Cina: liberate le attiviste di “Occupy Toilets”, in prima linea per le donne
Più che “il sì all’amore e il no alla violenza” che scandivano in piazza nel 2012 deve aver pesato la mobilitazione internazionale.
Dopo l’appello di Unione Europea e di pesi massimi come il Segretario di Stato americano John Kerry e la neo-candidata democratica Hillary Clinton, Pechino ha liberato su cauzione cinque attiviste, che alla vigilia dell’8 marzo si apprestavano a manifestare contro le molestie sulle donne.
Liang Xiaojun, l’avvocato di una di loro, spiega tuttavia che si tratta di un regime di libertà provvisoria e che la polizia può tornare ad arrestarle o a incriminarle in qualsiasi momento, sulla base di capi d’accusa che potranno essere dettagliati nell’arco dei prossimi 12 mesi. “Istigazione al disordine”, il motivo che aveva portato al loro arresto.
Amnesty International ha accolto la liberazione come un “passo incoraggiante ma incompleto” e sottolineato che ogni accusa a carico delle cinque attiviste cinesi dovrà essere abbandonata.
A regalare loro la notorietà era soprattutto stata una campagna ribattezzata “Occupy Toilet”, con cui nel 2012 avevano rivendicato una maggiore diffusione di bagni pubblici per sole donne. Nei due anni successivi le loro iniziative si erano poi in gran parte concentrate sul tema delle violenze domestiche.