Matilde D'Errico racconta 'L'amore criminale': "La violenza si ferma con la cultura"
Lei ha cominciato a parlare di femminicidio, con "Amore criminale", già prima della legge sullo stalking, ma questa piaga sociale, culturale, politica, non si arresta mai."La strada è ancora lunga. La violenza sulle donne, come dice, è un problema innanziutto culturale: fino a quando non cambia la mentalità, ne avremo di lavoro da fare. E' tale cultura che, poi, si ripercuote nei possibili cambiamenti politici e sociali. Ma non è compito solo della poiltica: ognuno di noi, nel quotidiano, può fare qualcosa, a cominciare dai figli nei confronti delle madri, delle fidanzate, dei mariti nei confronti delle mogli e via di seguito. E poi, fino a quando le donne, soprattutto nel mondo del lavoro, non avranno pari diritti, l'emancipazione femminile resterà irreale".
Partiamo da qui. Sta incontrando, non già per la prima volta, gli studenti. Secondo lei che ruolo può avere la scuola, relativamente all'educazione al rispetto, compreso quello di genere?"La scuola come agenzia educativa ha un ruolo importantissimo, perché essa incide molto di piu della famiglia, specie quando gli insegnanti riescono a essere punti di riferimento. Però, poiché essere educatori non è sempre sinonimo di pefezione, è necessario che ci si educhi a tale sensibilizzazione".
In che modo?"Spesso la scuola supplisce ad altri ruoli, ma non può fare tutto. Semmai può sensibilizzare, al modo della famiglia, della parrocchia. Non basta, però, la sensibilità del singolo insegnante. Chi stabilisce i programmi ministeriali deve poter prevedere, al modo di come esisteva l'ora di educazione civica, dovrebbe capire che i tempi sono maturi per l'educazione all'empatia, ai sentimenti". Secondo lei c'è qualcosa, di culturalmente forte, storico, radicato, che impedisce un cambiamento nel nostro Paese rispetto alla mentalità sulle donne?"Fino a quando noi vivremo in un paese dove il ruolo della donna è stato sempre un po' nell'ombra, al modo delle nostre nonne e delle nostre mamme, che dovevano, e in molti casi ancora devono 'stare zitte', quando c'è un problema con il proprio marito, sarà difficile cambiare. Anche l'inutile difesa ideologica della famiglia, che non si deve mai rompere e per la quale si deve sopportare a tutti i costi, qualsiasi cosa non deve essere supportata. Per fortuna, la chiesa di Francesco, in tal senso si è evoluta".
La sfiducia dei giovani, soprattutto delle giovani ragazze, nella giustizia, quando sanno di sentenze finite con scarcerazioni, liberazioni di stalker, gente che ha abusato, ha aggredito... Cosa si può fare?"Trovare, in tutti i modi e con qualsiasi mezzo, la possibilità per non far perdere il senso della giustizia nei ragazzi è compito fondamentale di tutti. In un Paese civile bisogna credere nella giustizia. Bisogna affrontare il problma mai di pancia, altrimenti il paese diventa forcaiolo. Dobbiamo essere tutti convinti che una persona non va mai privata della libertà, sebbene, anche a me, più volte, è capitato di raccontare casi di ingiustizia".
Quale è il ruolo della politica?"La politica deve capire che, nel momento in cui una donna muore, è un danno per la famiglia e per la società intera. Alla politica direi soltanto un fatto molto grave: che, spesso, le donne che denunciano non sanno dove andare. La politica deve finanziare i centri antiviolenza, deve potenziare l'organico delle forze dell'ordine, sempre più ridotte al lumicino. E poi, si rende conto che siamo in un Paese dove non esiste un ministero delle Pari opportunità?" Se dovesse consigliare un libro che in rapporto al ruolo delle donne, in generale, l'ha aiutata nella sua professione, quale titolo direbbe?"Donne che amano troppo, è un libro che tutte le donne dovrebbero leggere".
Un film?"Una moglie di Cassavettes".
C'è una musicista o cantante in modo particolare che in rapporto alle sue battaglie, considera compagna di viaggio?"Ne avrei tre, in modo particolare: Carmen Consoli, Paola Turci e Fiorella Mannoia".