“Così sono diventata Bruna, che più del sesso cercava il potere”
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“Così sono diventata Bruna, che più del sesso cercava il potere”
Maria Bopp è la protagonista della serie “Call Me Bruna”, ispirata alla storia vera di una ragazza di buona famiglia diventata prostituta
Maria Bopp in «Call Me Bruna», la serie in onda su Spike, canale 49 del digitale terrestre
Una storia vera, talmente vera da sembrare falsa. Talmente vera da reggere il falso di un film, prima e di una serie, oggi. Una storia talmente assurda da prestarsi al rischio paradosso. Una storia estrema, borderline con il porno. Infatti occhieggia, è volutamente molto sexy ma se non ci si ferma alla superficie ed è difficile non fermarcisi, fa scoprire anche risvolti più inconfessabili della mente umana. Call Me Bruna che andrà in onda dal 31 ottobre in seconda serata su Spike (canale 49 del digitale terrestre), è tratto dal best seller brasiliano Sweet Venon of the Scorpion, dal quale fu tratto un film che in patria ottenne successo. Nei panni di Bruna, nome d’arte della vera Rachele, una bella Maria Bopp, brasiliana anche lei che al Mipcom di Cannes ha presentato con una sexy festa la nuova produzione ai compratori stranieri.
Maria, non le chiedo se ha provato imbarazzo, perché un’attrice non può averne. Ma che cosa l’ha convinta a diventare Bruna?
«Diciamo subito che la serie, inedita in Italia, racconta la vera storia di Bruna Surfistinha, un’ex prostituta brasiliana che ha attirato l’attenzione dei media e della televisione brasiliani pubblicando in un blog le esperienze sessuali con i clienti. Rachele era stata adottata da una famiglia dell’alta borghesia di Rio ma all’età di 16 anni lasciò casa e famiglia per andare a vivere da sola decidendo autonomamente di entrare a lavorare in un bordello e di diventare Bruna. È apparsa in vari programmi televisivi in Brasile e il suo blog ha attirato più di 50 mila lettori al giorno. È apparsa in alcuni film pornografici e ora è anche una consulente sessuale famosa. Poteva non interessarmi?».
Vi siete conosciute?
«Il regista, Márcia Faria, ci ha fatto incontrare a occhi coperti. Per quaranta minuti abbiamo parlato di tutto, infanzia, speranze, emozioni. Poi quando ci siamo tolte la benda lei ha detto subito: “Ma io non ho gli occhi verdi. Peccato”».
Ma chi è realmente Bruna?
«Ha un carattere complesso, due persone in una. All’inizio la vediamo mentre cresce e matura la voglia di andarsene e fare la sua vita, scopre il suo corpo di donna ma è ancora ragazzina, sogna di diventare ricca e famosa come tutte le ragazzine ma ci arriva in modo duro. Come è dura la storia che raccontiamo in otto episodi divisi in due stagioni».
Ha più sentito Rachele/Bruna?
«Ora ha 34 anni ed è blogger, vive in Brasile, ha sposato un suo cliente dal quale ha divorziato però lui è rimasto il suo manager. Ma non siamo mai state in contatto».
Lei ha 26 anni, vive a San Paolo e si professa una ragazza attenta ai diritti delle donne. Non la infastidisce rappresentare una donna di questo tipo?
«Capisco quello che vuole dire ma io l’ho vista più come la sfida di chi si è riappropriata del potere gestendo se stessa. Lei ha deciso e l’ha fatto per lucida scelta. La famiglia adottiva era tradizionalista e oppressiva ma qui non c’è solo ribellione. Sicuramente ha inciso anche l’essere stata adottata. Nella prima serie si vedono i rapporti con i clienti, le violenze, le situazioni che l’hanno fatta diventare più forte. Nella seconda parte si nota l’evoluzione della donna, diventa più cosciente e fa carriera aiutando le sue colleghe, trans, bianche, nere. Abbiamo rispettato le persone senza banalizzare in cliché».
Maria lei è sposata?
«No, sono fidanzata con un produttore, uno del mestiere e che dunque non ha fatto problemi».
Dopo quest’esperienza?
«Visto che è stata dura la butto sul musical. Il film si chiama Elhost ed è molto divertente. Qui sono una ragazza semplice, sprovveduta. Adoro passare dalla telenovela al film, tutto per me è nuovo e fresco, persino quando è tosto».
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