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Eleanor Roosevelt, la donna che scoprì la curiosità

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Eleanor Roosevelt, il 12 giugno 1942, sul prato della Casa Bianca, tra i soldati (AP).

Lei si definiva, non a torto, un “brutto anatroccolo”. Con il tempo è diventata la «first lady of the world». Nel mezzo c’è la realtà di una donna complessa, anche tormentata, ma dalle idee politiche chiare, che ebbe un ruolo molto più ampio di quello che la cultura statunitense e la storiografia tradizionale attribuirebbero a una “first lady”: Eleanor Roosevelt è un mito negli States (progressisti). È molto meno conosciuta da noi. Adesso arriva un suo pamphlet, Elogio della curiosità, delle Edizioni di storia e letteratura, a colmare, almeno in parte, la scarsa attenzione. Grazie anche all’introduzione di Raffaella Baritono, una delle massime esperte italiane di storia statunitense, docente all’Università di Bologna.

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Il “brutto anattrocolo” scopre il mondo

Eleanor Roosevelt nacque l’11 ottobre 1884, prima figlia di Elliott Roosevelt, fratello minore del più celebre Theodore Roosevelt Jr., primo presidente progressista americano, e di Anna Livingston Ludlow Hall, una delle donne più belle della upper class newyorchese. Ebbe un’infanzia difficile, crebbe con la nonna dopo la precoce scomparsa di entrambi i genitori. E cominciò a respirare libertà quando nel 1899, a 15 anni, fu spedita a studiare in Inghilterra, ad Allenswood, una scuola privata per ragazze dell’alta società americana ed europea. La direttrice, Marie Souvestre, vicina ai circoli radicali inglesi, era femminista e pacifista, e incoraggiava lo studio, il senso di responsabilità e di autonomia, e promuoveva, nel suo istituto, un ambiente aperto e cosmopolita. Ovviamente non era sempre così nell’Inghilterra vittoriana. Anzi. Ma Eleanor sfruttò fino in fondo l’occasione.

Dettaglio della copertina di “Elogio della curiosità”, Edizioni di storia e letteratura.

Il cugino farfallone: Franklin Delano

Per il momento, però, mise da parte, la lezione. Tornata negli Stati Uniti nel 1902, l’anno successivo, Eleanor si fidanzò con un cugino, esponente di un altro ramo della famiglia Roosevelt, Franklin Delano, futuro presidente democratico degli Stati Uniti (il più celebre prima di John F. Kennedy). Perché si piacquero? Non potevano essere più diversi. Lei era una ragazzona seria, timida e impacciata. Lui era un brillante farfallone (e, per quanto riguarda le amicizie femminili, lo rimase). Ma sapeva anche quanto fosse importante avere donne forti al suo fianco. Forse perché sua madre, Sara Delano Roosevelt, da lui adorata, era stata una donna dominante. Eleanor gli diede sei figli e fu sempre il suo braccio destro, anzi molto di più, soprattutto quando lui, sofferente per la sua disabilità alle gambe (allora si parlò di poliomielite, oggi gli esperti dubitano), cedette a lei il compito di tenere diversi comizi elettorali nella vincente campagna del 1928, con cui Roosevelt diventò governatore di New York.

Eleanor Roosevelt con la vedova del presidente della Cina nazionalista, Chiang Kai-shek.

Carissima Lorena

Ma poi, accanto a Franklin Delano ci furono Missy LeHand, la sua fidatissima assistente personale. E Lucy Mercer Rutherfurd, segretaria di Eleanor. E accanto a Eleanor? La storia è ormai nota: lei si consolò con uno straordinario legame con la più importante reporter statunitense dell’epoca, Lorena Alice Hickok (1893 –1968), che, nel 1932, lavorava per l’Associated Press; che per lei lasciò il giornalismo e, che, negli ultimi anni, visse nella tenuta dei Roosevelt a New York. Non è soltanto un dettaglio di vita privata perché Eleanor e Lorena condivisero un imponente lavoro a favore dell’emancipazione delle donne e dei lavoratori.

Mike Wallace intervista Eleanor Roosevelt nella trasmissione “The Mike Wallace Interview,” il 23 novembre 1957.

L’invenzione del ruolo di “first lady”

Come spiega Raffaella Baritono, nell’introduzione al saggio Elogio della curiosità, l’impegno di Eleanor Roosevelt si rivelò soprattutto dopo la Prima guerra mondiale ed ebbe caratteristiche sempre più autonome: «La statura politica di Eleanor Roosevelt non fu il risultato della sua azione come first lady. Al contrario, la sua capacità di rendere la first lady una figura pubblica e politica fu la conseguenza di un impegno pubblico e politico che durava da più di un decennio». Da lei in poi, la “first lady” non fu più soltanto una moglie fortunata, benché impegnata in attività benefiche e promozionali. Anche se soltanto con Hillary Clinton una moglie di presidente avrebbe riassunto un ruolo politico così importante. Per Eleanor l’endorsement più importante arrivò alla fine del 1945, quando Harry Truman, diventato presidente dopo la morte di Franklin Delano Roosevelt, la nominò membro della delegazione ufficiale statunitense ai lavori della prima assemblea delle Nazioni Unite, prevista a Londra nel gennaio 1946.

Siate curiose

Lei, che aveva già rifiutato a rifiutare altri incarichi pubblici, dal seggio senatoriale alla candidatura a presidente, accettò. E, ricorda Baritono, confessò anche, durante un’intervista rilasciata a bordo della nave che la portava a Londra, di sentirsi “libera” per la prima volta nella sua vita. Da quel momento, compatibilmente con i limiti di una rappresentanza ufficiale in un contesto internazionale e di quelli imposti dalle crescenti tensioni con l’Unione Sovietica, espresse le sue idee. Elogio della curiosità, che prende il titolo da In Defense of Curiosity, un articolo apparso sul Saturday Evening Post il 24 agosto 1935, raccoglie i suoi interventi sui diritti delle donne e degli afroamericani, e sull’importanza dei diritti umani per costruire nuove e più stabili relazioni internazionali.

17 giugno 2000, Hillary Clinto, allora “first lady” visita la camera da letto di Eleanor Roosevelt, nel Val-Kill Cottage di Hyde Park, New York (AP).

«Imparare a parlare la lingua degli uomini»

I testi del volume vanno dal 1928 al 1961 e sono pubblicati per la prima volta in Italia, a parte The Struggle for Human Rights, già tradotto. In particolare, in un articolo del 1928, Eleanor denuncia i meccanismi che marginalizzavano o discriminavano le donne sia dentro il partito democratico sia nell’accesso alle cariche politiche. Per lei la soluzione era fare massa critica e impossessarsi delle tecniche che già gli uomini padroneggiavano nell’agone politico. Le donne, insomma dovevano «imparare a parlare la lingua degli uomini», affermazione che avrebbe fatto inorridire le “separatiste” e le teoriche della differenza, ma che si sarebbe rivelata l’unica strada percorribile per competere nella vita politica democratica. Meno audace contro il razzismo (che pure detestava, sia quando colpiva gli afroamericani, sia quando riguardava gli ebrei), Roosevelt ebbe invece una posizione chiara in ambito internazionale, sostenendo, come ricorda ancora Baritono, che «la democrazia di un Paese non poteva sopravvivere, come d’altronde aveva già intuito Wilson, se non dentro un contesto internazionale altrettanto democratico».

«Arriva la signora Roosevelt!»

Graniticamente anticomunista, indicò sempre la via del dialogo come l’unica percorribile. Così come seppe sempre ricorrere all’ironia. L’articolo In Defense of Curiosity , un vero invito a essere sempre curiosi nella vita, si apre così: «Poco tempo fa è apparsa una vignetta in cui due minatori alzavano gli occhi con sorpresa esclamando con malcelato orrore: “Ecco che arriva la signora Roosevelt!”. Con maniere singolari e sottili mi si è fatto capire che quella vignetta doveva farmi un po’ vergognare, perché di certo c’era qualcosa che non andava in una donna che voleva vedere e sapere di tutto un po’».

16 gennaio 2018 (modifica il 16 gennaio 2018 | 22:27)

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