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Mary Cassatt la pittrice americana che difese i diritti delle donne

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Ha aperto lo scorso 9 marzo al Musée Jacquemart-André di Parigi la fastosa retrospettiva «Mary Cassatt, une impressionniste américaine à Paris» dedicata alla pittrice statunitense che interpretò l’Impressionismo innanzitutto come nuova regola dello sguardo, inserendosi tra i pittori moderni con un piglio interamente personale. Mary era ritenuta dai suoi contemporanei la più grande artista americana. Questa mostra, allestita in collaborazione con «Culturespaces», composta da una cinquantina tra oli, pastelli, disegni, incisioni, permette di scoprire o di riscoprire il motivo di tanta considerazione.  

 

Nata nel 1844 a Pittsburgh da una ricca famiglia d’origine francese, Mary Cassatt cresce in un contesto agiato e trascorre parte dell’infanzia in Europa. Fa ritorno in America risoluta a inseguire il grande sogno di dedicarsi alla pittura. Malgrado lo scetticismo dei genitori, si iscrive alla Pennsylvania Academy of Fine Arts e dopo alcuni anni compie un nuovo viaggio in Europa, stavolta di studio. Si stabilisce a Parigi e comincia a prendere lezioni private. Nel frattempo frequenta la cerchia dei pittori. La svolta della vita avviene in modo casuale.  

 

Davanti alla vetrina di un negozio. Dove si blocca come folgorata vedendo un quadro esposto. Racconterà: «Stavo con il naso schiacciato contro la vetrina, cercando di assorbire quanto potevo della sua arte. Ha cambiato la mia vita». Quello che aveva osservato con rapimento era un quadro di Degas. Tra lei e il pittore si avvia presto una amicizia solida e durevole, fondata sulla stima reciproca. Mary si rivela subito impressionista tra gli impressionisti. Espone con loro. «Potevo lavorare con assoluta indipendenza senza considerare l’opinione di una giuria». È la libertà lungamente cercata. «Io odiavo l’arte convenzionale. Ho cominciato a vivere». 

 

A questo punto l’impegno di Mary si moltiplica. Dipinge, ricerca, sperimenta. È ponte culturale tra la Francia e gli Stati Uniti. Grazie al suo apporto l’Impressionismo diviene presenza significativa in mostre ed esposizioni d’oltreoceano. E gli americani si innamorano dell’Impressionismo, si fanno mecenati e collezionisti. Lei intanto prosegue la sua strada nella pittura moderna. La cultura doppia la avvantaggia: le permette di mantenere una duplice prospettiva e di trovare, in uno scenario essenzialmente maschile, un posto tutto suo. Il tipico realismo americano e le correnti francesi si fondono armoniosamente, informano un carattere, definiscono uno stile.  

 

Il Jacquemart-André accoglie ora una serie di opere provenienti da autentici templi dell’arte americani ed europei, come la National Gallery of Art di Washington, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Musée d’Orsay e il Petit Palais, e pure opere che appartengono a collezioni private. Capolavori che sono esposti qui insieme per la prima volta.  

 

La mostra (che si avvale della sinergia di una prestigiosa squadra: Nancy Mowll Mathews, Pierre Curie, Beatrice Avanzi, Hubert Le Gall) si articola in cinque sezioni che seguono l’iter formativo dell’arte di Mary Cassatt sin dagli inizi. Si comincia con i quadri che precedono l’incontro con Degas. Connotati da densità cromatiche influenzate da viaggi in Spagna e in Italia. Prime prove che avevano già suscitato l’interesse della critica e dello stesso Degas. Era stato proprio lui a invitare la pittrice americana a unirsi al gruppo degli impressionisti. 

 

Nella mostra, spazio speciale è dedicato a un preciso campo d’espressione: i ritratti. Soggetti di età diverse, i più in ambito domestico. Storie minute imprigionate nell’attimo, come se Mary Cassatt si fosse fermata a guardare all’interno dalla soglia di una stanza. Ambienti inondati di luce, gusto del non-finito, dell’istante prezioso. Noi con lei scopriamo case, persone e abitudini. Conservate ed evidenti le radici americane: non di rado le figure rappresentate sono parenti stretti dell’artista. La quotidianità appare cristallizzata, tradotta in arte quasi senza accorgersene. Di grande efficacia il tema, diventato famoso, di madri e bambini. Bambini accuditi, sereni. E madri premurose che li tengono tra le braccia. Silenziosi dialoghi d’affetto. A mezzo tra la brillante palette impressionista e una tensione nuova, già simbolista.  

 

Le opere esposte danno modo di osservare anche il processo creativo della pittrice. Le tappe compositive che precedono la realizzazione vera e propria. Schizzi che assurgono spesso a dignità di produzioni da esporre o vendere autonomamente. Oli e pastelli che consegnano nella loro linea l’immagine di un’artista incline a ponderare, riflettere sulle scelte, capace anche di cambiare idea e correggersi. Disposizione ad accogliere nuove suggestioni, come quelle delle amate xilografie giapponesi. Composizioni costruite a partire dal centro, muovendo verso i bordi. Tecniche diverse adottate con successo, anche per incisioni soltanto abbozzate. Immagini appena suggerite che sembrano affiorare dai ricordi.  

 

Con la storia della sua vita Mary Cassatt dimostra anche di aver usato con generosità la propria arte. Infatti, guardando alla condizione femminile nella sua terra d’origine, fa sua la lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne. E rende la sua pittura mezzo di incisivo intervento a servizio della causa. È del 1893 la grande pittura murale «Modern Woman» per il padiglione «Woman’s Building» dell’Esposizione universale di Chicago, una sorta di manifesto ideologico che mostra «donne che raccolgono i frutti dell’albero della conoscenza». Negli anni a venire il sostegno si fa anche più concreto e pragmatico. 

 

Nel 1915 la pittrice, insieme all’amica Louisine Havemeyer, organizza a New York una mostra di propri lavori affiancati da tele di Degas e da una selezione di opere di antichi maestri. Lo scopo è raccogliere fondi a sostegno del movimento per il diritto di voto delle donne. Del resto, le donne dei quadri di Mary sono così. Restituite nell’intimità della famiglia, ma anche protagoniste dei loro tempi. Donne che leggono i giornali e si informano. E che a teatro non guardano solo lo spettacolo. Ma, da dietro il binocolo si concentrano a osservare anche chi ha preso posto nei palchi e in platea. Quasi a tentare l’estemporanea analisi sociologica di un campione di mondo. Mondo da studiare per cambiarlo. 

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