Incentivi e quote:tutto quello che non piace aitedeschi (maschilisti)
Achtung Maskulinisten! Attenzione al maschilismo di ritorno. Nel Paese dell’Angela Cancelliera, la donna più potente del mondo secondo l’annuale classifica della rivista Forbes, per le quote rosa non sono tutte rose&fiori. Anzi. Una ricerca dal titolo Il maschilismo. Gli antifemministi fra conformismo e odio per le donne, finanziata da un centro studi (il Friedrich-Ebert) vicino ai socialdemocratici Spd, denuncia che proprio in Germania un certo antifemminismo è un movimento diffuso. E che accanto a normali discussioni e a diversi punti di vista sul ruolo della donna, sul modello dei selfie postati di recente dalle donne di mezzo mondo, sta ricrescendo la malapianta d’uno sciovinismo maschile un po’ aggressivo che si credeva estirpato.
«Il tratto comune è un certo vittimismo, sul genere: a parte mia mamma, sono tutte cattive», dice il curatore dell’indagine, Robert Claus, antropologo e studioso delle differenze di genere. «Potrebbe essere considerato un fenomeno marginale, ma non lo è». La ricerca accende i fari su siti e associazioni che si chiamano Genderama o Wikimannia. Su forum per «chi si sente vittima del femminismo istituzionale» o vede nell’affermarsi dei diritti delle donne «una minaccia alle famiglie». «Quanto è utile tutta questa parità?», è la domanda che apre l’homepage www.wgvdl.com, rifugio internettiano dell’ «uomo che non vuole diventare una uoma» e di chi desidera «costruire una società maschile oltre ogni stupidità contemporanea». I web-maschilisti, come li chiama Claus, elencano episodi ed esempi d’un disagio maschile sempre più diffuso in Germania. «Tempo fa – si legge -, c’è stata una singolare protesta contro l’ufficio di collocamento d’una grande città tedesca da parte di disoccupati che erano stati assunti come addetti alle pulizie, per lavori d’integrazione al sussidio sociale. L’impiego offerto è stato rifiutato con una motivazione che ha stupito: nessuno voleva fare un mestiere considerato da donne e, peggio, nessuno voleva essere “umiliato” a raccogliere spazzatura dove lavoravano donne».
È nata anche un’associazione di uomini, Agens, che contesta diritti acquisiti in vari campi, dal divorzio al sostegno per le madri single, puntando il dito sul crescente ruolo femminile nei posti di lavoro: «Si vuol negare che ci sia una diffusa differenza di retribuzione fra i sessi – spiega Claus -, mentre è assodato che in Germania una donna guadagna mediamente il 20-30% in meno d’un uomo. E comunque la si giustifica col fatto che le occupazioni femminili siano, di solito, quelle sottopagate». Secondo l’antropologo, che ha lanciato l’allarme su Tageszeitung, certi atteggiamenti hanno una loro pericolosità sociale: «La strategia comunicativa è raffinata. Al contrario delle femministe, i maschilisti non si presentano mai come un movimento organizzato di protesta. Mandano commenti in rete o ai giornali, partecipano con finta casualità ai dibattiti. Usano con insistenza argomenti così irritanti da spingere tutti gli altri, se non sono d’accordo, ad abbandonare esasperati la discussione. E a lasciare loro campo libero». Dall’indagine dell’Spd, emerge che ci sono “inquietanti alleanze” tra questi web-maschilisti e le frange più conservatrici della politica tedesca – fondamentalisti cattolici, antiabortisti, neocon, estremisti di destra, perfino musulmani fanatici -, perché «in fondo le visioni sul ruolo della donna nella famiglia e nella società coincidono».
Questo movimento trova adesioni anche fra le donne più giovani, osserva lo studio dell’Spd, «antifemministe che non vogliono un ruolo maggiore nei posti di lavoro e si sentono bene così». Più che quel che si dice, a colpire i ricercatori è come lo si dice. «L’irrisione e l’insulto» sono spesso una costante. E così nel mirino finiscono tutti gli uomini “zerbinati” ai voleri delle donne, o che la pensano solo diversamente. I veri nemici. Per loro, ci sono bell’e pronti gli sfottò col fotoshop. E un soave nomignolo: “I barboncini rosa”.