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Azerbaijan, nascere femmina una disgraziaLe donne costrette dai mariti ad abortire

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Donne |

Ospitiamo il reportage della collega Nicoletta Pisanu da Baku, le foto sono di Francesco Bruciamonti

di Nicoletta Pisanu

In Azerbaijan, quando nasce una bambina non si fa festa. Si cercano parole di consolazione per la famiglia. Non è raro poi che il lieto evento sia motivo di divorzio o di violenze psicologiche e fisiche:

“Per evitare guai con i mariti, molte madri che si scoprono incinte di femmine scelgono di interrompere la gravidanza”, spiega Shahla Ismaiylova, presidentessa dell’associazione Ward per le pari opportunità e i diritti delle donne.

imageGli aborti selettivi sono molto diffusi, nell’area metropolitana di Baku così come nelle zone più remote. I dati ufficiali del Governo azero indicano un tasso del 51%, ma secondo le organizzazioni che si occupano di questo fenomeno, la percentuale potrebbe essere più alta. Una ricerca condotta nel 2012 dall’UNFPA, il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, rivela che nel paese caucasico nascono in media 116 maschi ogni 100 bambine, quando il rapporto naturale è di circa 102 a 100.

Per la legge locale, l’aborto è consentito a prescindere dalla motivazione. Un caso raro per un paese a prevalenza musulmana, dato che in generale l’Islam consente la pratica solo se la gravidanza mette a rischio la vita della madre, con diverse eccezioni a seconda delle normative dei singoli Stati. Oltretutto, Maometto vietò tassativamente gli infanticidi di bambine, retaggio pagano molto diffuso nella penisola Arabica in epoca pre-islamica:

“Non ci sono vere e proprie ragioni, né religiose né sociali, che spingono le famiglie azere a preferire figli maschi – racconta Mehriban Zeynalova, che dirige un centro anti violenze a Baku -. In passato, un bambino garantiva braccia forti per lavorare e aiutare i genitori, in epoca Sovietica invece era diffuso tra le famiglie meno abbienti il timore che una femmina avrebbe portato problemi, dato il dilagare della prostituzione nella capitale. Ma oggi, semplicemente, è considerato più bello dare alla luce un maschio”. Lei stessa è testimone di questa convinzione: “Quando è nata la mia nipotina, alcuni parenti alla notizia si sono detti molto dispiaciuti. Mi hanno assicurato che la prossima volta sarebbe andata meglio”.

imageLa decisione di abortire spesso viene affidata ai mariti o alle suocere: “Il rischio per le donne, se si oppongono al volere della famiglia, è la stigmatizzazione sociale. Una madre che ha solo figlie femmine viene chiamata sonsuz, che in azero significa sterile. Viene considerata incapace, come se la scelta del sesso del nascituro dipendesse da lei”, aggiunge Zeynalova. Per evitare la discriminazione, tante si sottopongono a più aborti nel corso della propria vita: “Durante una campagna di informazione sulla contraccezione, conobbi una giovane madre che abitava nella penisola di Absheron. Aveva trentadue anni e aveva già subito venti aborti. Dopo essere riuscita a partorire tre maschi, si è fatta asportare l’utero, stanca delle continue operazioni per porre rimedio alle gravidanze indesiderate”, racconta Ismayilova.

Queste realtà private non sono subito visibili: “Le ragazze vestono all’occidentale e si divertono, escono con le amiche e cercano lavoro. Ma gli stereotipi resistono e ne influenzano le decisioni. Tante sono abituate a pensare di non potercela fare senza un uomo accanto, prima il padre, poi il marito. Poche le donne davvero indipendenti”, commenta Ismayilova. Baku apparentemente è una capitale moderna.

Sul lungomare sorgono centri commerciali, ristoranti e boutique, si riconoscono le insegne dei grandi marchi del lusso. Fuori dal centro però, le strade sono dissestate e le abitazioni cadono a pezzi, nonostante i tanti sforzi dei residenti per rendere i loro quartieri decorosi. Allo stesso modo l’emancipazione femminile, che sembra essere solo un fattore estetico.

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