#MeToo e il problema delle hostess al Motor Show di Ginevra...
Donne e automobili. Un binomio spesso inscindibile alle fiere automobilistiche mondiali, da Detroit a Singapore. Ma nell'anno segnato dalla campagna del movimento #MeToo, qualcuno ha tirato il freno.
Per esempio, niente più "booth babes", le hostess troppo spesso poco vestite, al Motor Show internazionale di Ginevra (GIMS). Ma è davvero così?
Molti produttori, tra cui Lexus, SsangYong e Nissan, hanno risposto alle pressioni internazionali nei giorni che hanno preceduto la kermesse annunciando un cambio di look per le proprie modelle o la loro totale messa al bando.
Un portavoce di SsangYong, che ha lanciato il suo nuovo modello di pick-up Musso al GIMS, ha detto a euronews: "Lo stile di questo veicolo è da tempo libero quindi ci saranno modelli sia maschili che femminili in abiti sportivi da abbinare al tema lifestyle. Si tratta di essere in linea con le opinioni correnti e i nostri nuovi prodotti".
Nissan è andata anche oltre, scegliendo esperti di automobili invece delle modelle.
"Non usiamo più modelle per promuovere le nostre macchine. Ci avvarremo di specialisti, maschi e femmine, che hanno ricevuto una formazione per poter dare informazioni ai media e ai clienti sui nostri modelli, per tutta la durata dello show", ha dichiarato un portavoce dell'azienda a euronews.
Il motor show di Ginevra, oggi e allora
Molti critici hanno sottolineato come l'industria dell'auto debba fare di più per affrontare il problema del sessimo nel settore. Ma quest'anno la situazione è davvero migliorata?
Stefania Orlando, originaria di Milano, si è recata in Svizzera con suo marito per visitare il motor show per la quarta volta. Ha notato ad un primo sguardo un cambiamento nella presenza femminile accanto alle automobili.
"Il mio primo pensiero è stato: che fine hanno fatto tutte le ragazze? Non mi spiegavo perché fossero così poche. Dieci anni fa era molto diverso, le booth babes erano dappertutto".
Anche Diego, che ha lavorato al GIMS per BMW e Porsche, ha notato sia un calo nel numero di modelle "in mostra" sia un diverso atteggiamento per quanto riguarda il loro abbigliamento, "meno provocante".
"Cinque anni fa era davvero solo una questione di macchine e ragazze. Oggi solo di macchine...con qualche hostess in meno", ha dichiarato a euronews, aggiungendo che nel settore è una pratica generalmente accettata avere delle modelle accanto alle macchine che fanno il loro debutto internazionale, anche tra i brand che più strizzano l'occhio alle famiglie.
Un visitatore, che ha chiesto di rimanere anonimo, concorda ma non si dice infastidito dalla cosa. "È abbastanza normale presentare una nuova macchina e assoldare una modella per farlo".
In Italia è molto peggio
Stefania aggiunge che "in Italia è molto peggio".
"Siete mai stati al Motor Show di Bologna? Quando ci sono andata, qualche anno fa, le modelle erano praticamente seminude".
Secondo Diego, il problema non sta tanto tanto nella pratica sessista e nei vestiti che le hostess devono indossare quanto nelle storie che ha sentito raccontare loro nel corso degli anni.
"Una cosa davvero spiacevole... uomini che si fanno le foto con loro e che cercano di fare filmati da sotto la gonna, riprendendo la biancheria intima".
Semaforo verde agli "specialisti" di auto
SsangYong e Nissan non sono state le prime case automobilistiche a imporre il basso profilo per le modelle - o smettere del tutto di trarne vantaggio.
Da più di un anno, Toyota porta avanti una politica _no-model _in tutta Europa. "Per quanto riguarda il personale dei Motor Show presente negli stand europei, quest'anno continueremo la politica che abbiamo seguito negli ultimi anni. Non utilizziamo modelle nelle nostre postazioni Toyota", ha detto un portavoce dell'azienda a euronews, aggiungendo che "host e hostess" saranno utilizzati come esperti per spiegare i prodotti in mostra ai visitatori.
"La politica HR di Toyota, in tutti i settori occupazionali, è quella di garantire la persona giusta per il giusto ruolo al momento giusto".
Anche Subaru ha promosso l'uso di host e hostess con competenze nel settore, prendendo molto sul serio il processo di selezione.
Dopo una chiamata di casting, i candidati sono tenuti ad effettuare due giorni di formazione per uno specifico modello. Successivamente, devono passare un test prima di ottenere il semaforo verde, conferma Rea Tanner, hostess Subaru al GIMS.
"Quando sono venuta al casting ero molto stressata. Mi chiedevo se fossi stata troppo grassa o troppo alta. Ero davvero sotto stress. Ma ora so che il team è aperto mentalmente ed eterogeneo", ha detto la studentessa di 20 anni.
"Amo il fatto che non c'è bisogno di essere una modella magra, posso essere me stessa ed avere la mia personalità".
Cosa dicono le modelle
Mentre euronews camminava lungo gli stand, era chiaro come al GIMS non fossero tutti né modelle né esperti. Si sono visti gli outfit corporate su pelle abbronzata di Jeep e quelli più informali di Lvchi. Altri stand, come Ferrari, non avevano proprio booth babes.
Tra le cose che avevano in comune le aziende produttrici di pneumatici al salone dell'auto, invece, c'erano proprio le modelle. Per Candice Duthe, modella al GIMS per il secondo anno di seguito, è necessario che le aziende produttrici di pneumatici abbiano davanti gli stand delle persone che possano fare interessare i passanti agli articoli in mostra.
"Le modelle contribuiscono ad attirare l'attenzione verso gli pneumatici: è necessario considerando che le case automobilistiche possono contare sull'auto stessa mentre è più difficile quando si tratta di gomme", ha dichiarato in posa alla Cooper Tires.
Ma traccia una linea.
"La compagnia per la quale lavoro dà dei buoni costumi: più lunghi, e con gli stivali. Non è come negli altri stand dove bisogna mettere i tacchi alti o mostrare...", dice Duthe indicandosi il seno. Lei e la collega, che ha lavorato anche all'Auto Show di Singapore, sono contente di fare questo lavoro a queste condizioni.
#MeToo sulla pista
Se il movimento #MeToo ha avuto un impatto sugli showroom, il suo l'effetto non è passato inosservato neanche sui circuiti di gara.
La pilota di GP3, Tatiana Calderon, ha rilevato l'impatto del fenomeno sull'industria delle corse e ha accolto con favore le richieste di cambiamento.
"C'è stato sicuramente un boom negli ultimi due mesi. Vedo che qualcosa si sta davvero muovendo nella giusta direzione", ha detto a euronews.
"I tempi stanno cambiando e le persone sono realmente coinvolte nel cercare di cambiare questa percezione. Si spera quindi che nei prossimi anni ci sia un altro grande boom per rendere il tutto un po' più veloce".
Nativa colombiana, è diventata questa settimana una test driver di Formula 1 per la Sauber. Sostiene che c'è ancora differenza sul trattamento delle donne dentro e fuori la pista.
"Mi sarebbe piaciuto rispondere che sono trattata allo stesso modo. Penso che sia un processo e stia cambiando negli ultimi due anni - ma è ancora uno sport molto dominato dagli uomini", ha aggiunto.
"Hai bisogno di guadagnarti il rispetto sia fuori che dentro il circuito. Con gli ingegneri, per fargli credere che una donna sia competitiva tanto quanto un uomo, e poi in pista, perché la gente pensa che frenerai prima, ma non è così"
"Mi sono dovuta anche schiantare per dimostrare le mie ragioni e far sì che mi rispettassero", ha dichiarato la 24enne.
Per Calderon, bisognerebbe avere sempre più donne in questo sport. Nel suo ruolo di ambasciatrice per il programma Girls on Track della FIA spera di cambiare la percezione di ciò che le donne possono offrire all'industria automobilistica, coinvolgendo un numero sempre maggiore di ragazze già in tenera età.
"Naturalmente è tutto un processo e non cambieranno le cose da un giorno all' altro. Ma è un ottimo primo passo per molte persone"