Femen: le rivendicazioni di un movimento al femminile
Queste immagini risalgono ad aprile. Davanti al centro culturale islamico di Bruxelles, come loro abitudine, le Femen ‘attaccano’ a sorpresa e, per le loro rivendicazioni, scelgono in modo molto preciso il loro bersaglio. Questa volta chiedono la liberazione di Amina, la giovane tunisina che fa parte del loro movimento.
A Kiev, Oleksandra Shevchenko, una delle fondatrici di Femen spieg al microfono di euronews: “Il nostro obiettivo principale questo mercoledì è il Medioriente. Martedì due francesi e una tedesca hanno organizzato la nostra prima azione contro una repubblica islamica. Hanno difeso una nostra attivista che da due settimane è rinchiusa in prigione. Penso che Amina possa diventare il detonatore per la Primavera araba femminile”.
In effetti, il ruolo riservato alle donne nei Paesi in cui vige la Sharia è diventato uno dei nuovi target delle Femen. L’avevano già anticipato a Londra durante le Olimpiadi con un’azione contro la decisione del Comitato Olimpico di ammettere alle competizioni donne velate, nonostante la Carta Olimpica non lo permetta.
Hanno il senso della provocazione: ‘in gay we trust’ crediamo nei gay…il gioco di parole scritto sulla schiena quando decidono di protestare in Vaticano contro l’opposizione della chiesa cattolica al matrimonio omosessuale. Le Femen denunciano le istituzioni religiose in quanto misogine, patriarcali e troppo sessiste. Spesso scelgono come obiettivo la chiesa Ortodossa, come nel giugno del 2012 in occasione della visita del Patriarca Kirill a Kiev.
Anche la Russia rientra tra i loro bersagli. Come quando nel marzo 2012 fanno irruzione nel seggio elettorale in cui Putin si era recato per votare per le presidenziali. Un voto che gli ha permesso il ritorno per la terza volta al Cremlino. Le Femen questa volta denunciano brogli elettorali e fanno di Putin una delle loro bestie nere.
Alla fiera industriale di Hannover, davanti a una Angela Merkel sorpresa per l’interruzione delle giovani in topless, denunciano l’ingerenza sul lavoro delle ONG in Russia. Perché le Femen attaccano anche i politici che usano il pugno di ferro. E per assicurarsi la ribalta mediatica, la loro azione deve essere spettacolare, a volte anche teatrale, come quella in cui prendono in giro Alexander Luskachenko, l’uomo forte della Bielorussia.
Ma anche altrove, come ad esempio in Italia, dove l’obiettivo delle Femen è Silvio Berlusconi. Il movimento ha allargato il proprio raggio di azione ai Paesi dell’Europa occidentale e continua a reclutare attiviste, come ci spiega Oleksandra Shevchenko: “Noi non distribuiamo volantini in strada, preferiamo agire attraverso la rete e i media. Sono le donne stesse a scriverci. Ci trovano attraverso la rete, attraverso la nostra pagina facebook e così possono unirsi a noi”.
Nate nel 2008 per iniziativa di tre giovani studentesse ucraine che volevano denunciare la situazione delle donne nel loro Paese e in particolare la piaga della prostituzione, le Femen si sono fatte notare dai media internazionali durante la loro prima azione, in occasione di EURO 2012.
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