Uno show per i diritti delle donne al teatro Bibiena - Cronaca
MANTOVA. «Il valore di una persona non dipende dall'appartenenza di genere, ma dal suo modo di rapportarsi con gli altri e dalla sua capacità di amare. Questo spettacolo è dedicato a tutte le donne che vogliono migliorare se stesse, fonte non solo di dolcezza, ma anche di forza per le proprie famiglie e che non hanno paura di alzare la testa e dire no di fronte a umiliazioni e abusi di qualsiasi natura».Così la dirigente scolastica del liceo scientifico Belfiore, Marina Bordonali, ha introdotto lo spettacolo "Contro chi alza le mani alziamo la voce" andato in scena ieri al teatro Bibiena. Obiettivo dell’evento? Sensibilizzare ragazzi, docenti e famiglie sulla violenza contro le donne. Gli studenti, di una quindicina di classi del triennio, hanno realizzato il progetto, parte di una serie di attività formative contro la violenza di genere create in collaborazione con il gruppo Senza Trucco Ensemble, formato dalle attrici dell'Accademia Campogalliani Anna Bianchi e Roberta Vesentini e da Stefano Boccafoglia e Marco Remondini, musicisti della Scraps Orchestra, attivi l'anno scorso con un doppio appuntamento al teatrino di Palazzo D'Arco e a Bancole.Tra gli applausi della platea, gremita per l'occasione, gli artisti si sono esibiti in un mix di motivi musicali come "La canzone di Marinella" di De Andrè, "Ti amo" di Tozzi e "Insieme a te non ci sto più" di Battiato e in vari monologhi scritti da Serena Dandini, Franca Rame, Lella Costa e, per aggiungere una nota più leggera, Luciana Littizzetto. I testi teatrali scelti per la performance hanno trattato quasi tutte le sfaccettature della violenza contro le donne: da quella psicologica, allo stalking fino al femminicidio e all'omicidio collaterale, ovvero l'eliminazione dei testimoni scomodi. «Il futuro delle donne è in mano alle nuove generazioni – hanno commentato Bianchi, Vesentini, Boccafoglia e Remondini –. I giovani di oggi devono imparare a riconoscere all'universo femminile la libertà che merita, anche se purtroppo l’obiettivo non è stato ancora pienamente raggiunto. La festa della donna non deve più essere vista come la celebrazione del cosiddetto sesso debole ma come rivincita dell'orgoglio femminile».