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Roma, Camusso sul femminicidio: «Attenzione anche alle parole, ripensare il “sei mia”»

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

ROMA Più rosso che viola. Più anziani che adolescenti. La difesa della libertà delle donne non è (ancora) un esercizio per tutti. Calda e chiassosa piazza Madonna di Loreto accoglie soprattutto lavoratori e anziane: più un primo maggio che un otto marzo in effetti. D’altra parte la risposta allo sgomento creato da stupri e violenza quotidiana è stata organizzata in una settimana appena: «Bisognava dare un segnale contro questo imbarbarimento dei rapporti umani» dice Wanda Carbonari, coordinatrice delle donne pensionate della Cgil, mentre i suoi colleghi la incoraggiano a dar voce agli ultimi, anzi alle ultime: donne anziane, costrette da un solitario menage a subire la violenza domestica di figli affetti da dipendenze e ai margini.

Noemi e le altre

Eppure non siamo tanto lontani da Noemi e le altre: «É in corso un’aggressione al genere femminile che spaventa — dice Luisa Livolsi — colpa anche della spettacolarizzazione del dolore che si nota in tante cronache televisive quando raccontano stupri». La soluzione, spiega dal palco Daniela Scarpetta, funzionaria di polizia, «è anche nella preparazione degli addetti ai lavori, uomini e donne delle forze dell’ordine, serve una formazione che eviti alla vittima l’insulto di chi pensa che, in fondo, se la sia cercata».

Cambiare i modelli di riferimento

«La violenza alle donne è un problema antico che si è colorato di una rabbia nuova» riflette Zoe, 30 anni, venuta da Firenze. «Bisogna difendere i diritti delle donne senza umiliare gli uomini», ribatte Franca discutendo con le ragazze del collettivo “La Comune”. Le casse amplificano le note di George Harrison che canta «My sweet lord» e, forse, servirebbe una preghiera al giorno per cacciare la paura: «É un lavoro lungo perché vanno cambiati i modelli culturali di riferimento — commenta Mauro Crescenzio — ma si comincia dalle piccole cose. Anche il singolo può dare un contributo».

No all’idea di possesso

Sei milioni e settecentomila donne — dati Istat scanditi dal palco — hanno subito un atto di violenza nel 2014. «Anche nelle istituzioni dovrebbe crescere una maggiore consapevolezza» osserva Tina Balì fra gli organizzatori. Il riferimento è «alla depenalizzazione del reato di stalking» che non va giù alla piazza. A Roma Susanna Camusso, segretario generale, interviene per ricordare i fondamentali: «C’è sempre l’idea che l’altra non sia una persona libera, ma un oggetto che tu possiedi e che può fare quello che vuoi tu. Una parola come quella che viene spesso detta innocentemente, “sei mia”, allora va ripensata: dietro non c’è una relazione ma un’idea di possesso». Se lei è un oggetto puoi farne ciò che vuoi. Sotto il sole arriva anche Stefano Fassina: «Abbiamo dato una risposta a chi la chiedeva, la violenza sulle donne spaventa molti».

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Roma, in piazza per la libertà delle donne

30 settembre 2017 | 18:07

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