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Palermo in piazza contro i femminicidi

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Anche quest'anno Palerno scende in piazza per ricordare insieme le donne vittime di feminicidio. L'appuntamento è per venerdì al Politeama dalle 18. Verranno disegnate per terra le sagome delle 114 donne uccise nel 2017. Gli organizzatori chiedono, a chiunque voglia partecipare, di portare un fiore.

La convenzione di Istanbul contro la violenza alle donne (ratificata dall’Italia con lalegge 27 giugno 2013), riconosce con profonda preoccupazione che le donne e le ragazze sono spesso esposte a gravi forme di violenza, tra cui la violenza domestica, le molestie sessuali, lo stupro, il matrimonio forzato, che costituiscono una grave violazione dei diritti delle donne e delle ragazze e il principale ostacolo al raggiungimento della parità tra i sessi. La Convenzione afferma che le donne che soffrono violenze hanno diritto a servizi dedicati/specializzati e a servizi generali con personale formato e qualificato al fine di garantire  misure di sostegno e di protezione adeguate alle tipologie di violenza che le donne e le ragazze hanno subito.

Liniziativa si chiama "Nessuno tocchi Rosalia", nome della patrona della città. "Come Rosalia, secondo la leggenda popolare a cui l’iniziativa si riferisce, fu vittima di quelle pressioni all'interno della sua famiglia da cui è riuscita a sfuggire con l'eremitaggio - spiegano gli organizzatori -, molte donne nella vita di tutti i giorni soffrono violenze. Le donne, italiane e straniere, muoiono principalmente per mano dei loro mariti, ex-mariti, padri, fratelli, fidanzati o amanti, sfruttatori per le ragazze vittime di tratta. Anche quest'anno vogliamo ricordarle e nello stesso tempo vogliamo dare seguito al movimento #metoo che ha attraversato il mondo rafforzando il principio che l'indicatore della violenza maschile verso le donne è 'la parola della donna': sosteniamo i centri antiviolenza che da più di vent'anni sono i luoghi fondati dalle donne dove questa parola viene accolta, creduta e trasformata in un percorso di uscita dalla violenza. Succede che nonostante le donne chiedano aiuto ai servizi e alle istituzioni, non vengano credute. Operatori e operatrici dubitano della parola delle donne, si chiedono se non siano conniventi o addirittura provocatrici. Così proprio quelle donne che hanno la forza per riconoscere la violenza e chiedere sostegno subiscono nuovamente violenza, questa volta da chi dovrebbe aiutarle. Si chiama vittimizzazione secondaria; per questo #ioticredo".

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