Norvegia, scoppia la guerra degli spogliatoi Birgitte vince la causa contro la trans Sandra «Ma alla fine la doccia me la faccio a casa»
Birgitte vive a Stavanger in Norvegia ed è un’assidua frequentatrice del Sis Sportssenter. Un giorno, nel luglio del 2016, nota la presenza nello spogliatoio femminile di una persona con i genitali maschili e gli chiede se non avesse sbagliato stanza. «No sono una donna a tutti gli effetti e ho il diritto di stare qua» risponde Sandra, che ha cambiato genere senza operarsi grazie alla legge sull’identità sessuale approvata nel 2016. Una risposta che non cancella la sensazione di disagio di Birgitte che si rivolge ai dirigenti della palestra i quali le assicurano che gli uomini non possono entrare nello spogliatoio femminile. La ragazza si tranquillizza ma dopo qualche mese, a febbraio del 2017, incontra Sandra e, forte del parere già ricevuto, le chiede di andare via. L’altra scoppia: «Ma quale problema hai? Questi non sono affari tuoi. Io ho tutto il diritto di stare qui».
La campagna mediatica
Nel marzo 2017 Sandra fa causa a Birgitte per molestie. Il caso finisce sui giornali. Vengono pubblicati molti articoli di appoggio alla donna transgender: «Dove deve andare a farsi la doccia Sandra? Dovunque voglia farsi la doccia. Costringerla a frequentare lo spogliatoio maschile solo perché ha un organo genitale maschile sarebbe un abuso nei suoi confronti» scrive Karoline Skarstein sul quotidiano Stavanger Aftenblad. Sullo stesso giornale esce un articolo a firma del gruppo femminista Ottar in cui si chiede di considerare il bisogno di privacy delle donne. Ma la campagna mediatica non si ferma: Birgitte viene descritta come transfobica, intollerante, cattiva. Lei va in crisi ed è costretta a prendersi un congedo per malattia dal lavoro.
Il processo
In tribunale Sandra è rappresentata da Legal Aid for Women che sostiene: «Se alle donne con il pene viene negato accesso agli spogliatoi femminili, quale spogliatoio dovrebbero mai usare? Se esistono degli spazi separati è perché le donne non si sentono al sicuro in una stanza con degli uomini, allora sarebbe strano costringere un gruppo di donne a usare gli spogliatoi maschili. Ricordiamo che le donne trans sono più a rischio di molestia delle donne cis (quelle che si identificano con il genere di appartenenza alla nascita ndr)». D’altro canto l’avvocato di Birgitte chiede che «sia considerato il disagio delle ragazze e delle donne che sono costrette a farsi la doccia accanto a una persona con genitali maschili».
Assolta
Kajsa Ekis EkmanLa sentenza arriva il 12 ottobre. La giuria si spacca ma Birgitte viene assolta con due voti a favore contro uno contrario. Per lei, però, il calvario non è finito: «Quando le chiedo della palestra — ha scritto la femminista svedese Kajsa Ekman su Facebook — lei mi risponde che non usa più gli spogliatoi e si fa la doccia a casa. Aggiunge che molte altre donne hanno manifestato lo stesso disagio e si cambiano in bagno quando c’è la donna trans». Per Ekman, autrice di molti libri sui diritti delle donne, «i nostri spazi si sono ristretti, questa è la conseguenza della legge sull’identità sessuale. I sentimenti delle donne e la loro sicurezza non sono considerati importanti. Se una persona protesta viene trascinata in tribunale. È chiaro che queste leggi non hanno nulla a che fare con il femminismo». Lo scorso febbraio l’intervento di Ekman alla conferenza sulla pornografia e la prostituzione a Göteborg, in Svezia, è stato cancellato dopo che lei aveva espresso dubbi sul concetto di «genere come costrutto sociale e non biologico».
Negli Usa la polemica sui bagni
La polemica ricorda quella sull’accesso ai bagni negli Stati Uniti. A maggio del 2016 l’allora presidente Barack Obama aveva diffuso una direttiva indirizzata a tutte le scuole pubbliche americane perché consentissero l’accesso alle toilette senza tenere in considerazione il sesso di nascita. Undici Stati americani, governati dai repubblicani, contestarono la decisione e il presidente Donald Trump, appena eletto, ritirò la direttiva rimandando ai singoli Stati la disciplina per l’accesso ai bagni.
20 novembre 2018 (modifica il 20 novembre 2018 | 12:28)
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