La tratta delle donne | Popolis
Gardoni Val Trompia, Brescia. Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni le donne ed i minori non accompagnati di nazionalità nigeriana sono fra i più a rischio di essere vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, anche se non si può escludere che anche migranti di altre nazionalità siano coinvolti nel traffico.
Considerando l’esponenziale incremento di donne e minori di nazionalità nigeriana che ha caratterizzato i flussi del 2016, emerge con tutta evidenza il fatto che il numero delle potenziali vittime di questo odioso crimine transnazionale, sia più che raddoppiato rispetto allo scorso precedente.
Sabato 10 novembre alle 9,50 si terrà, presso la sede della Comunità Montana di Valle Trompia, in via Matteotti 32, l’incontro “La tratta delle donne: il dramma delle donne profughe nel mediterraneo” organizzato dall’associazione Insieme. Ne parleranno Donatella Albini assessora al Comune di Brescia con delega alla sanità, Roberta Morelli pari opportunità comune di Brescia, Elisa Pavon Mulero attivista spagnola per i diritti delle donne, Clara Ricci assessora alla pari opportunità di Comunità Montana della Val Trompia, modera Anna della Moretta del Giornale di Brescia.
Negli ultimi quindici anni l’Italia è stata interessata in misura sempre maggiore dal fenomeno degli arrivi via mare di migranti e richiedenti protezione internazionale, in partenza dalle coste della Libia, della Tunisia e dell’Egitto. In Italia nel 2015 e nel 2016 si è registrato un significativo numero di arrivi di migranti e richiedenti protezione internazionale provenienti principalmente dalla Libia ed originari dei paesi dell’Africa occidentale e del Corno d’Africa.
Dall’inizio del 2017 ad oggi in Italia è stato inoltre rilevato un aumento dei migranti provenienti dai paesi dell’Africa Occidentale ed una sensibile diminuzione di coloro che arrivano dai paesi del Corno d’Africa. La rotta del Mediterraneo centrale resta quindi un importante percorso per i richiedenti asilo, ma si attesta anche come un’importante rotta per quanti non sono necessariamente rifugiati ma migranti che si sono spostati verso la Libia per varie ragioni socio‐economiche.
Non trovando condizioni di vita o di lavoro sicure, si trovano costretti a continuare la loro migrazione verso l’Europa: una migrazione irregolare, pericolosa, gestita da trafficanti. Dai racconti dei migranti emerge l’immagine di una Libia sprofondata nel caos, dove violenze e abusi sono sempre più frequenti e gruppi armati trovano nel traffico di esseri umani una fonte di finanziamento estremamente redditizia.
In particolare, preme fin d’ora segnalare il significativo e preoccupante aumento di vittime di tratta adolescenti. L’OIM ritiene altresì che molte giovani nigeriane, sebbene si dichiarino maggiorenni, siano in realtà minori che, nell’affermare la maggiore età, seguono le indicazioni dei trafficanti. In questo modo infatti le ragazze verranno collocate in strutture di accoglienza per adulti, dove sarà più semplice contattare i loro trafficanti che andranno a prelevarle con maggiore facilità.
L’OIM ha constatato un incremento dei casi di violenza sessuale perpetrati in Libia su donne e minori da parte di soggetti estranei alla rete della tratta, con un conseguente aumento dei casi di donne che arrivano in Italia in stato di gravidanza. Infine, l’OIM ha individuato tra le vittime di tratta soggetti particolarmente vulnerabili, affetti da patologie o seri disagi psichici o fortemente traumatizzati. (Dal rapporto realizzato con il contributo del personale dell’OIM che lavora presso i luoghi di sbarco in Italia, nell’ambito dei progetti Assistance e Aditus, finanziati dal Ministero dell’Interno tramite il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione)