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Spotify, chi è violento non entra: la richiesta di UltraViolet per tutelare i diritti delle donne - Musica - Spettacoli

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Argomenti:
Musica
Spotify
UltraViolet
Protagonisti:
Red Hot Chili Peppers
chris brown
eminem

Via da Spotify gli artisti violenti contro le donne. È questa, in sintesi, la richiesta che l’associazione UltraViolet, nata negli Stati Uniti nel 2012 e che, attraverso i social media, si occupa della tutela dei diritti femminili (nei casi di violenza, di inequità salariale o semplicemente maternità), ha avanzato alla piattaforma di musica online.Attraverso una lettera aperta indirizzata all'amministratore delegato Daniel Ek, le attiviste hanno esplicitamente nominato i musicisti che vorrebbero non fossero più sponsorizzati da Spotify: Chris Brown, Red Hot Chili Peppers, Nelly, Don Henley degli Eagles, Steven Tyler degli Aerosmith, tutti responsabili o accusati di molestie contro le donne.La scorsa settimana il servizio streaming aveva preso la stessa iniziativa nei confronti dei rapper R. Kelly, XXXTentacion e Tay-K. Li aveva eliminati dalle sue playlist, rendendoli non disponibili a qualsiasi algoritmo, per le ricorrenti accuse di maltrattamento e violenza domestica. “Non stiamo censurando dei contenuti per i comportamenti di alcuni musicisti, ma vogliamo che la nostra linea editoriale rifletta i nostri valori. Quando un artista fa qualcosa di sbagliato o odioso, questo ha delle conseguenze sul modo in cui noi lavoriamo o supportiamo quell’artista”, aveva giustificato così Spotify la sua decisione. “Grazie per questo importante primo passo – scrive ora UltraViolet – ma vi imploriamo di dare un ulteriore sguardo agli artisti che promuovete”. Secondo l’organizzazione, infatti, altri musicisti dovrebbero subire lo stesso trattamento, compreso Chris Brown, arrestato anni fa per l’aggressione nei confronti di Rihanna, all’epoca sua compagna. “Ogni volta che un personaggio famoso continua a essere celebrato nonostante le accuse di violenza – si legge nella lettera a Spotify – facciamo credere alle vittime che i loro assalitori non pagano alcuna conseguenza per gli abusi. Questo ha un effetto totalmente negativo”. Scrivendo una lettera aperta poi l’obiettivo di UltraViolet è che anche altri servizi streaming seguano l’esempio di Spotify: “Speriamo che piattaforme come iTunes o Google Play Music facciano lo stesso”.imagedi ERNESTO ASSANTEimageimageimageimagedi SILVIA FUMAROLAimagedi RAFFAELLA MERCOLELLAimagedi ANDREA SILENZIimagedi PAOLO RUSSOimageimage

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