commissione-pari-opportunita-carpi Politica - Voce Settimanale di Attualità e Cultura
Ha suscitato il rammarico delle associazioni femminili carpigiane la decisione della giunta dell’Unione Terre d’Argine di abolire la Commissione Pari Opportunità: la delega è stata infatti assorbita all’interno del Consiglio dell’Unione, nella già operativa commissione per Servizi Sociali, Scuola, Cultura e Sport. Il passaggio è stato realizzato tramite una delibera approvata nella seduta del Consiglio in data 15 giugno 2016.
L’ente, giunto a scadenza e svuotato ormai della sua capacità di influenza, necessitava infatti di una revisione. Alla decisione è preceduto un iter di riflessione tra le assessore alle Pari Opportunità dei Comuni dell’Unione e la presidente della Cpo, Simona Santini.
In oltre 25 anni di storia l’ente si è evoluto e “…probabilmente il regolamento non rispondeva più alle esigenze di una nuova realtà”. Tra le altre ragioni della perdita di influenza dell’ente, Santini, nella relazione di fine mandato, ricorda: “Abbiamo risentito di una progressiva disaffezione delle consigliere, di una mancanza di un budget anche minimo da amministrare, di una dipendenza dagli assessorati di riferimento e, parallelamente, di una mancanza di dialogo e scambio con i Consigli comunali dell’Unione, tutte ragioni che hanno ridotto l’operatività della Commissione”. Sono numerose anche le iniziative e gli eventi promossi dalla Commissione che non hanno però raccolto un ampio pubblico.
Da qui la decisione di abolire la Cpo per assorbirla nel Consiglio dell’Unione con l’opportunità di organizzare tavoli tematici periodici e mantenere così un rapporto con la società civile.
La scelta è stata quindi dettata da un percorso di riflessione, in cui però le organizzazioni femminili della città non sono state incluse: “Le associazioni Cif e Udi presenti da oltre settant’anni nella realtà carpigiana e nelle Commissioni Pari Opportunità fin dal 1989 – scrivono le presidenti Gabriella Contini e Odette De Caroli in un comunicato stampa –, hanno sempre svolto un ruolo costruttivo all’interno delle istituzioni. Per questo, in una fase di ripensamento e ridefinizione delle competenze della Cpo, ritenevamo di essere interlocutrici privilegiate. Constatiamo al contrario di essere state tardivamente informate della scelta”.
Nel documento, le rappresentanti delle associazioni, esprimono tutto il loro disappunto per le modalità con cui la decisione è stata affrontata: “Condividiamo le riflessioni riportate nella relazione di Simona Santini, ma prendiamo atto che la soluzione adottata non valorizza né la storia né la specificità delle singole realtà comunali”.