"Noi donne più brave degli uomini?
La vita è una partita a tennis contro l'immagine che gli altri hanno di noi. "Ho giocato centinaia di volte in singolare - spiega Billie Jean King, giacca rosa, grandi occhiali e risata contagiosa - eppure preferivo il doppio, fare parte di una squadra, avere una compagna al fianco. Da ragazza praticavo softball e staffetta e cosa ho imparato? Sei responsabile al 100% del risultato ma al tempo stesso, se perdi, non devi dare la colpa agli altri". Poi, però, ci sono momenti in cui o si è soli o non si è. Billie Jean, storica paladina dei diritti delle donne e della comunità Lgbt, per paradosso nota con il cognome dell'ex marito, nel 1973, a 29 anni, aveva già conquistato 10 dei suoi 12 titoli del Grande Slam in singolare (39 con doppi e misti) ma accettò e vinse la sfida lanciata da Bobby Riggs, 55enne ex campione a Wimbledon e Parigi, scommettitore indebitato e maschilista convinto. La chiamarono "La battaglia dei sessi", un match lui contro lei per vedere chi fosse più forte, 30 mila spettatori a Houston, 100 mila dollari sul piatto, audience tv stimata in 90 milioni. Quella notte è diventata un film, La battaglia dei sessi , nelle sale il 19 ottobre, con Emma Stone trasformata in Billie Jean dopo ore di studio per imitare la tattica di gioco da utilizzare nell'incontro, pensata per far stancare l'avversario e un diabolico Steve Carell che rende Riggs un clown pieno di ombre, capace di indurre a scommettere pure lo psicologo che lo curava dal vizio di scommettere.
La King con Emma Watson, che la impersona nel film. Getty
La King con Emma Watson, che la impersona nel film. Getty
PERMANENTE — "Mi allenai due settimane ma negli stessi giorni partecipavo a un torneo in città e non stavo bene - racconta la King - anche se molti erano convinti che fosse una scusa per evitare il match. Fu durissima. Piansi, alla fine. Il pregiudizio era il mio avversario, non Riggs: da sempre, dopo le partite, sentivo sulla pelle le occhiate sarcastiche dei giornalisti. Non ricordo donne che scrivessero di tennis. Ma tutt'oggi il 95% dell'informazione è in mano agli uomini". Il film gioca con ironia sui luoghi comuni - secondo molti maschi la donna o è corpo o è madre, in mezzo si fa la permanente - ma per la King il successo di Houston è ancora una rivendicazione. "Nel 1973 avevo contribuito a fondare la Women's Tennis Association (Wta), per ottenere che ci fosse uniformità nei premi con gli uomini, all'epoca distanti: oggi le giocatrici hanno molto più prestigio, il tennis femminile è cresciuto in tutto, soldi, allenamenti, tecnica, alimentazione. Non ho mai detto che noi siamo più brave dei maschi: possiamo essere più divertenti. Ma il punto non erano e non sono il denaro o l'esposizione sui media, quanto l'uguaglianza di genere e la libertà. Le tenniste devono sfruttare la loro popolarità per migliorare la condizione femminile nei loro Paesi. Sfida mai vinta, perché spesso veniamo educate a inseguire una silenziosa perfezione, non alziamo la voce. L'ambizione, invece, è una bella parola: è un diritto".
Un momento del match King-Riggs del 1973. Ap
Un momento del match King-Riggs del 1973. Ap
COMING OUT — Come la parità: per un paradosso fra nababbi, tra 2016 e 2017 l'attrice più pagata al mondo è stata proprio la Stone, 26 milioni di dollari secondo Forbes , 42 in meno del collega più ricco, Mark Wahlberg. Il nodo profondo è tuttavia l'identità: la medaglia d'oro della King è aver dichiarato, nel 1981, la propria omosessualità. Viene in mente Johanna Larsson (attualmente 89 al mondo in singolo e 26 in doppio), la svedese che ha appena raccontato di amare una donna e ha spiegato di aver avuto paura di perdere affetti famigliari e sponsor. "Io, gli sponsor, li persi. E leggo di giocatori o giocatrici che temono di ammettere di essere omosessuali. Quando feci coming out, impiegai anni a rialzarmi ma solo chi è se stesso respira. Conto sulla generazione dei Millennial, che non ha pregiudizi e rinforzerà i diritti civili". O, forse, ci vorrebbe un'altra Billie Jean? "Adoro la pressione: il tennis educa alla resilienza. Sarei più adatta a giocare oggi di allora".
© riproduzione riservata