Pari opportunità, il genere crea ancora disparità
Venezia – Presentato ieri mattina, a Palazzo Ferro-Fini, a Venezia, un rapporto sull’occupazione maschile e femminile che ha preso in esame 1057 aziende venete con più di cento dipendenti. Dal dossier emerge una situazione non certo… rosea. L’occupazione femminile, infatti, è cresciuta più di quella maschile, ma permangono le disparità di genere. Per le donne, in sintesi, c’è più lavoro, ma ci sono anche più precarietà, una retribuzione più bassa e meno occasioni di formazione. E la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, resta un obiettivo ancora lontano.
Per quanto riguarda i dati, le donne nelle grandi aziende sono il 54 per cento della forza lavoro, ma sono le meno promosse. Nonostante abbiano in media un titolo di studio più alto (quasi una donna su tre, tra i 30 e i 34 anni, è laureata, mentre nella stessa fascia di età solo un uomo su cinque lo è), nell’organizzazione del lavoro sono ancora penalizzate: sono un quinto dei dirigenti, un quarto dei quadri e in media guadagnano 100 euro al mese meno degli uomini.
Nella nostra regione la differenza di genere nella retribuzione permane anche nell’età della pensione. Le donne che vivono con una pensione inferiore ai mille euro al mese sono infatti quasi il 50%, mentre i pensionati uomini sotto i mille euro sono il 22,5 %. Anche prendendo in considerazione la tipologia dei contratti ci sono differenze: 9 donne su 100 hanno contratti precari o a tempo determinato, mentre gli uomini sono 7 su 100.
“Il divario con gli uomini – evidenzia una nota della Regione in proposito – resta alto anche nell’accesso ai vari istituti della mobilità e della flessibilità: le donne nelle grandi aziende rappresentano l’88% dei contratti part time, il 78 per cento delle aspettative, l’82,3% degli stagionali, il 99,2% dei congedi genitoriali, nonostante esista anche la possibilità di congedo per paternità. Sono in prevalenza le donne a chiedere o subire le riduzioni d’orario (80%) e a non veder rinnovato il contratto alla sua scadenza (il 49,6 % contro il 35% degli uomini). E dietro questi numeri si celano licenziamenti e dimissioni volontarie, spesso dettate dalla difficoltà di conciliare occupazione e lavoro di cura, verso figli e famiglia”.
“Le difficoltà di accesso ai ruoli dirigenziali e di responsabilità, la dominanza di genere nei contratti flessibili, le disparità retributive e di formazione, le differenze significative nei percorsi di carriera – ha sottolineato Sandra Miotto, consigliera di parità del Veneto – sono la cartina tornasole di una parità ancora lontana tra uomini e donne nel mondo del lavoro e nel welfare occupazionale. Nonostante importanti ricerche internazionali abbiano dimostrato che le imprese dirette da donne, o dove la femminilizzazione dei ruoli dirigenziali è alta, sono più dinamiche e hanno un tasso di crescita più elevato, a Nordest l’occupazione femminile resta confinata nei livelli meno qualificati e meno pagati”.
“Il rapporto sull’occupazione di genere – ha concluso l’assessore regionale alle pari opportunità, Elena Donazzan – è utile per tracciare un programma di lavoro. In Veneto promuovere le pari opportunità significa promuovere la qualità del lavoro: non solo l’occupazione e l’occupabilità delle donne, ma soprattutto un nuovo approccio culturale e aziendale. Per questo la Regione punta ad investire, usando anche la leva dei fondi comunitari, su politiche di lavoro intelligente, sul welfare di sussidiarietà, sul sostegno e accompagnamento all’imprenditoria femminile e sulla promozione delle donne nei ruoli di responsabilità”.