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Medici under 35, il 60 è donna «Bisogna garantire i loro diritti» - Cronaca

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Cresce costantemente il numero delle donne che si dedicano alla medicina, e in provincia di Venezia tra i medici Under 35 sono già il 60 per cento (c’è parità tra i cinquantenni, mentre la maggioranza è maschile tra i sessantenni). Numeri destinati a crescere ancora nei prossimi anni, in una realtà veneziana che per le piante organiche ospedaliere sta ancora fortunatamente meglio rispetto a tante altre della nostra regione.

«La situazione qui non è così drammatica», afferma Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine provinciale dei medici e degli odontoiatri, ma anche numero due a livello nazionale della federazione degli ordini (FnomCeo). «La Usl 3, ad esempio, è riuscita a compensare la situazione di difficoltà per il rispetto dei turni, delle sostituzioni per malattie o gravidanze grazie all’istituto della libera professione in équipe e con medici che a rotazione garantiscono i servizi. Il tutto per far fronte a dimissioni e pensionamenti senza la possibilità di fare assunzioni. In altre aziende si è passati ai medici in “affitto”, con personale reclutato dalle cooperative e messo a disposizione degli ospedali per far fronte alle necessità. Oggi si devono accelerare le procedure per le sostituzioni in caso di malattia, ma anche per le dottoresse che vanno in gravidanza, e che giustamente devono vedersi garantito il diritto a diventare madre. Un percorso complicato che invece deve essere snellito».

I medici in “affitto” vedono utilizzati sistemi di reclutamento che non sono quelli canonici con gli avvisi temporanei, e alcune cooperative reclutano medici disponibili anche a spostarsi dalla loro città o regione, e questo perché quasi 10 mila medici laureati in Italia sono ancora senza specializzazione. In certi casi vengono chiamati pure medici pensionati o liberi professionisti.

«La prossima settimana come Federazione degli ordini dei medici saremo al ministero della Salute per proporre soluzioni condivise per superare questa fase di deficit di professionisti», aggiunge Leoni. «La formazione necessita di un aumento di borse di studio in collaborazione con il ministero, per il finanziamento di questo aspetto, ma le università possono aiutare con una modifica della tipologia di frequenza dei medici specializzandi, dandogli la possibilità di entrare in corsia e così di accrescere le proprie competenze al di là del tipo di specializzazione. Non possono fare guardie e ambulatorio, ma con dei tutor è possibile avere un supporto per tutte le altre attività di reparto. Sono circa 6.700 l’anno le borse di studio specialistiche, vanno portate almeno a 9-10 mila. E si parla di un incremento di 800 borse di studio anche per formare

più medici di medicina generale. Ci opponiamo, come Ordini, a sistemi tampone come l’affitto, in un periodo storico di blocco dell'evoluzione formativa dei medici che prosegue purtroppo da oltre dieci anni». —

Simone Bianchi

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