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La perdurante dimenticanza delle pari opportunità al Comune di Benevento e al fondo la paura delle donne

Scritto da Google News. Postato in Pari Opportunità

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Sarà stato solo un caso ma, proprio all'indomani del secondo Consiglio comunale di gennaio (di martedì 25), quello dedicato al cosiddetto 'question time' in cui era prevista la risposta a un'interrogazione sul tema, ha bucato con forza la cortina del silenzio manovriero della politica l'indiscrezione dell'ormai conclusa scelta della Consigliera comunale per le Pari Opportunità al Comune di Benevento (Il Sannio Quotidiano per primo ha parlato di Patrizia Callaro, della Lista Mastella, nome qualche giorno dopo confermato da un resoconto di Gazzetta di Benevento). E, per restare alle mere coincidenze, la Provincia ha individuato, sempre il giorno dopo il ricordato Consiglio, detta figura - sia pure in un contesto normativo differente.

La locuzione "Pari opportunità", come (appunto) opportunamente ha fatto rilevare in più di una occasione la consigliera comunale del Pd Floriana Fioretti, non è contemplata nell'organigramma del governo mastelliano a palazzo Mosti. Se, infatti, nel passato anche recente la sua assenza è stata di 'sostanza' (leggasi: poche o nessuna risorsa per avviare qualche politica in tal senso), nell'attualità latita pure la forma.

La materia non ha 'meritato' un assessorato e non ha meritato per ora neppure una funzione delegata (come accaduto per lo Sport); inoltre, ha visto disattendere in pieno l'applicazione dell'articolo 6 bis dell'inutile Statuto: "Il Consiglio Comunale, onde favorire un' attenta analisi della condizione femminile può istituire una commissione sulle pari opportunità. Un apposito regolamento, approvato dal Consiglio Comunale, ne disciplinerà il funzionamento, la composizione, i compiti. Della commissione fanno parte, se eletti, i Consiglieri Comunali donne". Nella pletora di Commissioni varate durante questa nuova consiliatura, che uniformano la città di Benevento al livello di grandi realtà metropolitane, di quella appena ricordata non si scorge traccia tra le più disparate materie d'analisi, discussione, approfondimento, interpretazione della realtà attraverso la lente amministrativa: Politiche del Turismo, Spettacoli, Musei, Teatri, UNESCO, Politiche sociali, Volontariato, Associazionismo, Emergenze abitative, Patrimonio immobiliare residenziale, Politiche per la casa (che sia magari almeno per le casalinghe?, Ndr), Disabilità, Nuove povertà, Lavori Pubblici, Politiche per le contrade, Infrastrutture, Protezione civile, Ciclo fiumi e acque, Bonifica dei siti e delle discariche abusive, Mobilità, Trasporti, Parcheggi, Politiche per la famiglia, infanzia, scuole, asili nido, Urbanistica e Gestione del Territorio, Rapporti con istituzioni europee, nazionali, regionali, Programmazione comunitaria e fondi europei, Legalità e trasparenza, Ambiente, Verde e Decoro Urbano, Politiche Energetiche, Parchi, Innovazioni, Ciclo dei rifiuti e raccolta differenziata, Attività Produttive, Sviluppo economico, Sostegno alle imprese, agricoltura, artigianato, commercio, Aree mercatali, Politiche giovanili, Politiche Economiche (bilancio, programmazione finanziaria, fisco, tributi), Patrimonio, Lotta all’evasione, Controllo Analogo, Sport, Affari Istituzionali.

Sulla scia delle assenze, infine, va posta anche quella del sindaco Mastella alla citata adunanza di palazzo (Mosti) del 25 gennaio, nel corso della quale l'unica (delle dieci) interrogazione rivolta al primo cittadino era proprio quella della consigliere piddina sul tema "Pari Opportunità". E' finita senza soddisfazione per la Fioretti: nessuna risposta, e "Mastella non ha avuto neppure l’accortezza di comunicarlo direttamente a chi quella interpellanza l’aveva formulata. Un atteggiamento superficiale e dispotico che è il segno tangibile di quanto il primo cittadino sia allergico al tema, oltre che di una espressa volontà politica di non affrontarlo".

Poi si legge dei rumors e delle indiscrezioni stampa, come li ha chiamati la stessa Fioretti, che non ha lesinato attacchi all'acquiescenza di 'genere' - le silenti donne della maggioranza.

Sia per forma che per sostanza, l'aver mancato di assegnare anche una semplice delega a una consigliera dimostra (e ha dimostrato, in partenza) scarso, se non nullo, interesse alla materia. E l'eventualità che ciò si concretizzi - comunque dietro le esercitate pressioni - non scaccia affatto il rilievo di un colpevole ritardo, e neppure la sgradevole sensazione di una considerazione un po' marginale della figura femminile destinata a questo specifico complesso di responsabilità dal momento che, finora, si è negata dignità istituzionale (nessun assessorato, nessuna commissione) alla 'consapevolezza' del ruolo: nella politica, nella società, nella vita.

Sembra, insomma, che nel compito ordinariamente rivoluzionario dell'affermazione di uguali diritti - assieme a qualche altro comprensibile spauracchio per l'imperante costume conservatore e religioso di questa città (sesso&r'n'r forse?), e a questo punto anche del suo attuale governo - le donne incutano ancora paura. Paura pure che destabilizzino l'ordine armonioso che serpeggia nel microcosmo sociale di palazzo Mosti.

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