Donne come catalizzatore della crescita economica - Notizie - Economia
Le numerose donne giapponese invece sembrano soltanto di essere fragili e sottomesse. Nella loro maggioranza hanno ottima istruzione, sono energiche, intelligenti e, secondo le stime degli esperti, quasi 2,2 milioni di loro sono disposti anche oggi stesso a intraprendere una carriera lavorativa. Tuttavia esistono le circostanze che ostacolano il loro impiego. Il primo ministro Sindzho Abe ha fissato come obiettivo la rimozione delle circostanze ostacolanti. E' l'aumento delle scuole dell'infanzia, il prolungamento del periodo di maternità fino al raggiungimento dal bambino di tre anni d'età e anche un obiettivo prioritario di assegnare almeno un incarico dirigenziale a donna in ogni società.
Qualsiasi cambiamento che allarghi le possibilità e i diritti delle donne è senz'altro auspicabile. Cosicché il primo ministro ha fissato l'obiettivo di creare 400 mila posti in più per i bambini per ridurre a zero i lunghi tempi d'attesa per i posti negli asili nido sovvenzionati dal governo, il problema con il quale si confrontano in continuazione le famiglie giapponesi. Anche se, secondo l'opinione degli esperti giapponesi, 400 mila — è un numero evidentemente insufficiente per la soluzione del problema. Un'altra proposta - è di prolungare il congedo per maternità dagli attuali 12-18 mesi fino a tre anni – può avere l'effetto contrario dal punto di vista di avanzamento della carriera. Nel mondo imprenditoriale si ritiene che un congedo prolungato esercita complessivamente un impatto negativo sulle prospettive del lavoratore. Perfino nelle società che già oggi offrono fino a tre anni di congedo per maternità, poche sono le donne a prenderlo per il periodo intero. La maggioranza tornano al lavoro entro un anno per una giustificata preoccupazione per il loro futuro.
La terza idea per la realizzazione del potenziale delle donne: entro il 2020 almeno uno poso nel consiglio d'amministrazione deve essere assegnato a una donna. Inoltre le donne dovranno occupare il 30% degli incarichi dirigenziali nelle strutture private e pubbliche. Tuttavia anche se tutte le società dovessero obbedire a questa ingiunzione, lo status lavorativo delle donne comunque lo stesso non sarebbe paragonabile a quello degli uomini nel Giappone. Nonostante la legge sulla parità dei sessi nell'assunzione al lavoro fosse stata approvata quasi 30 anni fa, nella cultura corporativa del Giappone la parità gender per ora non è stata realizzata. D'altronde per questo esistono dei motivi. Nel Giappone il personale di base praticamente sempre accetta gli straordinari, lavorando anche abitualmente a lungo dopo la fine della giornata lavorativa. Loro accettano il trasferimento nelle aree remote e il lavoro nelle giornate festive. Un simile stile di lavoro è possibile per l'uomo, la cui consorte – è una casalinga, ma è poco realizzabile per le donne con bambini a carico.
C'è un altro punto controverso nel coinvolgimento delle donne nell'attività lavorativa che mette in rilievo Mikhail Mozzheckov, presidente del Club russo a Tokyo:
Le donnelavoratrici nel Giappone sono senz'altro aumentate e molte sin dall'inizio vogliono intraprendere una carriera lavorativa. Non sposarsi, partorire e lavorare, ma semplicemente scelgono la carriera. Se una donna lavora e provvede a se stessa, allora a che le serve un marito, per il quale bisogna cucinare e del quale bisogna prendersi cura? Tali donne che fanno la scelta a favore della carriera stanno diventando sempre di più. Sono proprio loro a ridurre le nascite. Soprattutto considerando che gli uomini giapponesi non sono tra i cavalieri più galanti e a livello domestico fiorisce il patriarcato. Cosicché per una parte delle donne il matrimonio, nel caso che sono capaci di mantenere se stesse, in sostanza non serve…
Secondo i pronostici del FMI, il coinvolgimento attivo delle giapponesi nel mercato del lavoro con l'indicazione delle prospettive di avanzamento di carriera pari potrebbe aggiungere dal 4 all'8% alla crescita del PIL. Tuttavia per il raggiungimento del livello di coinvolgimento delle donne messo in primo piano dal primo ministro Sindzho Abe nella strategia dello sviluppo economico la società giapponese dovrà svolgere un grande lavoro. E non tutti i problemi possono essere risolti per mezzo delle leggi, dei provvedimenti governativi e dei decreti. D'altronde ciò non riguarda soltanto il Giappone, ma anche tutti gli altri paesi.