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per abortire basta andare in Italia e pagare 2.000 euro – Business Insider Italia

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

 

Non serve andare in Irlanda per trovare un Paese dove il diritto della donna a interrompere la gravidanza è negato. Basta andare dietro l’angolo, tra l’Emilia-Romagna e le Marche per trovare un esempio simile. Per l’esattezza a San Marino. È proprio così. A meno di 30km dalla ridente Rimini, l’eterna regina delle notti estive italiane, c’è un piccolo Paese dove l’aborto è ancora considerato illegale. Qui, a San Marino, i diritti delle donne spesso arrivano in ritardo. Quello al voto, per esempio, è stato riconosciuto solo nel 1958, 13 anni dopo rispetto all’Italia.

Le donne sammarinesi che vogliono abortire sono costrette a varcare il confine e andare in Italia, proprio come accade in Irlanda. Una legge del 1992, infatti, ha riconosciuto alle irlandesi il diritto di andare all’estero per interrompere la gravidanza. Ogni anno, secondo le stime, sono circa 5.000 le irlandesi che si recano in Inghilterra per veder riconosciuto un diritto altrimenti negato in patria. A San Marino, invece, risulta difficile avere i dati delle donne che “emigrano” per abortire, almeno per due motivi. Il primo è che la legge italiana garantisce l’anonimato alle donne che interrompono la gravidanza. Il secondo è di natura penale. “La Repubblica di San Marino prevede pene fino a tre anni di reclusione sia per la donna che decide di interrompere la gravidanza che per il medico che l’aiuta”, spiega Francesca Piergiovanni, una cittadina di San Marino che insieme ad altre donne ha costituito un gruppo per difendere i diritti delle donne e da anni lotta proprio per vedere riconosciuto quello all’aborto. “Nella pratica, per fortuna, l’interruzione di gravidanza non è perseguita, ma rimane il fatto che le donne che vogliono abortire sono costrette ad andare a Rimini e pagare circa 2.000 euro per farlo. Non avendo la copertura sanitaria che hanno le cittadine italiane, infatti, possiamo interromperla solo a pagamento”.

La mancanza di dati sulle donne di San Marino che vanno in Italia per abortire non è secondaria. “C’è una grave carenza di informazione sul tema. Non sappiamo l’età delle donne che compiono questa scelta né la loro condizione economica. Non è possibile neanche sapere se ci sono o meno malformazioni del feto. Essendo una pratica considerata illegale, tutto accade di nascosto”. Risulta quindi complesso capire dove intervenire per cambiare la situazione.

Cenni di cambiamento, comunque, ci sono. Nel 2016, infatti, un gruppo di sammarinesi ha provato ad agire tramite le Istanze d’Arengo, un istituto giuridico che permette ai cittadini di avanzare richieste ai reggenti. Delle cinque proposte presentate dai cittadini, però, ne sono passate solo tre, che consentono di interrompere la gravidanza in caso di violenza sessuale, rischi per la salute della donna e gravi malformazioni o patologie del feto. “Il Parlamento ha approvato le istanze, ma non le ha ancora trasformate in legge”, spiega Francesca. “Il passaggio di queste proposte, prima sempre rigettate, dimostra una parziale apertura sul tema. Quando un giorno l’aborto sarà finalmente legale, però, sarà comunque difficile per le donne abortire perché i medici avranno paura di essere giudicati. San Marino è un piccolo Paese e si fa fatica a mantenere la privacy su certe questioni. Anche se si farà qualche passo in avanti, dunque, sarà dura cambiare la mentalità generale”.

“Quello che dispiace di queste parziali legalizzazioni è che se ne debba fare un caso nazionale, come in Irlanda o a San Marino”, spiega Francesca. “Credo che la donna che sceglie di interrompere la gravidanza lo faccia per motivi personali, che non è costretta a spiegare. Il doverne parlare per far riconoscere un diritto dovuto, ma negato, il dover andare fuori per interrompere la gravidanza, lontano dalla famiglia e dagli amici, crea disagio”. Crea disagio sì, alle donne. Per chi governa, invece, la soluzione al problema esiste ed è a portata di mano. Basta andare dietro l’angolo, varcando un confine fisico e morale, retto sull’ipocrisia. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

 

 

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