Tina Anselmi e le pari opportunità
VIII congresso nazionale della DC-febbraio 1962 Napoli Tina Anselmi, incaricata nazionale delle giovani donne della DC, chiede il microfono e prende la parola. Il suo intervento toccava un tema importante: i diritti delle donne lavoratrici. Evidenziava, nel suo discorso, come la manodopera femminile avesse giocato un ruolo decisamente importante per la trasformazione socioeconomica dell’Italia e sottolineava come, per contro, la società invece tendesse a non riconoscerle i diritti di lavoratrice. Con determinazione sottolineava come si rendesse necessaria una modifica delle leggi a tutela della famiglia nell’ambito della società. La legislazione dello Stato Italiano, al tempo ancorata ai principi del vecchio Stato Liberale post unitario doveva essere riformata ed adeguata alle esigenze dei tempi nuovi in grado di riconoscere i diritti delle lavoratrici coniugandole con le necessità famigliari.
Le pari opportunità
Il concetto di famiglia patriarcale per l’Anselmi non aveva più ragione d’essere e andava sostituito con una visione paritaria tra moglie e marito. Tina Anselmi sebbene di formazione cattolica era politicamente laica e riteneva ormai anacronistica la figura della donna quale angelo del focolare. Per questo incitava le donne ad avere coraggio e a farsi riconoscere quei diritti che la società tendeva a negare. A distanza di 15 anni dal congresso di Napoli, verrà approvata nel 1977 la legge che prevedeva la parità di trattamento e di assunzione uomo/donna in materia di lavoro: era ministro del Lavoro Tina Anselmi.
La presenza femminile in Parlamento
Nel 1981 si occupa della Loggia P2 e nel presiedere la commissione parlamentare dimostra fermezza e disciplina tant’è che viene ricordata come una deputata dalle “mani pulite” Lei stessa diceva che non aveva alcun problema a rapportarsi con i colleghi maschi caso mai erano loro ad avere difficoltà a rivolgersi a lei. Tina Anselmi, oltre ad essere stata la prima donna ministro, va ricordata anche per aver voluto che le aule della Camera vedessero una maggior presenza di donne elette. Negli anni Settanta, le donne che sedevano in Parlamento erano in effetti poche e rappresentavano circa l’8% dei Deputati. Le donne erano tenute lontane dalla politica per via dei pregiudizi e degli stereotipi che giudicavano la politica un mestiere maschile per i toni e per il linguaggio che poco si addiceva ad una donna per cui era meglio che le donne si occupassero solo della famiglia.
La clausola “di genere”
Tina Anselmi che riteneva inaccettabile questa disparità fece inserire una clausola di genere nella la nuova legge elettorale del 4 agosto 1993 n.277 per aumentare la presenza femminile in Parlamento. Questa clausola imponeva ai partiti di elencare alternativamente nelle liste elettorali i candidati e le candidate alla Camera dei Deputati. In questo modo alle elezione del 1994 vennero elette molte donne suscitando com’ era ovvio una serie di discussioni anche tra le stesse donne contrarie a far stabilire per legge quale rapporto dovesse esserci tra politica e donne. Tina Anselmi è stata una figura di riferimento per le donne ed è stata autrice di importanti cambiamenti sociali. Lei come tante altre donne, alcune ingiustamente dimenticate dalla storia, hanno combattuto a lungo per conquistare la parità tra i sessi. Molti ostacoli giuridici e culturali al lavoro femminile sono stati abbattuti ed oggi la donna può almeno sulla carta accedere a tutte le professioni.
2 novembre 2016 (modifica il 2 novembre 2016 | 02:52)
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