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ERDOGAN VINCE LE ELEZIONI. HDP TERZA FORZA. ENTRA IN PARLAMENTO.

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Notizia scritta il 25/06/18 alle 11:16. Ultimo aggiornamento: 25/06/18 alle: 15:19

imageAGGIORNAMENTO LUNEDì POMERIGGIO – La Commissione elettorale suprema della Turchia conferma la vittoria di Erdogan al primo turno delle presidenziali (affluenza ufficiale all’86%). Al presidente autocrate il 52,6%: 26milioni di voti. Secondo il socialdemocratico e laico Ince: 30,6% e 15milioni di voti. Terzo Selahattin Demirtas, cosegretario del partito della sinistra curda e turca Hdp, in carcere da un anno e mezzo: l’8,4% e 4,2 milioni di voti

Erdogan resta quindi in sella, come presidente della Repubblica plenipotenziario. Akp avanti anche alle contemporanee politiche, convocate in anticipo proprio per potere sfruttare i poteri quasi illimitati concessigli dal referendum ultrapresidenziale del 2017 ed evitare, invece, di fare i conti con le difficoltà economiche interne del Paese, in particolare a causa del crollo della Lira turca. Missione riuscita: il partito di Erdogan, Akp, non ottiene la maggioranza assoluta (42,6%, 7% in meno del 2015) ma riuscirà comunque a governaregrazie all’annunciata coalizione con i fascisti dell’Mhp, arrivati all’11,1%, con un balzo quantomeno…sospetto di consensi in particolare nel Sudest curdo, dove tradizionalmente gli epigoni dei Lupi Grigi non godono di tanti voti.

In Parlamento entrano altri tre partiti: il socialdemocratico Chp (22,6%), mentre la sinistra curda e turca dell’Hdp diventa addirittura terza forza con l’11,7% e 67 parlamentari. Dentro il Parlamento, con il 10% – esattamente la soglia di sbarramento – anche l’IyI di Meral Aksener, ex ministra degli Interni, conservatrice ma laica, uscita dall’Mhp perchè contraria al referendum ultrapresidenzialista dell’anno scorso.

Erdogan quindi si conferma presidente: sicuramente a suon di brogli, minacce dei militari nei seggi, schede con voti ai suoi oppositori buttate nei cassonetti, ma anche confermando oggettivamente di avere il sostegno di una parte importante del Paese, soprattutto la cosiddetta Turchia profonda. Osservando la mappa elettorale, l’Akp è primo ovunque, tranne che sulla costa mediterranea di Smirne – roccaforte del Chp – e nel sudest curdo, dove ha trionfato l’Hdp. Anche a Istanbul e Ankara, l’Akp viaggia tra il 40% e il 50%. Il rivale socialdemocratico Ince, pur confermando le accuse di brogli, ha riconosciuto la sconfitta, sostenendo che la vittoria di Erdogan “non può essere spiegato soltanto con le irregolarità nelle elezioni. Hanno rubato voti? Sì. Ma hanno rubato 10 milioni di voti? No”.

Dalla Turchia Alberto Negri, ex inviato de Il Sole 24 Ore e ora consigliere dell’Ispi ed editorialista de Il Manifesto. Ascolta o scarica qui

Molte comunque le provocazioni, soprattutto contro l’Hdp e gli osservatori internazionali. Domenica 24 giugno bloccati 4 italiani (3 a Diyarbakir e 1 a Batman), 3 francesi (ad Agri) e tre tedeschi (Sirnak). Tra loro è ancora in stato di fermo e rischia un’accusa di propaganda a favore del Pkk Cristina Cattafesta, attivista per i diritti delle donne bloccata durante dalla polizia a Batman, dove si trovava per svolgere monitoraggio elettorale su invito proprio dell’Hdp, che porta comunque in Parlamento 67 eletti, di cui 25 donne, la percentuale più alta in assoluto.

Eletti non solo curdi ma anche armeni, arabi, aleviti, ezidi, arabi e turchi.

Sul risultato nel Sudest curdo Giuseppe Acconcia, ricercatore universitario sul Medio Oriente all’università di Padova. Ascolta o scarica qui.

AGGIORNAMENTO LUNEDì MATTINA – Domenica 24 giugno in Turchia si sono svolte le elezioni presidenziali e parlamentari anticipate volute da Erdogan per inaugurare, con un anno e mezzo di anticipo, i poteri assoluti garantiti al leader del partito islamista Akp dalla riforma costituzionale approvata dal referendum dell’aprile 2017.

Operazione riuscita a Erdogan a suon di brogli, minacce dei militari nei seggi, schede con voti ai suoi oppositori buttate nei cassonetti. Secondo i dati ufficiali, Erdogan avrebbe vinto al primo turno con il 52,5% dei voti, seguito dal principale sfidante, l’insegnante repubblicano del Chp Ince con il 30,67%, e dal leader in prigione dell’Hdp Demirtas con l’8,3%.

Diversa la situazione in parlamento dove l’Akp non ottiene la maggioranza assoluta da solo, ma grazie alla stampella degli ultranazionalisti del Mhp: 42,49% dei seggi, 293 parlamentari, più 11,13% con 50 seggi. Secondo partito è il Chp con 22,7% e 146 seggi. L’Hdp, il partito democratico dei popoli della sinistra filo-curda, è riuscito a superare la soglia di sbarramento nonostante arresti di massa, intimidazioni, leader e deputati in prigione, aggiudicandosi 67 deputati con l’11,13%, migliorando dunque la sua posizione rispetto al parlamento precedente.

La cronaca della giornata elettorale da istanbul Serena Tarabini, corrispondente per Il manifesto. Ascolta o scarica

Domenica sera a scrutinio in corso (quando il 40% dei voti doveva ancora essere scrutinato) Erdogan celebrava già la vittoria, mentre fuori dal palazzo presidenziale una folla di suoi sostenitori sventolava bandiere della Turchia e incitava al neo-sultano: “La nazione mi ha dato la sua fiducia con i compiti e i doveri della presidenza – ha detto dalla sua residenza a Istanbul – La Turchia ha dato una lezione di democrazia al mondo intero”.

E, giusto per confermare lo svolgimento “democratico” del voto, ha avvertito: “Spero che nessuno si azzardi a mettere in pericolo la nostra democrazia gettando ombra sul sistema elettorale”.

Un chiaro riferimento alle accuse di brogli mosse già ieri dalle opposizioni che avevano messo in piedi una loro piattaforma per il monitoraggio del voto e che in serata davano Erdogan intorno al 42% contro il 32% di Ince.

Nella prima dichiarazione pubblica, i due co-presidente del partito di sinistra pro-curdo Hdp, Buldan e Temelli, hanno detto che a breve renderanno noto un rapporto con i dettagli delle violazioni commesse, per smentire quello che è stato un voto manipolato. Il commento di Murat Cinar, giornalista turco che vive da anni in Italia. Ascolta o scarica

Molte le provocazioni non solo nei confronti degli elettori dell’Hdp, ma anche nei confronti degli osservatori internazionali. Tra loro è ancora in stato di fermo e rischia un’accusa di propaganda a favore del Pkk curdo Cristina Cattafesta, attivista italiana per i diritti delle donne bloccata durante un controllo di polizia nella provincia di Batman, nel Bakur (Kurdistan turco), dove si trovava per svolgere attività di osservazione elettorale su invito proprio dell’Hdp.

Proprio per osservare lo svolgimento delle elezioni era in Bakur, insieme a numerosi altri italiani giunti in Turchia in delegazione, anche l’avvocata Simonetta Cresci, che nel servizio ci racconta a ciò che ha assistito. Ascolta o scarica

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Tag:Demitras, elezioni, Erdogan, hdp, kurdistan, lupi grigi, osservatori, presidenziali

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