione professionale sia delle donne a bassa scolarizzazione sia delle donne disoccupate di lunga durata o occupate con lavoro precario e che hanno superato il trentesimo anno di età;3) E' necessario armonizzare i tempi di lavoro rispondendo alle esigenze delle donne con orari di lavoro flessibili, e favorire la crescita di strutture a supporto dei figli e della famiglia in genere. Il nostro Welfare, nonostante i positivi provvedimenti contenuti nel decreto legislativo 80/15 di tutele alla maternità, paternità, genitorialità, è ancora rivolto ad un soggetto specifico, il capofamiglia, generalmente maschio. L'Italia destina alle famiglie ed alla maternità risorse pubbliche ancora non sufficienti, per cui non ci si può meravigliare se l'Italia stia diventando uno dei paesi più vecchi d''Europa (figli per donna 1,39%). In questo senso reputo necessario da parte delle classi dirigenti della provincia, il ricorso all'utilizzo dei fondi POR Campania FSE 2014-2020 che la Regione ha predisposto, con delibera regionale pubblicata sul BURC del 15 febbraio 2016, per il finanziamento degli Accordi territoriali di genere , quali sistemi integrati di interventi per favorire la conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro e per sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. La nostra provincia,grazie all'attivismo ed alla qualità delle proposte progettuali presentate dalle reti territoriali di genere ed al supporto tecnico- orientativo dell'Ufficio della Consigliera di Parità della provincia-area vasta di Avellino , ha avuto finanziati ben 14 progetti a valere sui fondi POR FSE 2007-2013 - Asse II, obiettivo specifico f), obiettivo operativo 2) della Regione Campania.Bisogna ,quindi, continuare ad utilizzare insieme con le Regioni sia nei POR che in ambito nazionale, il Fondo Sociale Europeo per sostenere la conciliazione vita/lavoro con progetti operativi e concreti;4)-Bisogna sia incrementare la presenza sul territorio di strutture di orientamento e di informazione per le donne che nel mondo del lavoro vogliono esserci e sono alla ricerca di una loro indipendenza economica,sia stimolare tutte le donne che , sfiduciate, un lavoro non lo cercano più;5)- Bisogna puntare, anche nella nostra provincia-area vasta, su politiche per la nuova occupazione nel contesto dei grandi cambiamenti in atto, a partire da quelli energetici e climatici per non perdere la sfida delle energie rinnovabili;6)-Considerata la vocazione della provincia-area vasta di Avellino, risulta necessario: avviare un sistema di incentivi per la creazione di imprese femminili nei settori che esaltano le risorse naturali e paesaggistiche del nostro territorio dal settore agricolo a quello turistico ricettivo e dei servizi in genere; programmare ed incentivare il recupero delle tradizioni locali e degli antichi mestieri. Per questi motivi può essere strategica la messa in sinergia delle azioni dei Consorzi GAL, degli Enti Parco , della Provincia- Area Vasta , del Terzo Settore. .7)-E' necessario che il Governo italiano apra con Bruxelles un negoziato sulle ulteriori misure di sostegno e di incentivazione della occupazione femminile nel Mezzogiorno. Concretamente bisogna analizzare quanto spazio dà l'Europa al lavoro dei giovani e delle donne. Teniamo conto che il tema della disoccupazione dei giovani in Europa (e delle giovani donne dunque) interessa il Sud e l'Est (i paesi più deboli della comunità).Solo sostenendo l'occupabilità delle persone e l'autoimprenditorialità, avremo mercati del lavoro aperti e inclusivi e una più effettiva parità di opportunità tra uomini e donne. Così come, solo sostenendo adeguatamente la famiglia e, all'interno di essa, la donna, potremo avere maggiore prosperità e sviluppo e; di conseguenza; maggiore inclusione e giustizia socialeInoltre,poiché sono convinta che soltanto l'equilibrata rappresentanza di entrambi i sessi in seno agli organi amministrativi possa garantire al modus operandi degli enti l'acquisizione di tutto quel patrimonio, umano culturale, sociale, di sensibilità e di professionalità, il quale assume una articolata e diversificata dimensione in ragione proprio della diversità di genere, è necessario assicurare alle donne il pieno diritto di cittadinanza politica, e, quindi, garantire loro l'equa presenza negli organi esecutivi dei luoghi della decisione.Bisogna acquisire, da parte di tutti, la consapevolezza che la promozione dell'intelligenza, dei saperi, della concretezza e della passione delle donne sono elementi fondamentali per la crescita sociale, culturale ed economica della nostra società.Insieme,donne e uomini, possiamo costruire una società più giusta, una società sostanzialmente democratica ed inclusiva di tutte le differenze.

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